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Stampa 3D: uno studio esamina le esperienze e la spesa dei dentisti

I ricercatori hanno scoperto che la maggior parte degli odontoiatri usa il proprio dispositivo di stampa 3D almeno ogni due giorni e la stragrande maggioranza lo usa almeno una volta alla settimana. (Immagine: YAKOBCHUK VIACHESLAV/Shutterstock)
Jeremy Booth, Dental Tribune International

Jeremy Booth, Dental Tribune International

mar. 8 marzo 2022

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BUDAPEST, Ungheria: L’uso della produzione additiva è molto diffuso nel settore odontoiatrico; mancano tuttavia informazioni sugli aspetti pratici quali le modalità di utilizzo della stampa 3D e sugli importi spesi per essa. Uno studio condotto da ricercatori dell’Università Semmelweis di Budapest ha cercato di stabilire gli aspetti “pratici” della stampa 3D in odontoiatria al fine di caratterizzarne l’uso.

Secondo lo studio, la produzione additiva ha subito una rivoluzione dei prezzi intorno al 2010. La tecnologia esisteva già da quasi vent’anni, ma la riduzione dei prezzi ha reso la stampa 3D accessibile ai consumatori e ai gruppi professionali, e gli odontoiatri e i laboratori dentistici sono stati tra i principali investitori delle prime soluzioni compatte di stampa 3D.

Più di dieci anni dopo, la stampa 3D viene utilizzata in tutti i campi dell’odontoiatria, compresa la protesi, l’ortodonzia, l’implantologia e la chirurgia maxillo-facciale. Gli autori affermano, tuttavia, che «poche conoscenze sono state raccolte dagli specialisti nell’uso pratico di questa tecnologia». I ricercatori hanno quindi analizzato gli aspetti chiave dell’uso, come i tipi di stampanti 3D e di software utilizzati, il numero di unità disponibili negli ambienti odontoiatrici e l’accessibilità oltra ai costi della tecnologia.

I ricercatori hanno scoperto che gli intervistati usavano principalmente le loro stampanti 3D per creare modelli per la progettazione di protesi. Il secondo impiego più diffuso è stato nel campo dell’ortodonzia, seguito dalla realizzazione di modelli sezionali e guide chirurgiche. Tra le attività di minor impiego di questa tecnologia sono emersi i lavori di realizzazione di restauri come ponti dentali, corone, intarsi e restauri permanenti.

La maggioranza (63,3%) degli intervistati ha affermato che i modelli stampati in 3D sono più accurati di quelli realizzati con tecniche di modellazione fusa. La maggior parte degli intervistati (72,5%) ha dichiarato di utilizzare il proprio dispositivo di stampa almeno ogni due giorni, mentre il 92,5% lo utilizza almeno una volta alla settimana. Più di un quarto (25,8%) degli intervistati utilizza più di 20 litri di materiale additivo ogni anno, e il 55% afferma di aver speso 5.000 dollari (4.500 euro) o meno per il proprio dispositivo di stampa.

Le stampanti 3D più comuni di proprietà degli intervistati erano quelle prodotte da Formlabs, NextDent e Asiga, e i tre criteri principali che gli intervistati hanno ricercato nella scelta di una stampante 3D si trova l’accuratezza, il prezzo e i suggerimenti. Per quanto riguarda il potenziale della loro stampante 3D, gli intervistati sono rimasti più soddisfatti dei dispositivi realizzati da Asiga e NextDent. Sul tema del prezzo e del materiale, i dispositivi realizzati da Anycubic hanno ottenuto il punteggio più alto, mentre in materia di velocità, gli utenti di dispositivi NextDent sono risultati i più soddisfatti. Solo tre intervistati hanno detto di essere insoddisfatti del loro dispositivo.

In merito ai processi CAD, il software più utilizzato è quello di exocad, seguito da quelli realizzati da Meshmixer e 3Shape. Gli intervistati hanno utilizzato gli scanner intraorali quasi quanto i loro dispositivi di stampa 3D e le due tecnologie sono state spesso utilizzate insieme. Tra gli scanner intraorali utilizzati dal gruppo campione, quelli realizzati da 3Shape sono risultati i preferiti, seguiti da Medit, Dentsply Sirona, Align Technology e Planmeca.

Uno dei risultati sorprendenti della ricerca è stato che solo il 51,7% degli intervistati aveva ricevuto una formazione sull’uso della stampante 3D dal produttore del dispositivo, ed è stato evidenziato che la maggior parte degli intervistati non aveva potuto familiarizzare con la stampa 3D durante la formazione odontoiatrica. Per quanto riguarda la formazione alla tecnologia, i ricercatori hanno notato che i social media sono una fonte importante di informazioni, soluzioni ai problemi e opportunità di networking legate alla stampa 3D in odontoiatria. Hanno scritto: «I social media sono essenziali. Attualmente hanno un impatto significativo sull’industria sanitaria e sono anche un ottimo strumento per favorire lo scambio di esperienze e conoscenze tra specialisti. Inoltre, se si ha bisogno di aiuto, sembrano essere un metodo più rapido rispetto all’assistenza ufficiale».

Si è riscontrato che i dentisti neolaureati e i dentisti più giovani incontravano meno ostacoli tecnici nell’adozione della tecnologia. I ricercatori hanno scritto: «I neolaureati o i dentisti più giovani imparano le fasi cruciali del trattamento odontoiatrico digitale durante la loro formazione, quali la presa dell’impronta digitale, la scansione intraorale e la produzione additiva. Questa nuova generazione di dentisti ha un enorme potenziale per lo sviluppo dell’odontoiatria digitale. Il processo di lavoro e l’esperienza del paziente possono essere creati insieme, in quanto il paziente può seguire l’intero trattamento tramite strumenti dentali digitali».

Lo studio ha individuato nei fattori ambientali legati alla produzione additiva il fonte di preoccupazione per la comunità odontoiatrica, la quale sostiene una mancanza di studi che analizzino l’impronta ecologica completa dei flussi digitali di lavoro, compreso l’intero ciclo di vita dei processi di produzione additiva, rispetto alle tecnologie odontoiatriche più tradizionali.

I risultati si basano su un sondaggio online realizzato tra il 1° gennaio 2020 e il 1° gennaio 2021 condotto da 120 professionisti odontoiatrici provenienti da 20 paesi. Il campione comprendeva 68 dentisti, 29 odontotecnici e 23 specialisti CAD/CAM, con sede principalmente in Ungheria (23,7%), negli Stati Uniti (18,4%) e nel Regno Unito (7,9%). La maggior parte degli intervistati possedeva una stampante 3D e i partecipanti allo studio, in media, avevano più di tre anni e mezzo di esperienza nell’uso della tecnologia.

Lo studio, intitolato «User experience and sustainability of 3D printing in dentistry», è stato pubblicato online il 9 febbraio 2022 sull’International Journal of Environmental Research and Public Health.

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