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Uno dei punti più critici nella gestione e vivibilità dello studio, nonché parametro di migliore qualità lavorativa, è la fruibilità ottimale dello spazio nell’unità immobiliare. Si ottiene grazie al perfetto connubio tra funzionalità, praticità, organizzazione degli spazi e, perché no, anche con un occhio all’estetica.
Oramai non si può più puntare sull’avere stanze diversificate per tipologia di prestazione medico professionale e locali di servizio (ripostigli, archivio, stoccaggio materiali, ecc.), perché da un lato sempre più spesso si ha il fenomeno della condivisione degli ambienti tra diverse figure medicali, competenze e differenziate lavorazioni che spesso si alternano nella stessa giornata, dall’altro il panorama architettonico disponibile e la nuova realtà sociale non consentono più né acquisto né affitto di unità immobiliari di grande taglio (oltre i 100 mq). Anzi, in questo caso l’offerta disponibile è di appartamenti medio piccoli (50/60 mq) di un’edilizia vecchia, incapace di soddisfare appieno le necessità fruitive dello studio (che rimane con spazi inutilizzabili o non sfruttati a dovere: corridoi, nicchie, angoli ciechi).
Un altro aspetto importante nella vita dello studio è quando occorra adeguare lo spazio a nuove esigenze lavorative, problema cui si può rimediare (anche se a volte solo in parte) con un intervento invasivo di ristrutturazione strutturale in toto. Ma se ciò non può accadere, per diversi motivi, i problemi funzionali rimangono e con il passar del tempo si acuiscono.
Una soluzione flessibile e pratica è utilizzare “elementi attrezzati”. Questi posso essere semplici “contenitori” studiati ad hoc per usufruire al meglio gli spazi (angoli ciechi, nicchie, ripostigli, corridoio ampi, suddividere ambienti) o un vero e proprio "programma strutturale" che modifichi facilmente gli spazi disponibili in base all’occorrenza (mettere in interrelazioni ambienti diversi, creare nuovi spazi di lavoro alla bisogna).
In entrambi i casi sono integranti fisicamente e interagenti con l’apparato architettonico. Non sono mobili, ma elementi multitasking che “sostituiscono” muri e porte, implementandoli di funzioni ad essi aliene o impensabili. Svolgono una funzione strutturale e di complemento d’arredo, rendendo più funzionali e gradevoli gli ambienti e sfruttandone in maniera razionale e ottimale gli spazi.
Gli “elementi mobili contenitori” sono auspicabili quando non si voglia intervenire sullo stato di fatto dell’unità immobiliare; il "programma strutturale" è invece più funzionale con anche piccoli interventi alla modifica dell’esistente. Qualunque sia la tipologia scelta, questi elementi sono realizzati da diverse parti componibili con cui si crea la soluzione più adatta allo spazio e alla funzione demandata permettendo di contenere (per chi vuole tenere tutto in ordine e a portata di mano) materiali, documenti, oggetti e anche di alloggiare strumentistica specifica, macchinari tecnici e meccanici.
Non sono semplici mobili, ma elementi connettivi e funzionali che consentono anche connessione e passaggio di dati, informazioni, visuali, materiali e persone tra le singole parti dello studio. La loro componibilità offre un’enorme flessibilità d’uso non solo a livello compositivo del singolo elemento (parti a giorno, chiuse, mensole o stoccaggi specialistici, parti cieche o a diversificata permeabilità visiva), ma anche un’adattabilità e modifica del layout d’insieme, potendo, così, variare liberamente la composizione globale in base alle nuove necessità operative dello studio.
Un altro vantaggio di tali elementi è che, se correttamente progettati e realizzati, non richiedono l’intervento di manodopera specializzata per eventuale modifica o variazione.
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