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Riscoprendo l’odontoiatria operativa

(Foto: Anna Jurkovska/Shutterstock)
A. Alani

A. Alani

mar. 11 ottobre 2016

salvare

La prima cosa che viene in mente quando si parla di odontoiatria sono le otturazioni o le corone, la correzione del morso o il miglioramento del colore o della forma dei denti. Questo è il “core business” del dentista e anche la base sulla quale il pubblico misura la competenze di un clinico. Infatti, molti dentisti si nasconderebbero dietro i propri macchinari se sentissero che dalla sala d’aspetto un paziente si lamenta che la sua otturazione “è caduta dopo un’ora”: niente sarebbe più umiliante per un dentista.

La prima cosa che viene in mente quando si parla di odontoiatria sono le otturazioni o le corone, la correzione del morso o il miglioramento del colore o della forma dei denti. Questo è il “core business” del dentista e anche la base sulla quale il pubblico misura la competenze di un clinico. Infatti, molti dentisti si nasconderebbero dietro i propri macchinari se sentissero che dalla sala d’aspetto un paziente si lamenta che la sua otturazione “è caduta dopo un’ora”: niente sarebbe più umiliante per un dentista.

L’odontoiatria operativa sembra essere un’arte perduta, schiacciata tra attività estetiche più lucrative che stanno al di fuori dell’odontoiatria tradizionale. Gli interventi come le otturazioni o le corone non sono attrattivi come possono esserlo il Botox o gli Aligners. A differenza di quanto si vuol far credere alle persone, il restauro professionale e duraturo dei denti resterà sempre la competenza a noi maggiormente richiesta. Conservare il tessuto dentale e proteggere la polpa è la cosa più importante quando gli impianti non hanno il successo sperato.

D’altronde, vendere la salute invece che vendere un prodotto è un modello di business di successo, trasversale a tutte le professioni. La salute del paziente non ha prezzo. Quanti sceglierebbero un intervento a cuore aperto rispetto a un’operazione meno invasiva che lascia una cicatrice grande come un cerotto?
Come molte cose paradossali nella vita l’ignoranza è beatitudine. Chiedetevi cosa sceglierebbero i vostri pazienti se davvero comprendessero la differenza tra distruggere i tessuti dentali e conservarli, considerandone anche i costi biologici. Sarebbero di certo disposti a pagare di più per un trattamento che è meno doloroso e garantisce la longevità dei denti a differenza del restauro. Oggigiorno le cure secondarie vanno per la maggiore e le strutture che le offrono sono congestionate, quando invece le cure primarie sono sottovalutate e poco remunerate. Se salvare i denti e prevenire la necrosi pulpare è quello che l’odontoiatria dovrebbe fare, purtroppo non sempre ne ha la possibilità.

Oltre alla minaccia batterica, i pazienti stressano i muscoli e distruggono i denti, dal troppo stress all’ipomobilità, le disfunzioni della mandibola sono molto comuni. La parafunzione è diffusa, (anche a me la Brexit ha causato del bruxismo recentemente!). A causa delle articolazioni intricate, i pazienti presentano una moltitudine di sintomi che spesso sono correlati anche al benessere mentale cosa che indica un possibile ruolo giocato dalla psicologia. Così la diagnosi diventa un rompicapo e le opzioni di trattamento possono variare molto risentendo spesso delle capacità del clinico.

Dall’esercizio alle procedure artroscopiche lo spettro è ampio. Personalmente ho testato il cosiddetto Michigan Splint e l’ho trovato una opzione utile quando il cambiamento di stile di vita o la fisioterapia falliscono. Di nuovo, il minimamente invasivo è la strada migliore per chi cerca un’occlusione perfetta, che tra l’altro, in realtà, è spesso un’illusione. State in guardia dai pazienti che vogliono a tutti i costi un morso perfetto in modo che la propria mandibola non faccia “click”.

I pazienti vogliono mantenere la propria bocca anche se restaurata, così, a causa dei movimenti parafunzionali e del progressivo deterioramento dei denti, la domanda di corone è in aumento. Per preparare il dente per una corona ci vuole competenza e abilità, bisogna essere consapevoli delle traiettorie e degli angoli e allo stesso tempo agire in modo da conservare il più possibile il tessuto dentale. Abilità importanti e che non vanno abusate.

Anche preparare il dente per i colleghi tecnici è una sfida. Molti dentisti rimangono sorpresi se, nonostante la corona combaci perfettamente con il modello, il paziente sente che qualcosa in bocca non va. Capire il perché le cose non funzionano è tanto importante quanto realizzarle correttamente.
Ma, se infine i denti vengono persi nonostante i nostri migliori sforzi, rimpiazzarli è una scelta obbligata e la decisione ricade tra l’impianto e la dentiera. Credo che i ponti tradizionali abbiano ancora un posto in odontoiatria, ma col tempo sono stati in buona parte soppiantati dai ponti di resina. Questo tipo di restauri sono stati accolti in modi diversi nel passato, ma oggi posso dire che rappresentano il modo migliore per rimpiazzare un dente singolo. Come sempre, la cosa migliore da fare è seguire le istruzioni e agire secondo le regole.

Man mano che l’era digitale avanza, i pazienti richiedono più interventi estetici, e il digitale offre soluzioni più precise e predicibili. Lo sbiancamento e il bonding, anche se non sono attrattivi come altri tipi di intervento, nella maggioranza dei casi lasciano i pazienti soddisfatti. Quando lo spazio residuale è chiuso, il colore migliorato e i bordi sono uniformi, i difetti quasi non si vedono più. E io sono convinto che la gloria dell’odontoiatria operativa ritornerà poiché certe abilità saranno sempre richieste.

Nota editoriale: Aws Alani insegna odontoiatria operativa al King’s College London Dental Institute. Maggiori informazioni sono disponibili su: www.kcl.ac.uk

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