TORONTO, Canada: riscontrabili nel 60-90% dei bambini e quasi in tutti gli adulti, le carie dentali sono di certo la patologia orale più diffusa del pianeta. I metodi attuali per la loro individuazione sono sostanzialmente l’ispezione visiva e le radiografie; tuttavia, entrambe non sono efficaci nell’individuazione di carie allo stadio iniziale. Per questo i ricercatori hanno messo a punto un dispositivo in grado di fare quello che l’occhio umano o le radiografie non possono fare.
Il thermophotonic lock-in imaging (TPLI) è uno strumento che incorpora una luce laser e una fotocamera a infrarossi che permette di scoprire le carie a uno stadio molto precoce se paragonato agli standard attuali. Il dispositivo è relativamente economico, non invasivo e può integrarsi perfettamente nella strumentazione dello studio dentistico.
Per testarne l’efficacia i ricercatori della York University di Toronto hanno indotto una demineralizzazione su un molare umano estratto immergendolo in una soluzione acida per 2, 4, 6, 8 e 10 giorni. L’immagine catturata dallo strumento dopo soli due giorni, ha mostrato chiaramente la presenza di una lesione, quando un clinico a occhio nudo non sarebbe in grado di individuarla nemmeno dopo i dieci giorni di immersione nella soluzione.
Commentando i risultati, il prof. Andreas Mandelis ha dichiarato: «Questo lavoro avrà un grande impatto sul modo in cui i dentisti sono soliti diagnosticare le carie. La tecnologia è ancora agli albori, ma lo studio in questione la porta sempre più vicino a un suo reale utilizzo nella pratica clinica.»
Il paper, intitolato “First step toward translation of thermophotonic lock-in imaging to dentistry as an early caries detection technology”, è stato pubblicato a settembre sul Journal of Biomedical Optics.
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