A sottolineare l’importanza delle nuove tecnologie in Italia e della loro applicazione è il prof. Cristoforo Di Bernardo, esperto chirurgo d’urgenza, noto all’interno della realtà ospedaliera palermitana.
Lo specialista rimarca l’importanza dei nuovi strumenti chirurgici e della dimensione dialogica che da essi scaturisce, consentendo alla medicina di riappropriarsi di quella dimensione antropologica spesso trascurata e sopravvalutata, che però è alla base di ogni interazione medico-paziente.
«Il crescente sviluppo di nuove tecnologie e il miglioramento di complessi modelli robotici hanno permesso un parallelo perfezionamento di molte pratiche medico-chirurgiche, non solo in termini di effettiva riuscita di intervento operatorio, ma anche in relazione a varie procedure diagnostiche. Basti pensare alla chirurgia mini-invasiva e laparoscopica, a quella endoscopica diagnostico-operativa, alle nuove tecniche di trapianti, alla radiologia interventistica, alla day surgery e a quella robotica».
La robotica medica, o Robotic Assisted Surgery, ha infatti visto nell’ultimo decennio una crescita vertiginosa dell’impiego dei suoi strumenti. I “sistemi” da Vinci, dal nome del primo robot chirurgico, in soli 8 anni hanno dato il loro contributo in decine di migliaia di interventi. «L’utilizzo di robot in sala operatoria rappresenta un miglioramento, soprattutto in interventi su pazienti ad alto rischio. Nonostante i costi elevati dell’apparecchiatura e la necessità di continui corsi di aggiornamento per la preparazione tecnica dei chirurghi, la robotica può definirsi una innovazione proficua».
Il professore racconta di come oggi molti interventi neurovascolari o di applicazione di stent aortici vengano condotti utilizzando la chirurgia robotica, usufruendo anche di robot telecomandati a distanza. Queste pratiche, lungi dallo snaturare la componente umana della medicina, consentono e promuovono, invece, un’interazione antropica tra specialisti di diversi settori. «Nella sala ibrida Ismett, che per altro è stata inaugurata da poco qui a Palermo e rappresenta un’eccellenza per la sanità meridionale, poiché unica del Sud Italia, lavora un team multidisciplinare che include l’emodinamista, il radiologo, il cardiochirurgo, l’anestesista e numerosi infermieri, perfusionisti e tecnici».
La possibilità di confronto e di dialogo tra esperti di ambiti diversi permette una maggiore efficacia dell’intervento medico e dà facoltà alla medicina di riappropriarsi di quella dimensione antropologica spesso trascurata e sopravvalutata, che però è alla base di ogni interazione medico-paziente.
«La tecnologia ha permesso miglioramenti un tempo impensabili sia per le più favorevoli possibilità prognostiche, sia per il minore tempo di ricovero e una più rapida ripresa post-operatoria, il tutto riducendo drasticamente i costi di degenza», spiega il prof. Di Bernardo. «Per esempio, se oggi pensiamo a un intervento su un quadro addominale acuto, pensiamo a un intervento in video-laparoscopia, e non più a uno a cielo aperto. Questo si traduce, poi, in maggiore efficacia interventistica, in minor tempo di ripresa del paziente e sostanzialmente in un più elevato numero di risoluzioni definitive».
Interventi un tempo rischiosi e a frequente prognosi infausta, come quelli relativi alle emorragie esofagee secondarie a cirrosi epatica, vengono oggi risolti molto più facilmente. «In casi di importanti emorragie interne, il medico rimaneva quasi impotente di fronte all’emergenza. Oggi, grazie a tecniche come l’endoscopia d’urgenza, è possibile salvare molte vite». Il connubio tra sapere chirurgico e innovazione tecnologica trova uno dei suoi campi d’applicazione migliore nelle tecniche radiologico-interventistiche, soprattutto in ambito cardiochirurgico. Strumenti quali coronarografia e angiografia consentono di individuare il problema precocemente e intervenire su esso repentinamente. Questa branca della radiologia medica ha come obiettivo quello di ottenere risultati migliori rispetto alle classiche tecniche chirurgiche, intervenendo in maniera mirata e poco invasiva.
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