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“Anthec super partes”: per il presidente Gilberto Sammartino “il nostro intento è essere punto di riferimento per tutti gli utilizzatori degli emocomponenti ad uso non trasfusionale”

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Dental Tribune Italy

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ven. 28 novembre 2014

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In occasione delle Due Giornate di Cremona Dental Tribune ha posto alcune domande a Gilberto Sammartino, presidente dell’Anthec (Accademia internazionale degli emocomponenti ad uso non trasfusionale).

Il 21 e 22 Novembre si è tenuto a Cremona, nella storica cornice del Palazzo Trecchi, il Congresso internazionale dell’Anthec. Il titolo delle due giornate, ”Emocomponenti a uso non trasfusionale: stato dell’arte e applicazioni multidisciplinari” lasciava intendere che questo tema non coinvolge una sola categoria di professionisti, in particolare quella degli odontoiatri…
Certamente. L’ambizione dell’Anthec è proprio quella di rappresentare un punto di riferimento scientifico ed associativo per tutti gli utilizzatori degli emoconcentrati piastrinici, non solo per quanto concerne le diverse branche della Medicina, ma anche per quanto riguarda altre figure professionali interessate in ambito veterinario, ingegneristico e regolamentare-legislativo.

L’utilizzo degli emocomponenti è una realtà terapeutica ufficialmente accettata dalla comunità scientifica internazionale?
Dopo il primo input di Robert Marx alla fine degli anni ’90 vi è stata una grande fioritura di ricerche di base e di clinica applicata con una corposa produzione scientifica internazionale che ne ha validato le indicazioni e i metodi di preparazione e di utilizzo.

Il loro impiego ad uso non trasfusionale è accessibile liberamente a tutti i professionisti o esiste una regolamentazione?
Va fatta a questo punto una distinzione. Per quanto concerne l’area veterinaria, sicuramente è accessibile a tutti gli operatori interessati. Per quanto riguarda, invece, le figure mediche e odontoiatriche rappresenta a tutt’oggi una vexata quaestio, che coinvolge aspetti deontologici e legislativi. In attesa di una legge ad hoc, che è alla firma ministeriale e che dovrebbe consentire un iter formativo per un libero utilizzo regolamentato, oggi è possibile usufruirne grazie a specifiche convenzioni fatte a livello regionale o, talvolta, approfittando di una vacatio legis.

Di fronte ad una normativa cosi complessa come quella che regolamenta l’utilizzo del sangue o delle sue componenti, l’Anthec ha assunto una posizione ufficiale?
Si, ovviamente grazie ad un Position Act, che può essere consultato sul nostro sito. Una posizione che tende, sia pur nel rispetto delle regole, a consentire un utilizzo responsabile e consapevole del presidio biologico.

Esiste attualmente una sola metodica di preparazione?
No, vi è una galassia di metodiche, con approcci differenti e parzialmente standardizzata dalla letteratura internazionale con tentativi importanti di classificazione ma anche disagreement rispetto alle diverse indicazioni e ai riscontri clinici.

Quali sono i possibili sviluppi e le possibili applicazioni terapeutiche degli emocomponenti ottenuti con queste metodiche?
Beh, direi infinite, quantomeno nelle intenzioni. Sicuramente nell’ambito del discorso rigenerativo globalmente inteso in Odontoiatria e in Medicina che in Veterinaria: in una parola nell’ambito del discorso del “tissue engineering”.

Ed ora una parola sull’Anthec. Quali ideali, quale lo sviluppo dell’idea e dell’Academia?
Potrei racchiuderli in una sola parola: super partes. Il nostro intento è essere punto di riferimento per tutti gli utilizzatori, partecipando alla formazione e al Regolamento, validando (o non) le metodiche e proponendo parametri certificativi delle stesse.

Come vanno le adesioni? Oltre al Congresso vi sono altri appuntamenti di rilievo?
Le adesioni sono progressivamente crescenti. Non dobbiamo però dimenticare che ci riferiamo ad un pubblico ancora di “nicchia”. Tuttavia l’interesse appare crescente e con una forte spinta anche di tipo commerciale. Il nostro compito sarà quello di ottimizzare tali spinte commerciali, rimanendo super partes e non consentendo di mischiare il sacro al profano.

Mettiamola a confronto: come si pone quella italiana (che si definisce internazionale) nei confronti di altre realtà analoghe? Come si deve intendere l’internazionalità?
È un auspicio tutt’ora under construction. La sua definitiva concretizzazione avverrà nel Congresso Internazionale di Napoli del 16 e 17 ottobre 2015, al termine del mio biennio di Presidenza, dove, confortati dalla presenza di Robert Marx, avremo relatori provenienti da tutto il mondo con una multidisciplinarità ai massimi livelli. Altro obiettivo importante, che già stiamo perseguendo, grazie alla joint venture con altre Società scientifiche, quali la SENAME (South Europe, North Africa, Middle East) Implantology and Modern Dentistry Association, è svolgere un importante sharing formativo nei Paesi del Mediterraneo e del Medio Oriente.

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