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Multidisciplinarietà ed interdisciplinarietà allo Spring Meeting AIDI di Roma

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Spring Meeting On Oral Hygiene AIDI 2018
Gabriella Cagnin

Gabriella Cagnin

mar. 17 aprile 2018

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Accrescere le competenze e sviluppare percorsi multidisciplinari per affrontare le sfide della medicina e odontoiatria in continuo cambiamento sono punti di partenza su cui è costruito il programma dello Spring Meeting, primo evento nazionale AIDI, che vede riuniti al Centro Congressi Frentani di Roma (4-5 maggio) Igienisti dentali da tutta Italia.

Medicina e Odontoiatria si evolvono di continuo in ambiti scientifici e tecnologici aprendosi sempre più ad approcci clinici, diagnostici e terapeutici, integrati e multidisciplinari. Per affrontare l’evoluzione continua occorre fornire all’Igienista solide basi di crescita culturale, oltre che di formazione e di aggiornamento, per implementare le proprie competenze nell’interazione con operatori sanitari di altre discipline. Temi centrali del Congresso la multidisciplinarietà e la interdisciplinarietà. La maggior amplificazione degli orizzonti di conoscenza rendendo impossibile l’ideale del sapere globale, ha accelerato il processo di specializzazione. Se, da un lato, ciò rende l’uomo orgoglioso dell’aumento del numero di campi di conoscenza, dall’altro diventa sempre più cosciente dell’ampiezza di tutto ciò che ignora e della sua impotenza a controllare la totalità del sapere.

La ricerca scientifica degli ultimi decenni ha evidenziato in maniera chiara l’interdipendenza stretta, nell’organismo, di parti del corpo in apparenza distinte e distanti (asse cervello-intestino), così come l’influenza esercitata dall’ambiente bio-psico-sociale (Epigenetica) e dai contesti comportamentali quotidiani (stili di vita) sulla persona. Oggi non è più possibile controllare una specifica malattia, ad esempio una dipendenza (alcolismo), senza includere l’aspetto psico comportamentale, neuro endocrino, ma anche quello odontoiatrico.

La medicina e l’odontoiatria si sono spostate sempre di più verso l’umanizzazione delle cure, oltrepassando i limiti di un approccio esclusivamente meccanico e semplicistico. È consuetudine, oramai, tra i medici e gli operatori sanitari, accorti, dialogare di Medicina Narrativa o di Slow Medicine.

Di Medicina Narrativa si è parlato anche al Congresso Nazionale SIdP, essendo la narrazione strumento essenziale per comprendere, acquisire e integrare i diversi punti di vista di quanti intervengono nella malattia e nel processo di cura. Essa permette di sviluppare un percorso di cura personalizzato, opportuno e in linea con le indicazioni dell’evidence based medicine, un approccio a 360 gradi capace di offrire al paziente interventi “integrati”, in grado di sfruttare i punti di forza di diverse discipline mediche, contribuendo a migliorare l’alleanza terapeutica e la partecipazione del paziente.

La Slow Medicine definisce “salute” l’interazione tra diversi elementi: biologico, ambientale, sociale e spirituale. È il migliore equilibrio tra questi elementi in un dato momento e contesto; ora prevale uno, ora l’altro ma sono sempre tutti quanti presenti e interagenti. Vi è un sostanziale cambiamento di paradigma nell’affrontare un percorso di cura, un confronto che non significa competizione. L’obiettivo della Slow Medicine non è stabilire quali siano i percorsi più giusti, ma quali i più appropriati nelle specifiche situazioni cliniche e con specifici medici ed operatori sanitari.

Per concludere una strategia di approccio multi-disciplinare verso il paziente è pre-requisito indispensabile al suo corretto management. Risulta inoltre fondamentale non solo l’interazione tra i vari specialisti coinvolti, ma anche la corretta sequenzialità degli interventi per gli specifici ruoli.

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