DT News - Italy - “Piano con l’attribuire ai morsi il valore di prova” dicono i ricercatori americani di Medicina legale

Search Dental Tribune

“Piano con l’attribuire ai morsi il valore di prova” dicono i ricercatori americani di Medicina legale

Il segno lasciato dal morso utilizzato come prova in Arizona. Nel 1992, Ray Krone venne ingiustamente accusato di omicidio e condannato a morte, perché il segno del morso indicava una compatibilità tra la dentatura di Krone e la lesione da morso riscontrata sulla vittima. Un odontologo forense sostenne quindi che fosse stato inferto da lui ma nel 2002 dopo la sua morte, venne scagionato grazie all’analisi del DNA. (Fotografia: E. Thomas Barham (Los Alamitos, CA) e Alan Simpson (Phoenix, AZ), avvocati di Krone)
Dental Tribune International

Dental Tribune International

mar. 20 dicembre 2016

salvare

PHOENIX, USA – In medicina legale, la rilevazione del segno del morso è un metodo comune utilizzato per identificare il trasgressore che ha causato alla vittima questo tipo di lesione. Tuttavia, i ricercatori sono sempre più scettici circa la validità dell'identificazione come prova accusatoria. Un nuovo studio condotto da scienziati americani, ha rivisto l’attuale stato della ricerca sull’identificazione del morso. Secondo l’indagine, in medicina legale oggi non sono sufficienti né la ricerca né l’evidenza empirica a convalidare l'efficacia di questo metodo di prova.

«Solo di recente si è riconosciuta come essenziale una valutazione basata sull’evidenza medica forense, per giustificare delle pretese. Ma questo è successo almeno un secolo dopo di quanto sarebbe stato necessario» ha detto l’autore principale della ricerca Michael Saks, psicologo e professore di diritto presso la Arizona State University. «Di conseguenza anche l’adozione del morso come mezzo provato d’identificazione è diventato argomento di dibattito».

Gli odontologi forensi affermano di riuscire a risalire con precisione da un morso a una ben definita chiostra di denti, l’unica che avrebbe potuto lasciare tale segno sulla scena del crimine. Tuttavia a sostegno di tale affermazione non esiste sufficiente evidenza scientifica. Il segno del morso sulla scena di un reato racchiude solitamente solo un’informazione limitata dal momento che solo una parte della dentatura è visibile in tale segno. Inoltre, le informazioni disponibili spesso non sono chiare poiché il “luogo di registrazione dell’impronta” è la pelle della vittima, la quale, elastica com’è, è soggetta a distorsione sia al momento della ricezione del morso che successivamente.

I ricercatori sottolineano che negli ultimi anni, grazie al test del DNA, sono state scagionate diverse persone accusate erroneamente sulla base del segno lasciato dai denti. Molte ricostruzioni di errori giudiziari rivelano che gli errori derivanti dall’odontoiatria forense sono secondi solamente a quelli provocati dalle testimonianze oculari. Come fonte di prova ingannevole, gli errori degli odontologi forensi sono tra i più alti di tutte le modalità d’identificazione applicate.

L’American Board di Odontologia Forense ha condotto uno studio di affidabilità sulle perizie rilasciate da specialisti qualificati. Dopo aver selezionato un centinaio di fotografie di lesioni da morso avvenute nella pratica, hanno chiesto a 38 odontologi forensi di esaminarle e di rispondere a tre interrogativi: 1) c'è sufficiente evidenza per determinare se la lesione è un segno lasciato da un morso? 2) È un segno di un morso umano, non umano o solo un’ipotesi? Il segno del morso mostra archi distinti e identificabili e precise caratteristiche dei denti? Solamente in 14 dei 100 casi considerati, almeno l'80 per cento ha dato la stessa risposta alle tre domande.

«Le affermazioni dell’odontoiatria forense, per decenni, sono andate ben oltre le prove portate a supporto. Più che avallare le affermazioni teoriche con risultanze pratiche, la ricerca recente ha confermato le deboli fondamenta dell’identificazione attraverso il morso» dicono i ricercatori che consigliano ai giudici di esaminare più attentamente le prove esortando la comunità scientifica a estendere la ricerca sulle tecniche di indagine tra cui anche questo tipo di identificazione.
“Forensic bitemark identification: weak foundations, exaggerated claims” questo il titolo dello studio è stato pubblicato online il 16 novembre sul Journal of Law and the Biosciences.

To post a reply please login or register
advertisement
advertisement