Proviamo “a bocce ferme”, a trarre una sintesi del Congresso Internazionale SIDO, articolatosi dalla mattina (ore 9) di giovedì 13, già in una decina di sale in contemporanea, fino alle prime ore pomeridiane di sabato 15: un tourbillon di relazioni, incontri, rassegne, filmati, alla Fortezza di Basso di Firenze, assediata ogni tanto da scrosci impetuosi di pioggia che hanno reso difficoltoso l’esodo al termine delle giornate congressuali.
A dare una mano nel ricostruire spirito e contenuti all’importante “convention” scientifica di una tra le Società mediche italiane più consolidate, un testimone d’eccezione, Damaso Caprioglio, Maestro riconosciuto di Ortodonzia, oltreché suo protagonista storico. Talmente d’eccezione da meritarsi una sessione apposita all’Auditorium 4, sabato mattina, a lui intitolata. Alla rituale domanda su “che cosa” abbia diversificato questa 47ma edizione, Caprioglio punta subito il dito sul titolo, ossia sull’importanza di quello che il paziente può ricevere dall’Ortodonzia: «Positivo il fatto che sia stato messo veramente al centro - dice - e che il dialogo sia avvenuto, non solo tra e per tecnici, come in certi congressi». L’accento al paziente si sposa bene, secondo Caprioglio, con la responsabilità medica, che qui al Congresso è emersa, in base al principio che l’ortodontista, anche dopo il 1980 (inizio del corso di laurea in odontoiatria, ndr.) è e rimane un medico.
Caprioglio spende subito una parola di plauso per l’operato di Silvia Allegrini, toscana - annota - come Carmela Savastano, presidente 2010 (le due prime donne a ricoprire tale carica, ndr.) segno evidente che...“Firenze docet”, per passare all’analisi delle 4 “I”, iniziali comuni ad altrettante caratteristiche identificanti il Congresso, a suo tempo abbondantemente spiegate dall’Allegrini nel suo invito a parteciparvi. Parliamo infatti dell’Interattività, realizzata in pieno grazie alla multimedialità. Pur avendo superato le 80 primavere, Caprioglio non nasconde il suo entusiasmo per la possibilità offerta al Congresso di collegarsi in contemporanea ai vari eventi scientifici, inviando quesiti ai presidenti di seduta, per passarli poi al relatore.
Se questa sorta di ubiquità mediale è positiva, ai suoi occhi non lo è tanto la successione immediata da una relazione all’altra, auspicando anche un maggior spazio tra le due. «Vi sono molti temi - osserva - che richiedono ben più del tempo concesso», senza trascurare che affrontarne molti, in spazi diversi (4 Auditorium, invece che uno come di solito) rischia di essere dispersivo e difficoltoso per l’ECM.
Quest’osservazione si ricollega indirettamente all’Internazionalità (la seconda “I “ del Congresso ). «Perché se è vero che tanti (troppi?) sono gli stranieri relatori di questa 47ma edizione - osserva - sono stati altrettanti i partecipanti approdati a Firenze da oltre confine. I quali, magari, avrebbero voluto tornarsene a casa con nozioni concretamente applicabili». Un risultato che una relazione troppo breve non sempre è in grado di dare. L’Innovazione, per Caprioglio, si può dire sia stata al cuore del Congresso, «perché si è parlato molto di digitale, di accelerazione dei movimenti in due “begli” ambiti: nell’applicazione linguale e in quella rimovibile». Ultima ma non meno importante, l’Ispirazione (ossia la quarta “I”) che potrebbe probabilmente tradursi anche come “appropriatezza”. In sintesi: come dare alla terapia quella giusta parte che dà il meglio ad ogni paziente?
Forse perché direttamente coinvolto come storico, o più semplicemente come intervistatore, Caprioglio definisce infine “geniale” l’iniziativa dell’Allegrini di realizzare in occasione del Congresso un filmato con quattro “Grandi Vecchi” (past president ultraottantenni) dell’Ortodonzia quali protagonisti. A realizzarlo non un film-maker professionale, ma un ortodontista, e come tale anche bravo e stimato, (Stefano Velo) il quale, nel realizzare il filmato, ha dimostrato una disinvoltura tecnico-narrativa da far invidia ad un regista professionale.
Alla “prima” del filmato dei quattro Giganti ve ne erano solo due, Giovan Battista Garino e Franco Poggio, perché uno (Giorgio Nidoli) era indisposto, l’altro (Ennio Giannì) è venuto a mancare qualche tempo dopo l’intervista. Caprioglio ha dialogato con ognuno, traendo da ciascuno di loro un monito, un suggerimento soprattutto ai giovani accorsi numerosi in quel che si prospettava un rito sul “come eravamo” e si è trasformato invece in un passaggio ideale del testimone tra generazioni. Lo dimostra l’incitamento appassionato di Giannì prima di morire, quasi un testamento spirituale: «Per crescere bisogna studiare, studiare, studiare!»
La sensibilità della SIDO ai valori del passato emerge anche dall’aver l’Allegrini intitolato altre sessioni a figure di rilievo (oltre a quella dedicata a Caprioglio): a Giobatta Garino, duplice protagonista, a Franco Magni e a Vassili Fotis. Tuttavia, una novità assoluta, ci tiene a sottolineare Caprioglio, che affonda le radici nel passato, ma è molto significativa nel presente, è che per la prima volta in quasi 50 anni, nell’Auditorium 3 si sono visti nella stessa sessione due “chairmen” affiancati: quello SIDO e quello ORTEC. Una promozione sul campo per i meriti odontotecnici maturati in tutti questi anni? Forse. Entrambi i sodalizi si stanno comunque preparando a celebrare il mezzo secolo di vita, essendo nati uno a poca distanza dall’altro (1968).
Un Congresso in una città eccezionale non poteva non programmare un incontro in una location più che eccezionale: la Galleria degli Uffizi, dove si è svolta la cena di gala e dove muti, ma ben presenti, hanno preso parte Michelangelo, Leonardo, Botticelli ed altri immensi “convitati di pietra”.
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