Man mano che il dibattito globale sulla salute orale continua a progredire, la Federazione Europea di Parodontologia (EFP) sta assumendo un ruolo sempre più influente – sia all’interno della professione odontoiatrica che nel più ampio contesto delle politiche sanitarie.
Durante EuroPerio11, tenutosi a Vienna (Austria), Dental Tribune International ha intervistato il Prof. Moritz Kebschull, past president dell’EFP, per discutere della crescita continua della federazione e del suo impatto globale in espansione. In questa intervista, il Prof. Kebschull riflette sui principali risultati ottenuti durante il suo mandato, tra cui lo sviluppo di linee guida cliniche, i progressi nell’educazione e nella formazione professionale, e l’influenza crescente dell’EFP sulle politiche di salute pubblica. Condivide inoltre la sua visione sul futuro della parodontologia e sulla direzione strategica necessaria per mantenere lo slancio della federazione.
Prof. Kebschull, durante la sua presidenza dell’EFP sono stati compiuti importanti progressi in ambiti quali le linee guida cliniche, l’educazione e la ricerca. Guardando indietro, quali ritiene siano stati i risultati più significativi del suo mandato?
Se dovessi riassumere i miei risultati più significativi come presidente in una sola parola, sceglierei impatto. Oggi l’EFP è focalizzata sulla creazione di un impatto che vada oltre il tradizionale ruolo di una società scientifica. Stiamo andando oltre l’organizzazione di congressi, la pubblicazione di ricerche o lo sviluppo di materiali educativi. Il nostro obiettivo è influenzare i decisori politici, le parti interessate, i governi e gli enti regolatori - non solo in Europa, ma a livello globale. Un traguardo fondamentale è stato il nostro contributo alla definizione delle politiche sanitarie attraverso linee guida cliniche e documenti di posizione. Questo lavoro ha trovato il suo culmine nella conferenza globale sulla salute orale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, tenutasi a novembre 2024 a Bangkok, in Thailandia, durante la quale le malattie orali sono state formalmente e globalmente riconosciute come una delle principali malattie non trasmissibili. Questo riconoscimento — sancito nella Dichiarazione di Bangkok — ha rappresentato un momento davvero storico e significativo per l’intera comunità odontoiatrica e implantologica e, soprattutto, per i nostri pazienti.
In che modo il crescente corpus di evidenze sui benefici economici e di salute pubblica derivanti dall’investimento nella salute orale sta influenzando le politiche sanitarie e orientando le strategie di prevenzione?
È in corso una serie di iniziative che contribuiscono ad accrescere le evidenze secondo cui investire nella salute orale porta a una significativa riduzione dei costi sanitari complessivi. Questo è dovuto in gran parte alla natura preventiva delle cure odontoiatriche e al loro legame ben documentato con la salute sistemica. Molte patologie dentali sono relativamente semplici da prevenire e trattare. Affrontandole precocemente, è possibile evitare ospedalizzazioni, malattie croniche e assenteismo sul lavoro. Tutto ciò ha un impatto economico rilevante: riduce i costi per i governi, per i sistemi sanitari e per la società nel suo complesso, migliorando al contempo la qualità della vita dei pazienti. In sintesi, l’investimento nella salute orale è vantaggioso sia dal punto di vista clinico che economico.
Come è riuscita l’EFP a far sentire la propria voce presso i decisori politici e che ruolo ha avuto l’attività di advocacy basata sull’evidenza in questo processo?
Credo che ci stiamo muovendo piuttosto bene in questo senso. Naturalmente, per una società scientifica non è semplice attirare l’attenzione di istituzioni come il Parlamento Europeo, ma è qualcosa in cui siamo diventati sempre più abili. Abbiamo fatto investimenti strategici per sostenere questo impegno, in particolare producendo evidenze credibili e di alta qualità - esattamente ciò che interessa ai decisori politici. Un esempio concreto è il nostro secondo white paper, intitolato Time to Put Your Money Where Your Mouth Is: Addressing Inequalities in Oral Health, che è stato presentato al Parlamento Europeo a Bruxelles.
