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Limitare il contatto con i batteri del lievito può ridurre la carie nell’infanzia

Un team di ricercatori ha scoperto che un tipo specifico di lievito funzionerebbe in tandem con alcuni batteri nocivi per favorire la formazione di carie della prima infanzia. (Immagine: Maxx-Studio/Shutterstock)

mer. 5 luglio 2017

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Philadelphia (Usa). Protagonista della carie è generalmente un batterio come lo Streptococcus mutans. Una nuova ricerca condotta da un team presso l’Università di Pennsylvania (School of Dental Medicine) tuttavia, ha trovato che la Candida albicans (un tipo di lievito) potrebbe funzionare in tandem con questo batterio nocivo favorendo la formazione di carie nella prima infanzia.

In uno studio condotto nel passato, il team aveva scoperto che l’interazione tra Candida albicans e un enzima prodotto dallo Streptococcus mutans conduce allo sviluppo di una forma di biofilm resistente. Nella nuova ricerca hanno scoperto che la Candida albicans unendosi all’enzima genera pellicola batterica.

Hyun (Michel) Koo, del Dipartimento di Ortodonzia dell’Università presso la divisione Pediatric Dentistry and Community Oral Health ed autore principale dello studio, spiega che impedire l’interazione può contribuire a combattere la carie risultante. «Invece di prendere come obiettivo solo i batteri per curare la carie dell’infanzia, possiamo mirare ai funghi» dice Koo. «I nostri dati ci dicono che potrebbe non esserci bisogno di un antimicrobico di ampio spettro ma che per distruggere la formazione della placca potrebbe essere sufficiente colpire l’enzima o la parete cellulare fungina».

Uno dei principali fattori di formazione del biofilm è il consumo di alimenti e bevande zuccherate da parte dei bambini. Infatti, la C. albicans è in grado solamente di legarsi con lo S. mutans e formare la placca in presenza di zucchero.

Intitolato “Candida albicans mannans mediate Streptococcus mutans exoenzyme GtfB binding to modulate cross-kingdom biofilm development in vivo", lo studio è stato pubblicato online il 15 giugno sulla rivista PLOS Pathogens.
 

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