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Il “Teamwork” è di scena a Roma allo Spring Meeting della Sido

Entrata dell’Auditorium di via della Conciliazione a Roma, sede dello Spring International Meeting Sido 2016.
m.boc

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mer. 16 marzo 2016

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Lo “Spring International Meeting”, l’”altro” appuntamento annuale importante della Sido assieme al Congresso Nazionale (che si terrà a Firenze dal 13 al 15 ottobre nella sua 47esima edizione) si è svolto l’11 e il 12 marzo nell’Auditorium di via della Conciliazione a Roma, all’insegna del “Teamwork for esthetics and patients’ quality of life” ossia una focalizzazione sulla interdisciplinarietà e sulla multidisciplinarietà.

La distinzione, col progredire delle conoscenze e della pratica clinica, viene sempre più proposta all’attenzione nell’ambito della congressualistica odontoiatrica ed oltre. L’interazione tra le varie specificità odontoiatriche, la chirurgia estetica e maxillofacciale, è ormai fatto quotidiano, perché come sottolinea il programma dello Spring “la correzione di gravi malocclusioni estetico/funzionali nei bambini ma anche negli adulti, trae spesso beneficio dall’intervento di varie specialità a fianco di quelle odontoiatriche, in un trattamento basato sulla stretta collaborazione ortodontista/chirurgo”. E fine ultimo del Meeting era proprio quello di creare un “programma altamente formativo, coeso ed integrato”.

Nel commentare il congresso, Alberto Laino, professore Associato alla Clinica Odontoiatrica della Federico II di Napoli, si sofferma soprattutto sul confronto tra la Scuola Italiana e quelle straniere visto che allo Spring Meeting hanno partecipato numerosi relatori provenienti da oltre confine (Henrikson, Thordarson, Bjornsson, Palmer, Will). In particolare il confronto con il Nord Europa, commenta Laino, evidenzia da un lato, una loro grande capacità tecnica ed una approfondita analisi tridimensionale del percorso dei nervi mandibolari spesso lesionati dalla chirurgia osteotomia dei mascellari stessi e la attenta sinergia da parte dell’ortodontista e del chirurgo a prediligere una opzione ortodontico-chirurgica “minimalista” mirata alla soluzione specifica del problema, dentale e/o scheletrico che sia. A tale impostazione si contrappone la relazione definita “splendida” di Renato Cocconi e Mirko Raffaini sul “Teamwork in surgical planning”, dove partendo da una attenta analisi della problem list soggettiva ed oggettiva del paziente vengono programmate le soluzioni alle discrepanze scheletriche più frequenti.

Condivisa fondamentalmente l’analisi di Laino, Paolo Picchioni, libero professionista a Bologna, autore di pubblicazioni e relatore dal 1985 ad oggi in numerosi corsi e congressi, sostiene che «il convegno ha evidenziato due aspetti. Il primo è che il progresso tecnico scientifico sta facendo passi da gigante ed una delle sue nuove frontiere è rappresentata dal 3D, che consegna oggi all’operatore strumenti in grado di rendere più completa la diagnosi e più efficace ed efficiente la conseguente fase terapeutica. Sarebbe opportuno che gli ortodontisti in un prossimo futuro considerassero con attenzione i nuovi mezzi che la scienza mette a disposizione. L’aggiornamento continuo si rivela anche in questo settore di fondamentale importanza. Nessuno ‒ dice ‒ potrà continuare a coltivare il proprio orticello».

«Un secondo aspetto assume il valore quasi di uno slogan, valido per molti congressi: L’Ortodonzia non è solo bocca, ma anche faccia e non solo – sottolinea Picchioni», richiamando il duplice concetto di inter e multi disciplinarietà, convogliate entrambe in questo Meeting verso il “Teamwork”, vero protagonista. «La collaborazione interdisciplinare tra i vari operatori del settore nell’ambito di un piano di cura condiviso rappresenta oggi una condizione essenziale per ottenere un risultato di eccellenza».

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