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A cura della Società Internazionale degli Antiossidanti (ISANH) si è tenuto il 26-27 giugno a Parigi, presso l’Istituto Pierre et Marie Curie (Sorbonne Universités) il 19° Congresso internazionale sullo stress ossidativo (https://www.isanh.net/), al quale hanno partecipato delegazioni di ricercatori provenienti da ogni angolo del mondo e con le più diverse origini accademiche.
Il programma prevedeva la trattazione dello stress ossidativo applicato alla ricerca traslazionale e, quindi, alla clinica. A portare alto il vessillo della ricerca italiana in odontoiatria, l’Istituto Stomato-logico Toscano (IST), che ha sottoposto alla Commissione scientifica dell’ISANH la sua più recente ricerca nell’ambito dell’Oral Health: i risultati promettenti di uno studio pilota sul paziente diabetico affetto da malattia parodontale sono stati esposti da Simone Marconcini.
L’abstract dello studio è stato inserito nella sessione dedicata allo stress ossidativo e la sindrome metabolica presieduta da Miria Ricchetti e Jumana Saleh. Obiettivo era misurare i livelli di stress ossidativo (eccesso di radicali liberi dell’ossigeno e/o deficit di antiossidanti) prima e dopo il trat-tamento parodontale non chirurgico. Il dosaggio dei marker dello stress veniva eseguito a livello pe-riferico (campione di sangue digitale) e locale (campione salivare). L’analisi eseguita era di natura spettrofotometrica, tecnica caratterizzata dalla possibilità di contenere le quantità di campione bio-logico necessario nonché i tempi di esecuzione delle misurazioni dirette.
Parallelamente venivano raccolti gli indici relativi al controllo glicemico e parodontale. Al tempo zero, la coorte di studio presentava un quadro di infiammazione sistemica e locale (misurata sulla base dei marcatori di stress ossidativo) più alto rispetto alla media dei valori di riferimento della po-polazione normale. Nello specifico, la media di concentrazione plasmatica dei radicali liberi dell’ossigeno (dROMs) era di 353 U.Carr, valore al di sopra del range di normalità. Tre mesi dopo il trattamento parodontale si è potuta apprezzare una significativa riduzione dello stress ossidativo locale e sistemico congiuntamente a un miglioramento significativo del profilo glicemico.
A conclusione dei lavori della Consensus Conference of Diabetologists and Periodontologists del 2013 era stato infatti affermato che il trattamento non chirurgico della malattia parodontale è in gra-do di ridurre significativamente il livello di emoglobina glicata (HbA1C) dopo tre mesi, attestandosi intorno allo 0.4%, un valore che corrisponde all’impatto clinico che avrebbe l’aggiunta di un secondo farmaco al regime medicale del paziente diabetico. Ebbene, i risultati dello studio pilota presentato dall’IST si sono sovrapposti a queste stime: il livello medio di HbA1C era pari a 6.92% al tempo zero e, tre mesi dopo, è diminuito a 6.63%.
Il disegno pilota dello studio non consente di trarre conclusioni che abbiano il carattere di validità esterna nella popolazione generale. Tuttavia, l’aumento esponenziale dell’incidenza del diabete, la necessità di trovare biomarker alternativi per il monitoraggio dell’inflammofilia del paziente disme-tabolico e l’aumentata prevalenza della malattia parodontale in questi soggetti concorrono ad avva-lorare i risultati dello studio presentato a Parigi inserendolo nella bibliografia utile al disegno di nuovi e più complessi trial futuri.
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