DT News - Italy - Intervista al Dott. Angelo Baleani, Presidente dell’Association for Pediatric Oral Surgery (APOS)

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Intervista al Dott. Angelo Baleani, Presidente dell’Association for Pediatric Oral Surgery (APOS)

Angelo Baleani, Presidente dell’Association for Pediatric Oral Surgery
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mar. 11 luglio 2023

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Nei primi due giorni del prossimo dicembre, si terrà a Firenze, nel rinnovato centralissimo Hotel Baglioni, il quarto Congresso APOS. Abbiamo chiesto al Presidente della Società di Chirurgia Orale Pediatrica di spiegarci quali sono i motivi che dovrebbero spingere gli Odontoiatri a partecipare a questa manifestazione.

Dottor Baleani, a parte la prospettiva dello shopping prenatalizio, come pensate di rendere attraente un congresso che ha per tema il trattamento chirurgico-ortodontico dei canini inclusi? Non è già stato detto tutto su questo argomento?
Può anche sembrare che non ci sia niente di nuovo sui canini inclusi, ma non è affatto vero. Il fascino e la difficoltà del trattamento del canino incluso è che si tratta di un argomento interdisciplinare. È un po’ come un’opera: il successo viene solo se ciascuno fa la sua parte alla perfezione: non solo il musicista e il librettista, ma anche regista, direttore d’orchestra, orchestrali, cantanti, ballerini, figuranti e alla fine anche il pubblico.

Per i canini inclusi, non basta che sia stato validato un algoritmo, che sia stata descritta una tecnica chirurgica e che sia stato progettato un dispositivo ortodontico. Occorre che chirurgo e ortodontista possano contare su studi bene organizzati, con personale idoneo, e si relazionino correttamente fra di loro e con il paziente. Ma non basta ancora: devono fare le scelte giuste al momento giusto. E proprio per questo sono convinto dell’utilità di questo congresso: perché metteremo in discussione le nostre conoscenze, quelle che troviamo nella letteratura corrente, e nell’esperienza clinica dei relatori, ma anche dei partecipanti.

Infatti, abbiamo fatto tesoro delle esperienze precedenti. Abbiamo notato che, dopo le relazioni, molti partecipanti nei congressi passati portavano contributi interessantissimi, confermando o contestando le conclusioni dei relatori, o apportando nuove idee ed esperienze. Ma tutte le volte avremmo voluto avere più tempo per queste discussioni. Ecco, nel prossimo congresso questo tempo ci sarà. E il tempo ci sarà perché siamo convinti che molti e di grande interesse saranno i contributi dei partecipanti. E non si tratta di una sensazione soggettiva: è una ferma convinzione che deriva dalle molte incertezze lasciate dalla letteratura scientifica e dalla enorme varietà di soluzioni che sono state prospettate per risolvere il problema dei canini inclusi, sia nel versante ortodontico, sia in quello chirurgico.

Sono assolutamente convinto che la partecipazione a questo congresso ci arricchirà di nuove idee, forse di qualche certezza, certamente della consapevolezza di quante incertezze ci rimangono. Per esempio, è certo che l’estrazione di canini decidui, e magari di primi molaretti, aumenta significativamente il numero di eruzioni spontanee di canini altrimenti destinati a rimanere inclusi. Però abbiamo solo indicazioni dubbie e sfumate per stabilire l’utilità delle estrazioni (e poi quali?) nel singolo caso. Anche di questo si parlerà.

Nel definire i protocolli di trattamento, oltre alla scienza con la S maiuscola, concorrono le mode del momento, le proposte commerciali, le “scuole di pensiero”. Come pensate di confezionare una proposta oggettivamente valida?
Con la trasparenza. Abbiamo chiesto ai nostri relatori di chiarire sempre quali sono i dati certi derivati da studi ben condotti e quali sono le loro opinioni personali. E siccome di opinioni sui canini inclusi se ne sono registrate a bizzeffe, proprio su queste contiamo per animare la discussione, che cercheremo di condurre senza togliere del tutto il pepe della polemica. Anzi, ai relatori abbiamo chiesto appunto di attaccare i pregiudizi correnti, quelli legati alle mode e alle scuole di pensiero, per arrivare a una revisione dell’argomento.

