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Intervista: «I social media, strumento formidabile nelle mani dei dentisti»

La Dental Tribune ha avuto l’opportunità di parlare con l’autrice e consulente per la salute Sara Natt Och Dag, circa l’uso dei social media in ambito medico. (Foto: Kristin Hübner, DTI)
Kristin Hübner, DTI

Kristin Hübner, DTI

gio. 26 novembre 2015

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I social media sono entrati a far parte della vita di tutti i giorni, e anche la sanità è stata coinvolta. Pazienti che accedono allo studio mediante il web e professionisti che promuovono l’attività su Facebook, fanno sorgere una serie di questioni giuridiche ed etiche. All’Annual Dental Congress di Göteborg, Dental Tribune online ha potuto intervistare Sara Natt och Dag, autrice di libri e consulente per la salute, sulle possibilità e i rischi connessi all'uso dei social media in ambito sanitario.

Potrebbe dirci come i social media negli ultimi anni hanno trovato spazio nella sanità?
In Europa, vi sono entrati circa sette o otto anni fa, considerando che negli Stati Uniti si svilupparono circa 10 anni fa e la loro importanza sta crescendo in maniera esponenziale. Il collegamento tra assistenza sanitaria e i social è diventato un fatto normale in Svezia, ad esempio, la “salute elettronica” occupa già un ruolo importante. Dalla pianificazione di una visita all’ordinare un farmaco, si può fare praticamente tutto online.
Tuttavia, l'industria dentale sembra essere leggermente più lenta rispetto al resto dei settori medici. L'importanza dei social in quest’ambito è esplosa soprattutto nell'ultimo anno. Anche se non esistono ancora blog privati in ambito odontoiatrico, vengono trattati temi inerenti gli stili di vita, e persone scrivono di trattamenti ortodontici e di estetica su larga scala.

Quindi, su Internet vi è a portata di mano, una grande quantità di informazioni, sia professionale che personali?
Nel mondo occidentale, la maggior parte delle persone ha accesso alla rete da casa, praticamente ovunque. Così hanno a disposizione informazioni illimitate da tutto il mondo. Tuttavia, la mancanza di confini in tema di salute, può essere motivo di preoccupazione. Prendete il blog sul cancro, per esempio. In Svezia, ce ne sono molti personali, dove i pazienti condividono tutto su diagnosi, piani di trattamento, farmaci, contrattempi, sentimenti, tutto. Ho seguito alcuni di questi pazienti fino alla loro morte sul blog. Condividono la loro vicenda personale con il mondo intero e penso proprio che non sia una cosa del tutto normale.

Come consulente al Karolinska University Hospital, lei ha incontrato molti blogger e scritto anche un libro, Den bloggande patienten (The Blogging Patient, 2013). Che cosa spinge le persone a rivolgersi a internet per risolvere problemi di salute?
Un blog può offrire sostegno e conforto ai malati terminali, ma questa franchezza pone certamente nuove sfide agli operatori sanitari. Incontro molti malati che gestiscono blog e li consiglio sempre di non scrivere quando sono in preda all’ira o a delusioni. Li esorto invece, a parlare con il medico o l'infermiere dei loro sentimenti, piuttosto che pubblicarli online.
In altri settori, i temi sulla salute stanno cominciando a coincidere con quelli legati agli stili di vita. Su Youtube si possono trovare i video sugli sbiancamenti, su Facebook la gente parla dell’ultimo appuntamento dal dentista e così via. Per molti giovani è naturale condividere le loro esperienze personali. I medici e in professionisti della Sanità in genere, possono trarne vantaggio per capire meglio e familiarizzarsi con quanto i pazienti pensano e fanno.

È d'accordo che in questa tendenza vi è un grande potenziale sia positivo che negativo?
Si assolutamente. Se un blogger scrive in merito al suo appuntamento odontoiatrico, taggando il nome del dentista, e lo fa più volte, l’odontoiatra avrà una maggiore indicizzazione nei motori di ricerca. Anche una sola persona può fare la differenza. E questo non è incredibile? Un blogger svedese ha scritto di recente quanto sia fantastico il suo dentista. Il blogger ha circa 200.000 lettori, quindi potete immaginare cosa è successo. Il dentista, a sua volta, ha pubblicato sul sito dello studio, un link ai post del paziente, perché fiero di esser citato da un "celebrità" online. Questo dimostra il collegamento esistente tra canali social, suscettibili pertanto di diventare strumenti di reputazione buoni o cattivi, a seconda di quanto viene comunicato.

Concentriamoci ora sui vantaggi: come possono i dentisti utilizzare i social media in modo più efficace per promuovere la propria attività o per rimanere in contatto con la comunità dentale?
I social media sono un modo fantastico per promuovere un business, ma ogni dentista deve essere consapevole del rischio. La cosa più importante è che abbia familiarità con le norme di legge. Nella maggior parte dei Paesi, i diritti dei pazienti sono ben protetti. I professionisti non potranno fornire informazioni sul paziente, come foto, nome, età e trattamento. Figuriamoci per i case report. Anche se i professionisti hanno il permesso del paziente, non possono condividere online in ambito sanitario i dettagli dei casi. Almeno non in Svezia.

Pertanto come ci si potrebbe comportare? Qual è il suo consiglio per i professionisti?
È semplice: riflettere prima di pubblicare online. I dentisti che restano consapevoli del loro status professionale in ogni situazione, possono avvalersi dei social media come un potente strumento.

Ma se i dentisti non sono autorizzati a trattare casi di pazienti in particolare, come possono avvalersi della rete?
Dovrebbero promuovere se stessi. Presentarsi, con il loro retroterra professionale, parlare dello studio e dello staff. Si tratta di emergere alla massa dimostrando una certa personalità. Potrebbero illustrare le loro conferenze, inviare auguri di Buon Natale, illustrare i nuovi strumenti che arricchiscono lo studio. Si tratta, in fondo, di curare bene il contatto con i pazienti. Non bisogna scrivere ogni giorno, ma se si scrive regolarmente, anche una volta alla settimana, può essere un ottimo metodo per promuovere il proprio business.
Inoltre si deve tracciare una linea precisa tra vita professionale e privata. Una pagina professionale non è il luogo adatto per parlare dei figli, dell’ultima vacanza o dei propri sentimenti o opinioni personali sui pazienti. Nei social media, proprio come per qualsiasi rapporto professionale medico-paziente, si basa tutto sulla definizione dei limiti e loro mantenimento.

Come potrebbe un operatore sanitario rispondere al meglio quando un paziente supera tali “confini” e scrive commenti disdicevoli online?
Sono sicuro che molti scelgano di ignorare chi scrive queste cose invece che confrontarsi con chi scrive. Personalmente, preferirei affrontare direttamente il problema, ma so anche che molti colleghi preferiscono non reagire. Sul piano giuridico, può essere difficile cancellare commenti negativi da Facebook o da Internet in generale, quindi sarebbe meglio risolvere la questione privatamente. Ma, come ho detto, le persone scelgono di affrontare tali situazioni in modo diverso.

Negli Stati Uniti, molti dentisti pubblicano sui loro blog notizie personali e relative al dentale, ricerche e informazioni riguardanti l’attività dei loro studi. Pensa che anche l’Europa seguirà in futuro questa linea?
Non mi piace considerare il problema alla luce del confronto ma penso che l’Europa alla fine seguirà l'esempio. I blogger hanno già iniziato a fare proprio questo modo di comunicare, quindi si può anche prevedere una futura “americanizzazione”.

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