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Psicologia a supporto dei cambiamenti di cittadini e pazienti

Patrizia Biancucci

Patrizia Biancucci

gio. 9 luglio 2020

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La fase iniziale della crisi legata all’epidemia da Covid-19 ha creato una situazione confusa che si è trasformata rapidamente in panico, elemento ricorrente in tutti i contesti di crisi, alimentato dalle notizie relative agli ospedali sovraffollati, alle difficoltà del sistema sanitario di fronte al crescente numero di malati e alla preoccupazione per le scorte alimentari. Nonostante l’impegno del Governo nell’adottare efficaci misure di contenimento della pandemia, la conseguenza della quarantena di massa, il cosiddetto lockdown, è la paura.

Paura di infettarsi, paura di infettare, paura per i figli o per i genitori anziani, paura delle conseguenze economiche. All’isolamento sociale si associa la perdita di controllo e la sensazione di sentirsi in trappola, quindi incertezza, sfiducia e tendenza a stare fermi, rimandare le spese, anche mediche, in attesa che la situazione migliori. Questo vale per gli odontoiatri, che spesso rinunciano a investimenti che sarebbero necessari soprattutto in questo momento per “rilanciare” il proprio studio, e vale anche per i pazienti, che in preda alla paura e all’incertezza, rinunciano alle cure mediche e odontoiatriche. La dott.ssa Patrizia Cascarano, psicoterapeuta e formatrice, esperta di formazione manageriale e di comunicazione medico/paziente, ha partecipato come volontaria al programma di sostegno psicologico attivato dal Ministero della Salute e, dunque, può aiutarci a capire le dinamiche psicologiche di questo terribile periodo di pandemia.

Dott.ssa Cascarano, la drammatica crisi legata alla diffusione della pandemia da Covid-19 e il cosiddetto lockdown hanno generato in prima battuta la paura, certo alimentata e amplificata dall’aumentare dei casi, delle morti e di un bollettino quotidiano che molto spesso è stato rappresentato come un bollettino di guerra, ma non sempre giustificata. Come si spiega? A quali fattori è associata?
Credo che la comunicazione scelta dai media abbia causato ancora più ansia di quella che già c’era. Stiamo attraversando una situazione che l’essere umano si trova ad affrontare per la prima volta: un virus per lo più sconosciuto che si diffonde in tutto il mondo. Nei primi giorni abbiamo cantato dai balconi, abbiamo applaudito, pensando che dopo qualche settimana tutto sarebbe finito. E invece no. Le conferenze stampa delle ore 18 erano paragonate a bollettini di guerra. I lockdown prorogati. Non eravamo pronti, nessuno se lo aspettava. Ne siamo usciti spaventati, incerti e con una grande ansia rispetto al futuro che non possiamo controllare, la lezione più pesante che ci ha lasciato questa pandemia.

Sulla vulnerabilità fisica siamo ormai bene informati: chi invece è più debole sotto il profilo psicologico?
Dal punto di vista psicologico è più vulnerabile chi ha già una sensibilità pregressa, chi aveva fragilità che tendeva a compensare con impegni e vita frenetica. Ne è uscito meglio chi non aveva paura di stare con se stesso, chi ha capacità di adattamento e di resilienza. Nessuno ha mai dovuto affrontare qualcosa di simile ma nella vita abbiamo fronteggiato altri momenti impegnativi che possono averci insegnato qualcosa di noi stessi. Inoltre durante il lockdown bisognava seguire poche regole per limitare gli effetti della “reclusione”: stare all’aria aperta il più possibile (sul balcone o sul terrazzo), cercare di andare a dormire e di svegliarsi alla stessa ora per conservare il ritmo sonno-veglia, mangiare in modo equilibrato privilegiando frutta e verdura, pianificare le attività con moduli non superiori alle 2 ore, inserire nella giornata l’attività fisica.

Dott.ssa Cascarano, quali le strategie di supporto per reggere l’impatto psicologico degli operatori sanitari nell’emergenza Covid-19?
Sono stati aperti molti sportelli di ascolto per gli operatori sanitari coinvolti nell’emergenza e questo è stato di notevole aiuto. Si raccomanda loro di staccare il più possibile dal lavoro a così alto impatto emotivo occupandosi di attività che li distraggano e li ricarichino. L’attività fisica, la respirazione, la meditazione, il supporto degli altri. Ecco, questo è un punto importante: la psicologia dell’emergenza ha da anni sottolineato quanto nei disastri sia importante il supporto sociale, il sostenersi l’un l’altro, la connessione emotiva che si crea e che sostiene gli esseri umani. Pensate a questa situazione: le raccomandazioni consigliano il distanziamento sociale. Ci siamo trovati tutti, nessuno escluso, soli nella stessa tempesta.