Intende dire una revisione sistematica?
No, per carità, in caso una revisione che più discorsiva non si può. Vogliamo fare nostra la posizione del clinico, al quale si chiede di prendere le decisioni migliori, di stilare il piano di trattamento ideale e di attuarlo in maniera impeccabile, col miglior risultato possibile, nel singolo caso.

Non si può far finta che sia possibile questa prestazione da superuomini, basandosi sui risultati di studi clinici condotti su campioni, nei quali solo ogni tanto il singolo paziente si può riconoscere. Le sfumature della clinica sono infinite. Non dimentichiamo che, quando si parla di odontoiatria basata sull’evidenza, i pilastri sono tre. Certamente abbiamo le prove di efficacia, cioè gli studi clinici randomizzati, ma gli altri due pilastri, cui si riconosce pari dignità, sono le abilità dell’operatore (e qui ognuno ha sviluppato le proprie) e le esigenze del paziente, che sono un intero universo.

Per quello che riguarda le prove di efficacia, la cosiddetta evidenza, sarà compito dei relatori riassumere i punti salienti. Le conoscenze scientifiche complete si ritrovano appunto nelle revisioni sistematiche, le quali richiedono uno studio attento, che può essere effettuato da ciascuno solo attraverso la lettura. Il congresso non è costruito su una visione asettica, politically correct, ma del tutto irrealistica. Il Congresso vuole essere l’occasione per lo scambio di idee, dalla strategia generale all’accorgimento puntuale, come una molla modificata o una sutura non convenzionale, che vengano dai relatori o dal pubblico. Non si pretende di stabilire una ricetta valida sempre e per tutti.

Si vuole arricchire l’armamentario tecnico e culturale di ciascuno attraverso lo scambio, la discussione, insomma la condivisione di idee stabilite e di idee nuove.

Dei canini abbiamo detto abbastanza: a margine del tema principale, che cosa propone il congresso?
A margine ci sono i fratelli minori, in termini di frequenza. C’è una relazione dedicata ai molari inclusi, lasciando stare per una volta i denti del giudizio. Quando a rimanere inclusi non sono i canini o i denti del giudizio, il caso diventa complesso d’ufficio, perché l’estrema varietà delle presentazioni cliniche unita alla bassa frequenza ha reso difficile la ricerca clinica. In mancanza di dati certi, il primo passo è incorporare l’incertezza nel nostro comportamento e tenerne sempre ben conto, del definire i piani di trattamento (il timing) e presentarli ai pazienti. Una serie di casi clinici servirà a illustrare le difficoltà e a proporre dei criteri di scelta basati sulle poche conoscenze assodate e sul senso comune. Non si tratta di scelte banali: quando estrarre, quando e come recuperare, per esempio.

È facile immaginare che anche questo possa essere un argomento dibattuto. E con questo si conclude il congresso?
Il congresso prevede anche, come da nostra tradizione, una breve carrellata sulle novità emerse dalla recente letteratura in chirurgia pediatrica. E infine, una cosa a cui tengo particolarmente. Due brevi presentazioni in aula saranno tenute dai vincitori, anzi dalle vincitrici del concorso per il miglior poster dell’anno scorso, Elena Caramaschi e Vassilìa Triantafyllou, che ci illustreranno in maggior dettaglio le neoplasie che erano state oggetto dei loro poster.

Trova che i poster abbiano un peso nell’ambito del congresso?
Sì, certamente. Nei nostri congressi i poster hanno sempre richiamato i partecipanti e hanno offerto la possibilità di conoscere altri cultori della chirurgia pediatrica. Guardi, io sono stato spesso sorpreso dalla varietà degli argomenti trattati e dalla qualità della documentazione. Alcuni autori di poster stanno già completando l’iter per essere accolti come soci attivi. È così che la nostra comunità cresce e che l’associazione matura.

Clicca QUI e scarica il programma dell'evento.

 

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