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Presente e futuro della SIPRO: intervista al presidente Dott. Alessandro Agnini

Patrizia Biancucci

Patrizia Biancucci

mer. 24 maggio 2023

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Abbiamo il piacere di intervistare il Dott. Alessandro Agnini, attuale presidente della SIPRO (Società Italiana di Protesi Dentaria e Riabilitazione Orale). Non è un caso che sia diventato presidente dato il personaggio di caratura molto internazionale. Infatti il libro che ha pubblicato insieme al fratello Andrea è stato tradotto addirittura in cinese. Il Dott. Agnini è un odontoiatra che si è formato per arrivare ad essere un vero riabilitatore orale, ponendo particolare attenzione all’implantologia, alla protesi e alla parodontologia.

Dott. Agnini, sappiamo che la SIPRO nasce da una costola dell’Aiop. Lei è il secondo presidente, dopo Costanza Micarelli. Dunque la Sipro nasce e si distacca dall’Aiop. Perché? Che cosa vuol fare di diverso e su cosa si focalizza? Quali sono le novità che vuole portare nel mondo odontoiatrico?
Sipro è la Società di Protesi e Riabilitazione Orale, quindi vuol dire che si affaccia alla protesi a 360 gradi. All’interno abbiamo più di 100 soci fondatori fra clinici, accademici e ricercatori che hanno un proprio talento e una propria vision della riabilitazione orale. Sono stati coinvolti i fondatori con elevate qualità cliniche e scientifiche, che si interessano non solo dell’aspetto puramente protesico del dente artificiale, ma che si occupano dell’articolazione temporo-mandibolare e della parte estetica. Vale a dire una riabilitazione orale a tutto tondo. Questo è già un qualcosa che ci differenzia da altre società scientifiche. All’interno abbiamo parecchi ricercatori accademici e quindi abbiamo un elevato livello di impact factor come produzione di articoli scientifici. Un altro aspetto che ci differenzia è che siamo tutti allineati sui valori fondanti della nostra società scientifica. Il valore dell’inclusività, del pragmatismo, della mentorship, dell’evoluzione, della digitalizzazione, tutti aspetti che fanno parte della nostra società. 

E siete anche particolarmente attenti ai giovani che sono poi le future generazioni? A volte per i giovani non è facile entrare nelle società scientifiche.
Esatto. Intanto posso dire che fra i nostri fondatori ci sono molti under 35 e anche come soci ordinari abbiamo moltissimi juniores under 35 e anche dei soci studenti. La nostra Società ha 9 commissioni che lavorano in sinergia con il consiglio direttivo, fra cui quella dei probiviri, quella dei pazienti fragili, quella dei giovani - presieduta da Luigi D’Arienzo quindi un under 35 molto attivo - quella culturale, quella scientifica, quella odontotecnica e quella che si dedica ai rapporti con le aziende. Per i giovani facciamo molto anche nell’organizzare le nostre attività congressuali, come avvenuto per il congresso che si è svolto lo scorso febbraio a Firenze, in cui avevamo proprio una sala parallela detta la sala NexGen, dove il sabato mattina si sono alternate varie coppie di giovani Sipro, caratterizzata da giovani italiani che hanno frequentato la New York Università negli anni scorsi. Abbiamo anche cominciato a intrecciare una joint venture con la New York University, proprio perché nella nostra vision c’è anche l’internazionalizzazione, oltre che il consolidamento a livello nazionale, come società di protesi. 

Tutto questo vi ha fatto crescere, tanto che al congresso di Firenze ci sono stati oltre 500 partecipanti. È vero?
Avevamo tantissimi Poster presentati dagli studenti delle varie Università e un bellissimo programma, che è stato molto seguito, il cui focus era la gestione protesica dell’età evolutiva, dell’età adulta e del paziente fragile. È andata moto bene la sessione NexGen, come pure quella del team con l’odontotecnico. Addirittura c’era una sala dedicata agli odontotecnici, perché essendo una società di protesi e riabilitazione orale l’anima è il Team odontoiatrico, cioè la condivisione del lavoro anche con l’odontotecnico.

