L'autore di un nuovo studio sulle opinioni dei pazienti riguardo all'intelligenza artificiale in odontoiatria è convinto che l'uso di queste tecnologie sia destinato a crescere nei prossimi anni (Immagine: sunisa/Adobe Stock).
A giugno, Dental Tribune International ha riportato i risultati di uno studio approfondito che ha esplorato il punto di vista dei pazienti odontoiatrici sul ruolo sempre più centrale dell’intelligenza artificiale (IA) nelle cliniche dentali. Il messaggio principale emerso dalla ricerca è stato che, in linea con l’orientamento della comunità scientifica, i pazienti vedono l’IA soprattutto come uno strumento di supporto, che non dovrebbe mai sostituire del tutto le competenze pratiche del dentista. In questa intervista, abbiamo parlato con uno degli autori dello studio, il Dr. Ruben Pauwels del Dipartimento di Odontoiatria e Salute Orale dell’Università di Aarhus, in Danimarca, per approfondire alcuni dei temi chiave emersi dalla ricerca.
Dott. Pauwels, ci può offrire la sua prospettiva sull’attuale stato dell’IA nella diagnostica per immagini in ambito odontoiatrico? Quali vantaggi e svantaggi comporta questa tecnologia emergente e quale direzione pensa che prenderà? Lo sviluppo dell’intelligenza artificiale ha conosciuto un’accelerazione impressionante negli ultimi anni. In un tempo sorprendentemente breve, l’IA è passata dall’essere un argomento di nicchia in odontoiatria a rappresentare forse il settore più innovativo del momento. Detto questo, siamo ancora agli inizi sotto molti aspetti, soprattutto per quanto riguarda la diagnostica. Gli studi di ricerca hanno mostrato un grande potenziale per la diagnostica supportata da IA, ma l’efficacia e l’affidabilità degli strumenti attualmente disponibili non sono ancora pienamente dimostrate e, con ogni probabilità, necessitano di ulteriori miglioramenti.
I vantaggi dell’IA si possono riassumere principalmente nel risparmio di tempo e risorse, oltre che nel miglioramento degli esiti per i pazienti. In molti casi, l’IA viene addestrata per svolgere compiti relativamente routinari ma dispendiosi in termini di tempo. Questi compiti possono non avere un impatto diretto sul paziente, ma riducono significativamente il carico di lavoro per il clinico. In altri casi, soprattutto quando l’IA assiste nella diagnosi o nella pianificazione dei trattamenti, gli esiti per i pazienti possono migliorare concretamente.
Sebbene gli strumenti di IA non presentino svantaggi evidenti, esistono ancora alcune limitazioni. Ad esempio, molti modelli sono addestrati su dataset piuttosto piccoli e omogenei, il che può limitarne la capacità di generalizzazione. Inoltre, sono stati ipotizzati alcuni rischi potenziali, come l’eccesso di trattamenti o la mancanza di supervisione umana, ma al momento si tratta di preoccupazioni ancora per lo più teoriche.
Per quanto riguarda il futuro, le opinioni sono diverse, ma personalmente ritengo molto probabile che l’IA diventerà una componente integrante del lavoro clinico del dentista nei prossimi anni. Col tempo, potrebbe diventare uno strumento quasi naturale per molti professionisti. Non è la prima volta che una tecnologia dirompente entra nello studio dentistico, anche se l’IA presenta alcune caratteristiche uniche da considerare.
Il Dott. Ruben Pauwels del Dipartimento di Odontoiatria e Salute Orale dell’Università di Aarhus, Danimarca, coautore dello studio (Immagine: Dr. Ruben Pauwels).
A proposito della motivazione dello studio, ha accennato all’esistenza di un divario tra clinici e pazienti. Può spiegare meglio in cosa consiste questo divario e perché è importante colmarlo? Questo divario riguarda, in particolare, la mancanza di ricerche che valutino il punto di vista dei pazienti sull’uso dell’intelligenza artificiale nella pratica clinica. Quando l’IA ha cominciato a emergere come tema centrale, l’attenzione si è concentrata soprattutto sul suo impatto sulle professioni mediche e odontoiatriche, in particolare in ambiti come la radiologia. Sono stati condotti diversi sondaggi a livello professionale, che hanno messo in luce una combinazione di entusiasmo e preoccupazioni. Noi abbiamo scelto di concentrarci sulla voce dei pazienti in questo dibattito, perché riteniamo che il loro ruolo sarà decisivo nell’adozione e nell’accettazione dell’IA nella pratica clinica.
Il vostro sondaggio ha raccolto 2.581 risposte. Innanzitutto, che tipo di domande avete posto ai pazienti? Avete notato delle differenze locali nei risultati? Abbiamo raccolto dati sulle caratteristiche generali dei pazienti, inclusi informazioni demografiche, livello di istruzione e familiarità con l’intelligenza artificiale in senso generale. Ai partecipanti è stato poi chiesto di esprimere il proprio grado di accordo rispetto a 16 affermazioni sull’uso dell’IA in odontoiatria. Queste affermazioni, suddivise in modo approssimativo tra atteggiamenti e convinzioni, riguardavano vari aspetti dell’impiego clinico dell’IA, come la supervisione umana, la protezione dei dati e l’efficacia degli strumenti. Per molte affermazioni, le risposte raccolte nei sei centri coinvolti nello studio sono risultate in linea tra loro. Tuttavia, sono emerse alcune differenze locali interessanti - soprattutto in merito alla necessità percepita di una supervisione umana. Ad esempio, i pazienti brasiliani si sono mostrati più favorevoli all’idea che l’IA possa svolgere in autonomia compiti radiologici.
Quali sono stati i principali temi emersi dallo studio? Secondo lei, la percezione dei pazienti è coerente con ciò che sta effettivamente accadendo nell’odontoiatria? Il messaggio principale emerso dallo studio è che i pazienti, al momento, vedono l’intelligenza artificiale in modo positivo, come uno strumento di supporto, e non come un sostituto del professionista clinico. Questa visione è in linea con il modo in cui l’IA verrà probabilmente integrata nella pratica nei prossimi anni, con la supervisione umana e la responsabilità finale che resteranno comunque in capo al dentista.
È possibile tenere regolarmente informati i pazienti sull’evoluzione dell’IA in odontoiatria, considerando la rapidità con cui si sviluppa questa tecnologia? Credo che sia possibile informare i pazienti in modo adeguato, nonostante il ritmo veloce dello sviluppo dell’IA. Gran parte dell’innovazione avviene “dietro le quinte”; a livello visibile, i cambiamenti saranno relativamente graduali, quindi i dentisti non dovranno aggiornare il loro messaggio ai pazienti ogni pochi mesi. I pazienti dovrebbero sapere che, sotto molti aspetti, l’IA è semplicemente un altro strumento a disposizione del dentista. I professionisti dell’odontoiatria fanno affidamento su tecnologie avanzate da decenni, e l’IA non dovrebbe essere vista in modo troppo diverso rispetto ad altre innovazioni precedenti. Tuttavia, prima che i dentisti possano comunicare in modo efficace ai pazienti il ruolo dell’IA, è fondamentale che siano adeguatamente formati. Questo richiederà un impegno specifico nei prossimi anni.
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