Il Prof. Iain Chapple, che è stato il mio capo e un mentore per me, una volta mi chiese: «Perché dedichi così tanto tempo al lavoro sulle linee guida? Potresti pubblicare più articoli scientifici.» Io risposi: «Dov’è la versione britannica delle linee guida dell’EFP?» Lui disse: «È sul sito del governo». Al che risposi: «Esatto. Quante altre cose che abbiamo fatto sono finite su un sito governativo?» La sua risposta: «Nessuna.» Questo dimostra l’impatto dell’advocacy basata sull’evidenza. Stiamo producendo contenuti che i politici prendono sul serio. Sia in Germania che nel Regno Unito - i Paesi in cui sono maggiormente attivo - abbiamo già ottenuto un aumento significativo dei finanziamenti per la parodontologia, e stiamo osservando miglioramenti concreti sia per i pazienti che per i professionisti del settore.
Uno dei suoi principali obiettivi è stato rafforzare la formazione attraverso programmi di istruzione professionale e il supporto ai giovani ricercatori. In che modo l’EFP ha compiuto progressi in questi ambiti sotto la sua guida, e perché li considera fondamentali per il futuro della parodontologia?
Diventare uno specialista in parodontologia richiede normalmente una formazione a tempo pieno. Attualmente, l’EFP accredita 24 programmi post-laurea in tutto il mondo. Tuttavia, molti Paesi soffrono ancora di una carenza di specialisti - e la necessità di cure specialistiche è in costante crescita. Per questo stiamo esplorando attivamente modalità per formare e riqualificare i professionisti del settore odontoiatrico affinché possano offrire trattamenti parodontali di alta qualità.
Un’iniziativa importante in questo ambito è il Processo Bruges–Copenaghen, un programma europeo di formazione professionale finalizzato allo sviluppo e alla riqualificazione della forza lavoro esistente. Sono attualmente in corso diversi programmi di questo tipo, e l’EFP sta valutando la possibilità di accreditarli in futuro, contribuendo anche a definire gli standard per una formazione professionale di alta qualità.
È importante riconoscere che non tutti gli aspiranti parodontologi sono neolaureati ventiseienni pronti ad affrontare un programma di specializzazione a tempo pieno. Alcuni potrebbero essere dentisti già nel pieno della carriera - magari quarantenni - che desiderano ora specializzarsi in parodontologia. Potrebbero scegliere di completare un master part-time in tre o quattro anni, conseguendo un Master of Science in terapia parodontale. Pur non raggiungendo il livello di competenza di uno specialista a tempo pieno, questo percorso li porterebbe ben oltre le capacità di un dentista generico.
L’EFP considera questo approccio altamente rilevante e necessario. Abbiamo bisogno di un maggior numero di professionisti formati, e il nostro obiettivo è sostenere lo sviluppo di questo terzo pilastro della formazione in parodontologia: la formazione professionale.
Questo percorso potrebbe essere applicabile anche agli igienisti dentali che desiderano acquisire competenze avanzate. Le opportunità sono molteplici, e riteniamo che il modello del Processo Bruges–Copenaghen rappresenti una prospettiva promettente per il futuro dell’educazione parodontale.
Nel momento in cui passa il testimone al suo successore, qual è la sua visione per il futuro dell’EFP? Quali sfide e opportunità vede all’orizzonte per la federazione e per il più ampio settore della parodontologia?
Credo che il futuro dell’EFP sia estremamente promettente. Come si è potuto vedere a EuroPerio11, godiamo di una grande visibilità, abbiamo ospitato un congresso straordinario e attirato un pubblico numeroso e realmente internazionale. L’EFP sta evolvendo: da un’organizzazione con un focus europeo a una realtà con una visione globale e un’influenza internazionale in costante crescita. Il nostro impatto oggi si estende non solo ai colleghi della professione, ma anche ai pazienti e ai decisori politici in tutto il mondo. La sfida principale sarà gestire questa crescita in modo coerente e strategico. Per questo è necessario implementare una nuova strategia, che mantenga la salute orale e l’impatto misurabile al centro di tutte le nostre attività.
Nota editoriale:
Ulteriori informazioni sulla Federazione Europea di Parodontologia sono disponibili QUI.
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