DT News - Italy - Gli emocomponenti per l’uso topico in medicina rigenerativa

Search Dental Tribune

Gli emocomponenti per l’uso topico in medicina rigenerativa

Carmen Mortellaro Ordinario di Malattie Stomatologiche e Chirurgia Orale presso l’Università degli Studi del Piemonte Orientale, Presidente Anthec.
Surgical Tribune Italia

Surgical Tribune Italia

mer. 18 gennaio 2017

salvare

La Medicina Rigenerativa rappresenta il settore delle più recenti applicazioni scientifiche in campo medico. Il 24 e 25 febbraio in corso Francia, sede dell’Omceo di Torino si terrà un “Focus on growth factors” a cura dell’Academy of Non Transfusional Hemo Components (Anthec) intitolato “La medicina rigenerativa multidisciplinare”.

“La Medicina Rigenerativa rappresenta il settore delle più recenti applicazioni scientifiche in campo medico. Il suo obiettivo è finalizzato alla restituzione delle funzioni e dell'integrità a parenchimi, tessuti ed organi irrimediabilmente danneggiati da malattie, traumi o dal “semplice” invecchiamento.” Spiega Carmen Mortellaro Ordinario di Malattie Stomatologiche e Chirurgia Orale presso l’Università degli Studi del Piemonte Orientale, Presidente Anthec “Ha lo scopo di fornire all’organismo gli elementi utili ad una riparazione in vivo, attraverso la ricerca ed il perfezionamento di sostituti e presìdi di estrazione autologa in grado di stimolarne le capacità a rigenerarsi e a guarire sfruttando le possibilità autoriparatrici di cui è dotato autonomamente.”

Trattasi di una nuova filosofia di approccio alla malattia: la rigenerazione biologica, da parte del corpo del paziente, del tessuto o dell'organo danneggiato, anziché la sua sostituzione con una protesi o un trapianto. Questo nuovissimo settore delle biotecnologie rappresenta una rivoluzione in medicina e sta cambiando il volto alla sanità aprendo la strada a nuove possibilità di cura per i pazienti e ad una migliore qualità della loro vita. Si studiano pertanto nuove modalità terapeutiche che includono, tra le altre cose, l’uso di molecole solubili come i fattori di crescita.

Il grande interesse per l'utilizzo topico delle piastrine, accompagnate o no da matrice fibrinica, quali fonte di fattori di crescita per lo stimolo alla riparazione tissutale, è nato e si è sviluppato da quando Robert E. Marx, un chirurgo maxillofacciale americano, pubblicò nel 1998 i primi risultati sull'accelerazione della crescita dell'osso mandibolare, ottenuta con l'aggiunta locale di concentrati piastrinici all' innesto di osso spugnoso. Da allora, numerose pubblicazioni hanno arricchito la letteratura internazionale sull'utilizzo topico degli emocomponenti e, oltre ai promettenti risultati, sono emerse nuove prospettive nell'ambito della medicina rigenerativa volte alla ricerca di una sinergia tra fattori di crescita piastrinici, cellule ematiche e tissutali.

Tra le cellule ematiche, si è delineato in particolare il ruolo delle mcellule staminali da sangue periferico, riscontrate a posteriori negli emocomponenti ottenuti mediante leuco-piastrinoaferesi, senza stimolazione del paziente, a prescindere da qualsiasi manipolazione estensiva. L'emocomponente, concentrato piastrinico, nel sito di applicazione,funge da amplificatore del fisiologico processo di riparazione tissutale grazie alla sinergia fra i protagonisti cellulari e umorali della rigenerazione.
In tale importante processo, il sangue, con il suo flusso continuo ed instancabile, è il tessuto che assume nuova veste e si pone come vero protagonista, come un impormasyon carrier estremamente versatile e determinante, capace di condizionare ed influenzare in modo significativo organi ed apparati.

