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La domanda che ci si deve porre quando si esamina un evento sanitario è: «È un problema di salute?». Questo significa definire una soglia (di quantità, di gravità, di qualità) al di sopra della quale una situazione non è compatibile con la salute umana e necessita di soluzioni più o meno drastiche, rapide, efficaci a tempi brevi ed efficienti, in un contesto dove le risorse vanno scarseggiando.
La ricerca di soluzioni efficaci, efficienti, fattibili passa ovviamente attraverso una disponibilità di tecnologie con evidenza di efficacia, studiate scientificamente, con risultati pubblicati su riviste attendibili, provate sul campo oltreché nei laboratori, e condivise dalla comunità di operatori coinvolti nel problema.
Allora la domanda che ci poniamo, «la legionella è un problema per l’odontoiatria?», passa attraverso una serie di valutazioni di tipo epidemiologico, e le soluzioni all’eventuale problema – quando ne sia dimostrata l’esistenza – devono passare attraverso l’evidenza scientifica.
Gli aspetti noti da un punto di vista microbiologico, clinico e igienistico sono i seguenti: la legionella è un bacillo Gram-negativo, aerobio, asporigeno, generalmente mobile per la presenza di uno o più flagelli. Ne sono conosciute 52 specie suddivise in oltre 70 sierogruppi, circa la metà delle quali risultano patogene opportunistiche; 20 specie sono state individuate come patogene per l’uomo, e di queste L. pneumophila è responsabile del 90% dei casi; in particolare, L. pneumophila di sierogruppo 1 è la maggiormente implicata nella patologia umana (80% dei casi) seguita da L. pneumophila sg. 3 (2-3%), e da altri sierogruppi (5-6%) di L. pneumophila.
Vive in ambienti acquatici naturali e artificiali; la trasmissione interumana della legionella non è mai stata dimostrata, pertanto l’unica sorgente di infezione a oggi riconosciuta è rappresentata dall’ambiente. Non è nota la dose minima infettante per l’uomo.
L’infezione, che può decorrere anche in modo asintomatico, si presenta in due forme cliniche: la febbre di Pontiac e la malattia del legionario.
La prima, dopo una incubazione di 24/48 ore si manifesta con un quadro simil-influenzale senza interessamento polmonare.
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