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Quaranta: “L’utile è importante, ma è la liquidità la vera fonte di salute”

Maurizio Quaranta, Vice presidente ADDE
M. Quaranta

M. Quaranta

mer. 7 settembre 2016

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Se si è in grado di fare un bilancio previsionale della liquidità di cassa dello studio per almeno i prossimi 6 mesi, vuol dire allora che si è pronti ad affrontare una “pioggia improvvisa” e non serve andare avanti nella lettura di questo articolo. Se invece la risposta dovesse essere negativa, allora è il momento di pensare all’aspetto finanziario dello studio in modo più preciso.

Organizzarsi per governare il flusso di cassa dello studio è oggi imperativo, anche se negli anni d’oro dell’odontoiatria è stata l’ultima delle esigenze per il professionista. Quel periodo è realmente esistito e, anche se oggi qualcuno può dimenticare quella bella parentesi, si deve continuare a far fronte alle esigenze di cassa mensili senza ricorrere allo scoperto di banca o ad altri artifizi (quali il finanziamento dello studio con mezzi propri) pur vantando crediti importanti verso i pazienti .
Perché, anche se permane del profitto negli studi odontoiatrici, non è detto che significhi automaticamente liquidità. Di qui la precisazione: il profitto è importante ma anche vanagloria, visto che è la liquidità a testimoniare lo stato di salute dello studio. Dimostrazione? Si può fare anche un profitto importante, ma siccome non è lui che paga le fatture o gli impegni di ogni mese, non è neanche lui solo a dar tranquillità al professionista.

Immagino la gestualità di qualche lettore davanti a questo passaggio. Ma gli atti scaramantici all’altezza del cavallo non servono per risolvere il “problema liquidità”. Chi lo ha ma si ostina a restare fuori dai tempi continui pure con gli atti scaramantici e non sprechi energie per costruirsi un flusso di cassa, perché sarebbe come cercare di farsi luce in studio con una candela. Nella costruzione di un modello di flusso, un libero professionista, soprattutto se è arrivato alla laurea passando dal liceo classico, potrebbe anche essere preso da un certo scoramento per la difficoltà ad entrare in sintonia coi numeri. Ne siamo consci, ma non si preoccupi: anche se l’impressione iniziale sarà di perdere tempo predisponendo un piano che non porta utili addizionali allo studio, il risultato ripagherà ampiamente sotto forma di una maggior tranquillità e qualità di vita.

Visto che il commercialista è uno dei consulenti di cui lo studio si avvale, sarebbe il caso di metterlo a parte del fatto che lo studio si trova oramai a combattere su nuovi fronti e con mutate esigenze. Oltre a predisporre la dichiarazione dei redditi e a sbrigare qualche altra formalità fiscale, sarebbe bene invece che fornisse un supporto anche nell’aspetto gestionale, ivi incluso questo benedetto flusso di cassa.
Anche se monoprofessionale, lo studio infatti è oramai una piccola impresa ed il commercialista deve saper consigliare velocemente il cliente se effettuare o no l’ investimento in quei beni strumentali che egli reputa necessari, se approfittare o meno del “superbonus” da Legge di stabilità ormai giunto al termine (dicembre 2016 e, per ora, senza proroghe di sorta previste); o ancora se finanziarsi con un leasing (e fruire così del superbonus) o con un renting e, decidendo scientemente di non far ricorso al 140% di superammortamento, come render fluidi i crediti tramutandoli in incassi per produrre una sana liquidità evitando di fare anche da banca ai pazienti, dopo aver effettuato le prestazioni.

Fino a ieri qualche commercialista (anche se non tutti per fortuna), in maniera poco professionale, se la cavava sbrigativamente rispondendo alla richiesta dello studio odontoiatrico (investire o no?) con un “non possumus” per via degli studi di settore. Ma una simile risposta, senza tener presente il budget dello studio, senza aver conoscenza dell’eventuale scostamento dell’anno in corso rispetto al budget e senza una minima idea del flusso di cassa, ha di fatto tagliato al professionista la necessità di investire in tecnologie, facendogli scioccamente perdere competitività.
E’ ovvio che questo professionista, così facendo e sulla breve distanza, ha già dimostrato al cliente odontoiatra che il re è nudo perché, più che gli interessi del cliente, lui ha curato gli interessi del “suo” studio e dello Stato, visto che al cliente/studio ha fatto pagare anche più tasse, non permettendogli semplicemente di investire e di precostituirsi costi detraibili.

Non sarebbe successo se invece lo studio fosse stato supportato nella stesura di un serio piano finanziario (oltreché di un bilancio previsionale per l’esercizio) e nel produrgli risultati per trimestre, aiutandolo nell’analisi con un raffronto sul bilancio previsionale dell’anno in corso, rispetto allo stesso periodo nell’esercizio precedente.
Con questi dati, lo studio sarebbe pronto ad affrontare le “piogge impreviste”. Una volta superata la fase d’impostazione del lavoro al computer, questo importantissimo schema richiederebbe inoltre solo un paio d’ore al mese per l’aggiornamento, sufficienti comunque per disporre di una bussola in un mare di fastidiose onde di traverso. Due sole ore darebbero una tranquillità mentale che aiuterebbe a pianificare la liquidità di cassa supportando il professionista nelle varie scelte, investimenti e non.

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