Il sangue raccoglie, infatti, informazioni da organi e tessuti per metterle a disposizione dell’intero organismo, in una sorta di networking. Informazioni che, opportunamente rielaborate, vanno ad agire sulle capacità riparative dei tessuti e sulla modulazione a livello locale e sistemico, di stati infiammatori e degenerativi. I fattori di crescita sono un gruppo di proteine che svolgono un ruolo importante nello stimolo alla divisione ed alla differenziazione cellulare in una vasta gamma di organismi, compresi insetti, anfibi, e piante.

Possono funzionare come stimolatori e/o inibitori della crescita, sono in grado di stimolare la migrazione delle cellule o inibirla, agire come agenti chemiotattici, modulare l'attività delle cellule coinvolte nella apoptosi, stimolare l'angiogenesi e promuovere la sopravvivenza delle cellule.Alcuni esempi di fattori di crescita (GF= growth factor) sono: EGF, FGF, NGF, PDGF,VEGF, IGF, GMCSF, GCSF, TGF, Erythropoietin, TPO, BMP, HGF, GDF, MSF, SGF,GDF e altro ancora.

Ci sono diversi tipi di fattori di crescita, molti dei quali sono stati originariamente isolati dai tessuti di animali, compresi topi e bovini. Esempi di queste sostanze includono fattori di crescita insulino-simile (IGF-1, insuline-like growth factor o somatomedina), fattore epidermico e crescita nervoso. Uno ubiquitariamente distribuito in piante, animali e microrganismi è l'acido lipoico, utilizzato nella fotosintesi e metabolismo glucidico e lipidico. Anche alcune citochine, piccole proteine rilasciate da una cellula a regolare la funzione di un'altra cellula, possono agire come fattori di crescita. Molti vengono utilizzati terapeuticamente.

L'eritropoietina, ad esempio, che stimola la crescita dei globuli rossi, è usato per trattare l'anemia associata a insufficienza renale cronica, chemioterapia ,e zidovudina (AZT), come terapia in pazienti affetti da AIDS. Il fattore stimolante le colonie granulocitarie (G-CSF, filgrastim) e quello che stimola le colonie di granulociti-macrofagi (GM-CSF) sono utilizzati per accentuare la produzione di globuli bianchi nei pazienti oncologici. Questi agenti possono anche essere usati per mobilizzare nella circolazione periferica le cellule ematopoietiche progenitrici (cellule staminali ematopoietiche), una popolazione cellulare CD34 positiva che può essere raccolta in aferesi e utilizzata per trapianto di midollo osseo.

Le applicazioni cliniche degli emocomponenti a uso non trasfusionale per uso topico hanno oggi un ruolo importante in diverse discipline mediche. Il loro utilizzo risale agli anni ’80, periodo in cui venivano impiegati come induttori di guarigione nelle ferite cutanee sfruttando la spinta biostimolante dei fattori di crescita contenuta nei granuli delle piastrine. Tra quelle che più si avvalgono dell’utilizzo degli emocomponenti a uso non trasfusionale troviamo la chirurgia vascolare, l’ortopedia, la chirurgia plastica, l’oculistica, l’odontoiatria e, ultimamente, la medicina veterinaria.

In campo stomatologico il primo impiego è stato descritto nella preservazione dell’alveolo post estrattivo, essendo l’avulsione dentaria la procedura più diffusa e la vera responsabile delle atrofie ossee maxillo mandibolari. I vantaggi che riusciamo a ottenere nello specifico sono: favorire il coagulo sanguigno, stimolare l'angiogenesi, potenziare la chemiotassi, indurre la formazione più rapida di tessuto connettivo neoformato. Molto sviluppato è altresi l’uso in ortopedia con somministrazioni intrarticolari, nelle compagini muscolari e tendinee, con risultati più che soddisfacenti. In altre discipline come la medicina estetica, viceversa, sono applicate ancora in fase sperimentale, per tecniche rivitalizzanti del derma o come applicazione nel cuoio capelluto per l’alopecia areata e androgenetica.

