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ANN ARBOR, Mich., Stati Uniti d’America – Dentisti e ingegneri biomedici hanno per la prima volta trattato un paziente con un grave difetto parodontale utilizzando uno scaffold polimero bioassorbibile, personalizzato stampato in 3D. Anche dopo il fallimento del sito, 13 mesi dopo la terapia, i ricercatori credono che i biomateriali stampati in 3D possono offrire, in futuro, un’alternativa alle procedure tradizionali per la ricostruzione parodontale.
La procedura è stata eseguita su un paziente di 53 anni di sesso maschile con diagnosi di parodontite aggressiva generalizzata. A causa delle limitate opzioni di ricostruzione, è stato scelto, al fine di preservare la dentatura del paziente, un approccio bioingegneristico che comporta l’impianto di una struttura in 3D per riempire il difetto parodontale, come riferito dai ricercatori.
Secondo il rapporto, è stato utilizzato per il file dati in ingresso il formato STL (STereoLithography) per la produzione dello scaffold più adatto, partendo dalla TAC del difetto. La struttura è stata stampata utilizzando una sinterizzazione laser selettiva con policaprolattone in polvere contenente 4% di idrossiapatite.
I ricercatori hanno raccontato che il sito trattato è rimasto intatto per 12 mesi, a dimostrazione di un guadagno di 3 mm di attacco clinico e della copertura parziale della radice, senza segni di infiammazione cronica o deiscenza. Tuttavia, 13 mesi dopo la terapia, la struttura si è esposta.
Anche se questa prima applicazione di uno scaffold stampato in 3D non ha avuto successo, nel lungo periodo, i ricercatori hanno concluso che ulteriori ricerche in merito all’applicazione di tale tecnologia e al miglioramento del riassorbimento potrebbero portare a un nuovo e più personalizzato approccio clinico alla medicina rigenerativa orale.
Il case report, intitolato “3D-printed bioresorbable scaffold for periodontal repair”, è stato pubblicato online il 29 giugno sul Journal of Dental Research e apparirà stampato in un futuro supplemento clinico. La procedura è stata condotta presso l’Università del Michigan, in collaborazione con l’Università di Milano, e la Dankook University in Corea del Sud.
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