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L’introduzione della tecnologia nello studio odontoiatrico: la cone-beam CT

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Fig. 1
Davide Trisciuoglio

Davide Trisciuoglio

gio. 11 settembre 2014

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La tecnologia negli ultimi anni è entrata nella nostra quotidianità a ritmi che mai ci saremmo immaginati, di conseguenza anche negli studi odontoiatrici per puntare all’eccellenza nella cura dei pazienti non si può fare a meno di confrontarsi con le nuove tecnologie che il mercato ci mette a disposizione.

Una di queste, forse quella che può aiutare maggiormente il clinico nel formulare la diagnosi, a mio giudizio la prima e fondamentale fase della terapia, è la TAC cone-beam (CBCT) (Fig. 1).
La possibilità, infatti, di visualizzare tridimensionalmente le strutture anatomiche e poter “navigare” all’interno dei volumi ossei può essere un ausilio fondamentale per:
– effettuare valutazioni pre-operatorie che permettano all’operatore di studiare un piano di trattamento ideale;
– diagnosticare e risolvere patologie che in passato non saremmo stati in grado di osservare e quindi di curare;
– lavorare con maggiore sicurezza e tranquillità, con un controllo preciso dei trattamenti eseguiti.

“Cone-beam” significa fascio conico, gli apparecchi radiologici cone-beam, infatti, emettono raggi X che hanno una forma conica, anziché a ventaglio come gli apparecchi usati per la tomografia computerizzata convenzionale (CT o MSCT). Il fascio conico attraversa il paziente e colpisce un sensore digitale (Flat Panel a tecnologia CMOS oppure silicio amorfo). Queste immagini vengono elaborate da un computer e trasformate in un volume (TC volumetrica). Da questo volume possono poi essere estratte tutte le immagini di facile fruibilità per l’odontoiatra.

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