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Critica dell'Associazione dei consumatori di Taiwan sul prezzo eccessivo degli impianti e le spese accessorie

L'indagine dell’Associazione dei consumatori ha trovato a Taiwan sostan-ziali differenze di prezzo e di costi connessi al trattamento implantare. Ha pertanto esortato le persone a confrontare attentamente i prezzi e la qualità prima di decidere con chi e come affrontare tale trattamento (Fo-to: Ansis Klucis/Shutterstock)

gio. 7 aprile 2016

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TAIPEI, Formosa. Considerando il reddito pro-capite del paese, il costo per chi subisce un trattamento implantare a Taiwan equivale al prezzo di una vettura di lusso importata. Lo rende noto una nuova indagine dell’Associazione dei consumatori di Formosa (CF). Oltre agli alti costi dell’impianto, l'indagine rileva che i pazienti taiwanesi sono anche posti di fronte ad una serie di costi accessori.

Come risultato principale, l'inchiesta ha individuato una considerevole variazione di costi. Per esempio, come riporta il China Post, un paziente di Chiayi County paga intorno ai NT $ 40.000/NT $ 80.000 (1,243/2,487 dollari americani) per un impianto, mentre la quota a Hsinchu County è di NT $ 60.000/NT $ 100.000 (ossia 1,865/3,109 dollari americani).
Nel complesso, i prezzi per un impianto variano da NT $ 40.000 a NT $ 150.000 (4663 dollari americani), il che appare veramente caro se si considera il reddito pro-capite del Paese. Secondo il rapporto dell’Associazione, un abitante di Formosa con un salario orario minimo dovrebbe lavorare tra le 334 e 1.250 ore per permettersi un impianto dentale, mentre uno in Giappone dovrebbe lavorare tra le 213 e le 284 ore. Negli Stati Uniti tra le 77 e le 359 ore. Basandosi su un sondaggio della Gallup, risulta che Taiwan nel 2013 ha avuto un reddito pro capite medio pari a 6.882 dollari americani, rispetto ai 10.840 dollari in Giap-pone e i 15.480 negli Stati Uniti.

L'indagine ha inoltre individuato una serie di costi accessori a volte piut-tosto ambigui da affrontare nel corso del trattamento, tra cui la tassa sull’impianto, sulla chirurgia, per la radice del dente artificiale, le corone protesiche e le protesi parodontali. Inoltre, a causa della mancata stan-dardizzazione del trattamento, i partecipanti hanno riferito una certa confusione – così dice l'Associazione - sulle possibili opzioni chirurgiche, oppure su cosa i trattamenti avrebbero comportato, se i costi sarebbero stati coperti dall’assicurazione sanitaria, ecc.

Alla luce di tali risultati, la Fondazione ha invitato il Ministero della Salute e del Welfare e gli Enti governativi competenti a rivedere le normative vigenti sulle tariffe applicate dai fornitori di cure mediche. Allo stato at-tuale, la struttura tariffaria non è obbligatoria.

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