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Con la dipartita di Paolo Vigolo ci saluta un grande dell’Odontoiatria

Paolo Vigolo al congresso "Rhein83days" svoltosi a inizio giugno a Bologna.

lun. 17 giugno 2019

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Il primo pensiero va alla famiglia, ai colleghi e agli amici, ma anche a tutti quelli che hanno avuto modo di poterlo incontrare. Colpiva per la sua gentilezza e cordialità, oltre che per la grande disponibilità che si denotava anche dopo pochi minuti che lo si conosceva.

Ci lascia a causa di un infarto che lo ha colpito nel suo studio, mentre lavorava, e ad apprendere la notizia non si può non pensare all’ attenzione che poneva nel suo lavoro, nel suo modo di creare rapporto con i suoi pazienti: «L’ultima cosa che dovrebbe fare il dentista, come tutti gli altri medici d’altronde, è limitarsi ad essere delle macchina da guerra produttive. Bisogna personalizzare il piano di trattamento per ogni singolo paziente e per farlo dobbiamo parlare con loro, capire le loro necessità» ci raccontava solo pochi mesi fa durante la sua Presidenza AIOP nel corso di una intervista.

Laureato nel 1986, il prof. Vigolo ha visto il passaggio dell’implantologia, dalle protesi mobili a quelle più sofisticate e fisse, con una carriera articolata tra l’Italia e gli Stati Uniti. Periodi di studio che ricordava con gioia, come momenti non solo formativi ma di scambio culturale. Un percorso che lo portava ad avere uno sguardo lucido sul presente e sul futuro dell’odontoiatria, contrario a chi si poneva in modo troppo conservatore, ma al tempo stesso consapevole dell’importanza dell’esperienza maturata in prima linea. «Non è che l’avvento delle macchine ti fanno dimenticare anni di storia, l’importanza della precisione, dei margini, sono sempre uguali». L’importanza del sapere essere persone prima di dottori o professori, una peculiarità che Paolo aveva e che ci mancherà molto.

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