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Dai denti si può prevedere l'evoluzione dell’uomo

Dr Alistair Evans prende in esame una serie di calchi del cranio di ominidi inclusi nello studio. (Foto: David Hocking)

lun. 7 marzo 2016

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Melbourne. La variazione di dimensioni dei denti negli esseri umani, è stata attribuita principalmente alla selezione naturale e ai cambiamenti nella dieta nel corso dei secoli. Tuttavia, i meccanismi alla base di questi cambiamenti fino ad oggi non sono stati pienamente compresi. I ricercatori hanno ora scoperto che la dimensione relativa dei denti nei mammiferi segue una semplice regola, utilizzando la quale gli scienziati possono prevedere le dimensioni dei denti mancanti da fossili umani e ominidi estinti, e fornire indizi circa l'evoluzione futura della dentizione umana.

Lo studio è stato condotto da un team internazionale di antropologi e biologi, provenienti da Finlandia, Germania, Regno Unito e Stati Uniti, guidato da Alistair Evans dalla School of Biological Sciences della Monash University (Australia). Per esaminare l’evolversi delle proporzioni dei denti umani, il team ha utilizzato un nuovo ampio database su ominidi fossili e gli esseri umani moderni, raccolti nel corso di vari decenni, così come una tecnologia ad alta risoluzione di 3-D imaging.

Essi hanno scoperto che la “cascata inibitoria”, modello matematico per interpretare la dimensione relativa dei denti, produce il modello predefinito delle dimensioni del dente per tutti i principali post-canini inferiori negli ominidi. «Sulla base del rapporto tra la cascata e le dimensioni, si può utilizzare la dimensione della posizione di un dente per prevedere le dimensioni dei restanti quattro primari denti post-canini nella prima fila negli ominidi» hanno spiegato.

I risultati dello studio possono essere usati per interpretare i reperti fossili degli ominidi e esaminare eventuali “driver” dell'evoluzione umana. «A volte troviamo solo un paio di denti in un fossile. Con la nostra nuova visione, siamo in grado di stimare in modo attendibile quanto fossero grandi i denti mancanti. L’ominide Ardipithecus è un buon esempio, il secondo molare da latte non è mai stato trovato, ma ora possiamo prevedere quanto grande fosse», ha detto Evans.

«Il nostro nuovo studio mostra che il modello è molto più semplice di quanto prima pensassimo ‒ ha concluso ‒ l’evoluzione umana è stata molto più limitata».

Lo studio, intitolato “A simple rule governs the evolution and development of hominin tooth size”, è stato pubblicato online il 24 febbraio sulla rivista Nature.

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