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Emocomponenti per uso non trasfusionale: lo stato dell’arte in medicina

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R. Guaschino

R. Guaschino

mer. 31 maggio 2017

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La possibilità di rigenerare organi e tessuti, il desiderio di conoscere i meccanismi che portano al rinnovo e alla riproduzione di cellule più o meno organizzate tra loro hanno sempre rappresentato un grande sogno dell’immaginario simbolico e collettivo, confidando che potesse in qualche modo rendere l’umano più longevo e, perché no, immortale.

Più concretamente, è anche un obiettivo della scienza biomedica che, studiando i meccanismi di biorigenerazione, individuando recettori, molecole, funzioni, ha permesso di comprendere e tradurre in terapia efficace quei sistemi fisiologici che sottendono alla riparazione delle lesioni ed alla cicatrizzazione delle ferite.

Il passaggio traslazionale dal laboratorio di ricerca al paziente e di ritorno al laboratorio per le valutazioni biologiche dei risultati clinici, ha permesso di individuare, negli ultimi dieci-quindici anni, la strada dello stimolo rigenerativo utilizzando le piastrine ottenute da concentrati autologhi e allogenici. Queste, liberando i fattori di crescita dagli alfa granuli, stimolano naturalmente la rigenerazione dei tessuti contribuendo alla guarigione, cioè al completo o parziale ripristino tanto della struttura quanto della funzione degli stessi
L’intuizione e la prova scientifica di tali effetti hanno aperto, alla fine degli anni ‘90, alcuni scenari terapeutici che poco per volta hanno portato a incrementare notevolmente il numero di contributi e studi clinici, ora più consolidati di qualche anno fa, individuando percorsi di appropriatezza ed efficacia terapeutica a vantaggio di molti pazienti e di molte scelte cliniche, superando talvolta i dilemmi decisionali tra l’approccio chirurgico più invasivo e una più accessibile terapia medica.

Il risultato del grande dibattitto di questi anni è l’evidenza dell’utilità dell’uso degli emocomponenti per uso non trasfusionale, attività peraltro normata da specifiche giuridiche finalizzate alla più rigorosa tutela del paziente, e ricomprese nella legislazione trasfusionale italiana ed europea. In tal senso, e molto recentemente, il D.M. 2 novembre 2015 ha finalmente trattato ed approfondito le regole per l’uso di tali prodotti estendendone la possibilità di ottenimento anche alle strutture private secondo criteri e requisiti definiti tramite apposita convenzione attuando un vero e proprio “principio di delega”.

Questo libro nasce da una grande collaborazione multidisciplinare ove l’argomento trattato è un vero e proprio denominatore comune non immaginabile in precedenza; esso lega discipline inevitabilmente distanti tra loro (Medicina trasfusionale, Odontoiatria, Chirurgia Plastica Ricostruttiva, Ortopedia, Veterinaria ed altre) ed è una grande opportunità per i professionisti per confrontarsi su tematiche trasversali con prospettive terapeutiche innovative comuni. è anche esercizio di capacità tecniche, conoscenza giuridiche e non ultimo affronta l’aspetto etico proprio delle discipline mediche e biologiche ove al centro è l’uomo, prima, e il paziente poi, con le ansie e le sofferenze dell’essere umano che deve sapere che rigenerazione è salute, utilità, ma non ringiovanimento né immortalità. È un’opportunità terapeutica per guarire, per migliorare la qualità della vita, per utilizzare le risorse in modo appropriato e a tutto vantaggio non solo del singolo, ma della collettività intera. Agli Autori, radicati ed esperti professionisti di varie discipline mediche e biologiche, va il merito e, perché no, anche il coraggio, di essersi cimentati in un lavoro difficile di costruzione e assemblaggio di un’opera di grande utilità e praticità sia per il medico sia per l’odontoiatra e il veterinario.

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