Adesso parliamo dell’intelligenza artificiale visto che la digitalizzazione e il workflow digitale sono pressoché d’obbligo. Teniamo conto che molti dentisti ormai usano lo scanner intraorale, le radiografie digitali, i programmi gestionali. Anche gli odontotecnici sono molto avvantaggiati, per non parlare dell’implantologo. Quindi questo sistema, che potremmo definire “complesso”, entra a pieno titolo nei progetti Sipro? Costituisce una priorità? È un elemento che vi fa intravedere il futuro?
Assolutamente sì. Anche perché il mondo è cambiato e sta ancora cambiando. C’è molta richiesta del digitale e ovviamente l’intelligenza artificiale ti dà delle grandi opportunità sia diagnostiche sia terapeutiche. Ovviamente all’intelligenza artificiale mancano gli aspetti emotivi propri dell’animo umano e quindi dietro all’intelligenza artificiale ci deve sempre essere la persona con il proprio know-how. E soprattutto dobbiamo considerare che davanti a noi c’è un paziente che è sempre al centro del trattamento con le proprie emozioni e con le proprie aspettative. Però è fondamentale sfruttare le potenzialità dell’intelligenza artificiale perché ti dà la possibilità immediata, molto facilitata, di sviluppare diverse soluzioni per il paziente. Proprio riguardo il digitale la nostra società organizza un corso, quest’anno alla seconda edizione, che si svolgerà a Roma a fine maggio, a fine giugno e i primi di luglio, della durata di 3 incontri da un giorno e mezzo. È un corso sul digitale, tenuto dai nostri soci fondatori al cui interno ci sono veramente i top level dell’odontoiatria digitale, con cui offriamo ai nostri discenti non solo parti teoriche, ma soprattutto parti pratiche con le aziende che ci supportano. 

Mi può dire qualcosa della realtà aumentata? Ho visto delle cose fantasmagoriche, un mezzo per comunicare che per me ha del miracoloso, considerando che vengo da una formazione super analogica. La utilizzate?
Digitale vuol dire migliorare la comunicazione, digitale vuol dire migliorare l’efficienza, digitale vuol dire ridurre i passaggi. Ma digitale vuol dire anche cambiare la mentalità perché l’analogico non c’entra più nulla. Cioè, bisogna proprio cambiare mentalità e mettere sempre il paziente al centro per favorire e migliorare la qualità di vita del paziente. Vuol dire riorganizzare proprio l’assetto dello studio, che sia uno studio monoprofessionale o pluriprofessionale, bisogna riorganizzarlo completamente. 

Quando lei dice riorganizzare mi fa pensare a tanti miei coetanei, a quelli che arrivando dall’analogico e che pur di stare nel mercato sono stati costretti a passare al digitale, anche detti migranti digitali. Poi c’è l’attuale next generation, i cosiddetti nativi digitali. Perciò il discorso che fa lei del riorganizzare vale solo per una parte, mentre immagino che i più giovani saranno più o meno tutti così. E allora per digitale s’intende una mentalità digitale, come dice lei? Come lo vede questo futuro?
Allora, quello che posso dire dal mio punto di vista è che io sono molto fortunato perché ho avuto la possibilità di conoscere l’analogico e i fondamentali delle varie discipline, perché il digitale è uno strumento e un mezzo. Non è il digitale che ti migliora la qualità della prestazione. Il digitale ti rende il lavoro più efficiente.

Questo va sottolineato, soprattutto per quei giovani convinti che il digitale faccia tutto da solo. Per non parlare della diagnosi…
È così. Infatti è per questo che abbiamo creato in Sipro un corso sul digitale. 3 incontri per parlare del digitale nelle varie situazioni protesiche che dobbiamo affrontare, a partire dalle basi come gli scanner e le stampanti e a come interfacciarsi all’interno dello studio per ottenere una vera digitalizzazione.

Comunque non è male partire dall’analogico e acquisire le competenze in analogico. Faccio spesso l’esempio di Picasso: prima di arrivare alla scomposizione delle immagini e a quella che poi viene definita arte astratta, Picasso ha cominciato col disegno dal vero. Noi ortodontisti non facciamo più i tracciati cefalometrici, ma durante la mia specializzazione negli anni ‘90 il prof. Bracco ce li faceva fare a mano. L’odontoiatria deve dare il benessere al proprio paziente, risolvere i problemi, essere minimamente invasivo, consentire l’accesso alle cure, ridurre i costi, ridurre i tempi e quindi dare un benessere anche rispetto alla spesa che il paziente deve sostenere, visto che l’odontoiatria italiana è purtroppo ancora privata per più del 95%. Cosa ne pensa lei Presidente. La Sipro darà un contributo in questo senso?
Assolutamente sì. Sipro darà il suo contributo e collaborerà anche con gli Enti istituzionali, con le associazioni di categoria e con i pazienti, come avvenuto al congresso di quest’anno in cui avevamo anche il presidente di Federanziani a presiedere una tavola rotonda focalizzata sul paziente fragile e al sociale.

Io non posso che farle i complimenti per questa bella iniziativa e augurarle un buon lavoro, sebbene io pensi che solo un anno in carica come presidente è un po’ poco. Dovrebbe starci di più, non crede? 
La Società è dinamica e il prossimo anno sarò comunque il vice-presidente. Quindi si rimane all’interno del consiglio per vari anni; questo è molto stimolante e ci dà la carica. I consigli lavorano molto bene condividendo idee diverse, e siccome le differenze costituiscono una ricchezza, sono quelle che creano il prodotto migliore. 

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