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Con l’Anthec il valore aggiunto degli emocomponenti non trasfusionali. Ne parla il neo presidente Manzella

Carlo Manzella.
m.boc

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mar. 12 maggio 2015

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Il suo “battesimo” come presidente è avvenuto al Collegio dei Docenti a Milano. Carlo Manzella, libero professionista e professore a contratto presso la Dental School di Torino, è succeduto nel febbraio di quest’anno a Gilberto Sammartino nella carica di presidente dell’Anthec, il quanto vale a dire di una Società scientifica relativamente giovane che si occupa di emocomponenti ad uso non trasfusionale per scoprire come si può allargare l‘ambito di applicazione in odontoiatria, ma non solo, in chirurgia, in veterinaria ed in medicina di generale.

L’impiego degli emocomponenti per uso topico – dice infatti una nota di Anthec – rappresenta una novità in tutte le discipline chirurgiche e nella medicina estetica. I vantaggi nel loro uso vanno dalla miglior capacità di riparazione tissutale, all'accelerazione dei processi riparativi; dai decorsi post-operativi privi di dolore, alla minor incidenza di infezioni. Un campo di applicazione di recente sviluppo è rappresentato dalla bio-stimolazione dei tessuti molli e dai protocolli di trattamento di lesioni cutanee post-traumatiche o legate a malattie dismetaboliche.

Grazie alla partecipazione di biologi, medici, chirurghi, odontoiatri e veterinari – continua la nota – l’ANTHEC rappresenta quindi un punto d’incontro per professionisti di diversa formazione ed esperienza professionale. Col suo carattere multidisciplinare ha come obbiettivo principale lo scambio di conoscenze tra ricercatori e professionisti di aree mediche differenti, per promuovere ricerca e sviluppo di protocolli clinici relativi all’impiego degli emocomponenti ad uso topico. L’Accademia intende anche garantire una formazione adeguata e libera da vincoli commerciali per i professionisti di varie aree medico-veterinarie. La presenza di medici trasfusionisti in ANTHEC arricchisce il suo patrimonio cognitivo, integrando gli sforzi multidisciplinari per la promozione dei percorsi formativi e di accreditamento secondo le vigenti norme legislative.

L’interdisciplinarietà è una plusvalore perché interessante vedere cosa viene fatto nelle altre discipline. «Noi siamo aperti – dice Manzella – alla biologia e bioingegneria consapevoli che il nostro è un destino “progressivo”». Referente Anthec in questa marcia di avvicinamento al sapere, oggi piena di insidie è Stefano Fiorentino, avvocato di vaglia ed “utilissimo” lo definisce Manzella, uno dei rari professionisti che abbiano approfondito gli aspetti giuridici della materia. «L’interdisciplinarietà – continua – serve per far maturare un’altra mission: dare un peso all’aspetto clinico dell’emoutilizzo».

Al Congresso del Collegio l’Anthec si è impegnata per dare una ricaduta clinica sui partecipanti, non solo con lezioni frontali, ma attraverso numerosi workshop mettendo in pratica qualcosa che valga per il dentista, per il medico veterinario, ecc.. «Una disponibilità a ventaglio – sottolinea Manzella – che non si ferma solo al Collegio ma si articola verso i tanti congressi cui vogliamo affidare un messaggio di attenzione ad una metodica in fase di sviluppo. Ora le applicazioni degli emocomponenti sono ammesse solo in alcune regioni, ma ci stiamo adoperando per una legge a carattere nazionale». Il 16 e 17 ottobre con suo terzo Congresso internazionale a Cremona si rinnoverà l’impegno dell’Associazione di porsi come punto di riferimento per l’utilizzo non trasfusionale degli emocomponenti.

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