Cosa ne pensa delle consulenze psicologiche online? Ci sono linee dedicate anche nel servizio sanitario pubblico?
Penso che siano positive, viste tutte le limitazioni che questa situazione ha portato e tenendo conto che il supporto psicologico viene garantito nella massima sicurezza. A questo scopo il Ministero della Salute ha attivato dal 27 aprile un numero verde 800.833.833 aperto a tutti i cittadini dalle ore 8 alle ore 24, servizio al quale presto la mia attività come volontaria.

Come cambia la comunicazione con il paziente in tempo di pandemia? Il team odontoiatrico dovrebbe essere formato per modificare o accrescere le conoscenze per comunicare con il paziente d’ora in poi?
L’ansia di base è aumentata quindi ancora di più sarà necessario ricorrere alle capacità simpatetiche ed empatiche per rassicurare il paziente. Il fatto che tutti usino la mascherina limita la comunicazione non verbale allo sguardo e al tono di voce. Ancora di più bisognerà prestare attenzione a questi aspetti da parte di tutto il team. Credo che nel team bisognerà prevedere delle riunioni di debriefing per elaborare l’esperienza di questi giorni. Lavorare in questo clima e correndo parecchi rischi non è facile. Penso allo stress che tutto il personale ha subìto. Condividerlo diventa una fase importante per elaborare e lasciarsi alle spalle quello che è successo. Non è possibile dimenticare né sarebbe giusto, ma neanche tenerlo davanti agli occhi!

Dott.ssa Cascarano, una volta superata la fase critica dell’epidemia su chi e su cosa si deve focalizzare l’attenzione?
Abbiamo perso tutti qualcuno o qualcosa: una persona cara senza poterle dire addio, senza un funerale per stringersi agli altri e per condividere il dolore; la perdita del lavoro o le conseguenze economiche. Il dolore comune per il nostro “mondo” che è stato trasformato e ne siamo usciti disorientati. La crisi ha gettato sfiducia. È stata minata la nostra capacità di controllo, la prevedibilità ha cambiato senso facendo capolino all’impotenza di fronte al dover proteggere noi stessi e i nostri cari più fragili. La professione dello psicologo è diventata una figura chiave per aiutare le persone a gestire le perdite che si sono dovute affrontare: la perdita di uno stile di vita, di sicurezza, di relazioni, di prevedibilità del futuro che in ultima analisi sono tutti fattori che contribuiscono alla perdita di identità. Non essendoci una morte reale, l’elaborazione del lutto diventa difficile. Sono tutti Traumi, con la T maiuscola, che segnano il carattere e la vita delle persone. Non è più come prima, ma per certi aspetti è meglio di prima e la domanda più difficile è “Che cosa mi ha insegnato di positivo questa esperienza?” Rispondere a questa domanda significa prevenire l’ondata di malinconia e di depressione che potrebbe verificarsi.
Consigli: dare un nome a ciò che si è perso o che si sta perdendo, sia individualmente che come collettività, aiuta ad acquisire la consapevolezza, per poi identificare le proprie risorse, i punti di forza e la propria capacità di adattamento.

Conoscere le aspettative dei pazienti di oggi e di domani può essere importante per immaginare lo scenario futuro del proprio studio e attuare pianificazioni e strategie. Quale parte della popolazione è diventata più vulnerabile in termini di fasce d’età o di condizioni sociali?
Mi sento di rispondere tutti! Nessuno sa come ne usciremo da questa esperienza che ha “acciaccato” tutti, chi durante il lockdown chi nel rientro. I miei pazienti per esempio stavano meglio durante l’isolamento perché avevano tempi più lenti e meno interferenze dall’esterno, soprattutto di tipo relazionale. Eppure avrebbero dovuto essere nelle fasce psicologicamente più fragili. Invece hanno colto l’opportunità di un tempo “svuotato” per pensarsi, riflettere e prendersi cura di sé. Quello che raccomando è di parlare perché le emozioni hanno bisogno di parole.

Pensa che la Prevenzione sarà recepita come fattore più importante rispetto al passato e quindi i cittadini saranno più disponibili ad investire anche in cure dentali considerandole un bene essenziale?
Il Covid-19 ha riportato l’attenzione sul corpo e sulla salute che spesso veniva data per scontata. Io penso che ci sarà un aumento di persone che faranno prevenzione.

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