La guarigione dell’alveolo post-estrattivo è un argomento di grande interesse scientifico: fin dal 1960 sono state analizzate le fasi di guarigione che si verificano a seguito di un estrazione dentaria a livello istologico e istochimico. Oggigiorno c’è un crescente interesse ai fenomeni di guarigione e alla conservazione dei tessuti perialveolari per ottimizzarli in vista di una futura riabilitazione implanto-protesica. A tal proposito, nel 2011 è stata pubblicata una revisione sistematica della letteratura che ha dimostrato come l’utilizzo dei fattori di crescita contenuti nelle piastrine rappresentino una stimolazione supplementare a quella fisiologica utile all’accelerazione dei processi di guarigione.Numerosi studi hanno inoltre dimostrato come i concentrati piastrinici riducano il sanguinamento post-estrattivo e promuovano la rigenerazione ossea e l’epitelizzazione, con un ridotto costo biologico ed economico per il paziente.

L’ottenimento di questi risultati ha reso fondamentale l’utilizzo dei concentrati piastrinici nei pazienti con patologie sistemiche: le loro proprietà biologiche permettono di arrivare a una buona guarigione anche se esistono dei deficit sistemici. La validità dell’impiego del PRGF (concentrato piastrinico in plasma) come supporto alla chirurgia nei pazienti in terapia con bifosfonati, per esempio, si basa sul fatto che possa favorire i processi di guarigione laddove questi siano inibiti da tali farmaci. La presenza dei fattori di crescita nel PRGF, che normalmente sono inibiti dai bifosfonati, rappresenta una stimolazione supplementare a quella fisiologica deficitaria per ottenere l’angiogenesi, la guarigione ossea e mucosa. In aggiunta, si tratta di un prodotto completamente autologo, quindi biocompatibile e sicuro.

Per quanto riguarda l’impiego dei concentrati piastrinici nella chirurgia mucogengivale, i risultati sono buoni in molti casi ma ancora dibattuti in ambito scientifico. Gli obiettivi del trattamento delle recessioni dei tessuti molli gengivali sono la ricopertura della superficie radicolare fino alla giunzione amelocementizia e l’ottenimento di un aspetto clinico simile a quello dei denti adiacenti per quanto concerne il colore,l ’andamento del contorno gengivale e la tessitura di superficie.

L’introduzione dei concentrati piastrinici nella terapia dei tessuti molli ha sicuramente cambiato anche le tempistiche di guarigione agevolando l’approccio chirurgico di interventi come gli approfondimenti di fornice, le exeresi di fibromi sottoprotesici e l’escissione di neoformazioni benigne gengivali in cui vi sia esposizione periostale. Per il trattamento dei tessuti molli si sfruttano le proprietà biostimolanti e quelle fisico-chimiche dei concentrati piastrinici, in particolare la capacità di controllare l’emostasi e di proteggere la ferita chirurgica.

Cinque anni fa, al servizio della medicina rigenerativa è nata ANTHEC (Academy of Non Transfusional Hemo-Components) dall 'idea di un gruppo di professionisti appassionati alla materia , con l’intento di promuovere la conoscenza e l’impiego degli emocomponenti per uso non trasfusionale in tutte le branche della medicina e chirurgia, in odontoiatria e in medicina veterinaria. Grazie alla partecipazione di biologi, medici, chirurghi, odontoiatri e veterinari, l’ANTHEC rappresenta oggi un punto d’incontro per professionisti di diversa formazione culturale ed esperienza professionale.

Con il suo carattere multidisciplinare, l’Accademia ha come obbiettivo principale lo scambio di conoscenze tra ricercatori e professionisti di aree mediche differenti, con la finalità di promuovere la ricerca e lo sviluppo di protocolli clinici relativi all’impiego degli emocomponenti ad uso topico. L’Accademia intende anche garantire una formazione adeguata e libera da vincoli commerciali per i professionisti delle diverse aree medico-veterinarie. La presenza in ANTHEC di medici trasfusionisti arricchisce inoltre il patrimonio cognitivo dell’Accademia, integrando gli sforzi multidisciplinari per la promozione dei percorsi formativi e di accreditamento secondo le vigenti norme legislative.

To post a reply please login or register
advertisement
advertisement