Brescia. La perimplantite è una delle patologie odontoiatriche più frequenti che dentisti e igienisti devono affrontare. Una revisione sistematica della letteratura, pubblicata dal Journal of Clinical Periodontology nel 2015, per esempio, rileva che il 22 per cento dei pazienti ne è affetta. Al momento, non c’è nessun trattamento elettivo (gold standard) e nemmeno prove cliniche che mettano a confronto il trattamento chirurgico con quello non chirurgico. Una ricerca italiana ha ottenuto risultati promettenti con un nuovo protocollo non chirurgico.
Il team dei ricercatori guidato dalla dott.ssa Magda Mensi, Professore Aggregato di Parodontologia, Chirurgia Orale e Implantologia alla Scuola di Odontoiatria e Igiene Dentale dell’Università di Brescia, ha intrapreso uno studio pilota nel 2013 per stabilire se una combinazione di polvere a bassa abrasività, antibiotico topico e curettage gengivale possa essere più efficace della rimozione meccanica convenzionale per il trattamento delle perimplantiti gravi. Per questo, la dott.ssa Mensi ha sviluppato un approccio non chirurgico multiplo di terapia (MAINST) che è stato testato su 15 pazienti con impianti affetti da perimplantite.
Il protocollo (MAINST) prevede nella fase acuta l’utilizzo di un antibiotico topico a rilascio controllato (doxiciclina iclata 14%) e a distanza di 7/12 giorni una sessione di full mouth air polishing therapy con polvere di eritritolo veicolata da apposito puntale sottogengivale, debridment meccanico attraverso un dispositivo piezoceramico con punta in PEEK, curettage della tasca e una seconda applicazione di antibiotico topico.
A distanza di 12 mesi si osserva una riduzione media di 4 mm della profondità di sondaggio, un miglioramento medio dell’attacco clinico di 3,7 mm e una riduzione dell’indice di sanguinamento al sondaggio al 6,5% dei siti, mentre la sopravvivenza implantare a 12 mesi è del 100%. Secondo la dott.ssa Mensi, i risultati ottenuti sono migliori rispetto a quelli con trattamenti tradizionali. Nei quattro anni dall’inizio dello studio si è evidenziata una sola recidiva a carico di un paziente probabilmente correlata all’aggravarsi della condizione sistemica con conseguente assunzione di corticosteroidi e immunosoppressori oltre alla riduzione della compliance nel rispettare gli appuntamenti di controllo e di supporto.
I pazienti sono stati sottoposti a controlli e richiami di igiene professionale trimestrale e sono stati istruiti sull’utilizzo dei presidi domiciliari, come spazzolino, scovolini e filo interdentale. «Cosa molto importante: i pazienti devono essere addestrati a rimuovere la placca, devono sentirsi motivati a continuare il mantenimento a casa e a presentarsi in studio per gli appuntamenti. Se torneranno solo quando ci sarà un problema, sarà troppo tardi» sottolinea la dott.ssa Mensi.
I risultati della ricerca indicano finora che il protocollo MAINST potrebbe diventare rilevante per il trattamento della perimplantite. «Il trattamento chirurgico ricostruttivo è applicabile solo in una piccola percentuale di casi, mentre il protocollo multiplo non chirurgico potrebbe essere la soluzione per una casistica più ampia. Sarà necessario condurre trial clinico randomizzato per validare quest’ipotesi».
La ricerca intitolata “A new multiple anti-infective non-surgical therapy in the treatment of peri-implantitis: A case series”, è stata pubblicata dall’edizione di Dicembre 2017 del Minerva Stomatologica journal.
Di approcci non chirurgici alla perimplantite si parlerà in modo approfondito in Aprile 2018 International Dental Exhibition and Meeting (IDEM) 2018 di Singapore. Maggiori informazioni sul sito www.idem-singapore.com
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