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L’instaurarsi di un corretto rapporto medico-paziente è oggi di fondamentale importanza nella prevenzione del contenzioso.
In quest’ottica, molta attenzione deve essere data alla prima visita odontoiatrica: rappresenta il momento in cui, oltre alla raccolta dei dati anamnestici e clinici, medico e paziente possono dialogare su diagnosi, prognosi, alternative terapeutiche e relativi costi, creando così i presupposti del rapporto fiduciario. In prima visita una comunicazione efficace, una correttezza nella diagnosi e un’informazione completa portano alla creazione del cosiddetto piano di cura. Può essere definito come un elenco di azioni ritenute necessarie per risolvere le patologie riscontrate nel paziente e per soddisfarne le richieste (non deve essere necessariamente la sequenza logica dei successivi interventi). Dall’associazione di un corrispettivo economico alle singole azioni riportate nel piano di cura scaturisce poi il preventivo.
L’importanza del rendere noto al paziente i costi delle terapie, oltre che alla base di una corretta informazione, rappresenta anche un obbligo deontologico, come sancito dall’art. 54 dell’attuale Codice di Deontologia Medica: «Nell'esercizio libero professionale, fermo restando il principio dell’intesa diretta tra medico e cittadino e nel rispetto del decoro professionale, l’onorario deve essere commisurato alla difficoltà, alla complessità e alla qualità della prestazione, tenendo conto delle competenze e dei mezzi impegnati. Il medico è tenuto a far conoscere il suo onorario preventivamente al cittadino». Inoltre, uno degli ultimi provvedimenti governativi ha inserito una serie di obbligazioni del professionista nei confronti del “cliente”. Si tratta di informazioni che devono essere fornite e, in un modo o nell’altro, anche formalizzate. Tra queste vi è il pattuire il compenso. Il professionista è tenuto, nel rispetto del principio di trasparenza, a rendere noto al cliente il livello della complessità dell'incarico, fornendo le informazioni utili circa gli oneri ipotizzabili dal momento del conferimento alla conclusione dell'incarico e a fornire il preventivo in forma scritta qualora richiesto.
La definizione del piano di cura e del preventivo non sostituisce il cosiddetto consenso informato al trattamento terapeutico, che rappresenta invece un’attività ben definita che va effettuata prima di iniziare la terapia, e documentata, anche se svolta verbalmente. Una volta che il paziente, adeguatamente informato, dà il suo consenso alle attività terapeutiche concordate nel piano di cura e accetta il relativo preventivo, si può passare alla vera e propria programmazione delle singole attività e quindi al cosiddetto piano di lavoro, sequenza logica, quindi, delle azioni stabilite dall’operatore che deve tener conto della “variabile tempo” nelle singole sedute e nel trattamento nel suo insieme.
Nell’attività clinica quotidiana, il processo informativo che, attraverso una comunicazione efficace, porta alla formulazione di piano di cura – preventivo – piano di lavoro e all’ottenimento del consenso informato, richiede indubbiamente del tempo. Tuttavia anche il tempo dedicato all’informazione, alla comunicazione e alla relazione è tempo di cura (Carta di Firenze, 31 marzo 2005), e il tempo da percorrere non deve essere quello del dentista, ma quello del paziente.
Alla prima visita si deve dare pertanto sempre maggior importanza in termini quantitativi (tempo) e qualitativi (efficacia della comunicazione e completezza dell’informazione), per instaurare con il paziente quel rapporto fiduciario alla base della prevenzione del contenzioso.
L'articolo è stato pubblicato sul Dental Tribune n° 12 del 2012.
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