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Per essere performanti al 100% una sola possibilità: l’ergonomia

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Valdis Skudre/Shutterstock
Arch. Massimo Tiberio

Arch. Massimo Tiberio

ven. 10 gennaio 2020

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Cosa significa essere performante? Essere performante significa non solo, come dice la Treccani, “offrire prestazioni di ottimo livello”, ma, poiché nel termine è implicito quello di impiegare le propri energie fisiche o intellettuali nello svolgimento di un’attività, il termine si arricchisce anche del significato di lavorare al meglio delle proprie possibilità.

Di conseguenza la nostra performance lavorativa non dipende solo dal risultato tecnico e qualitativo del nostro “fare”, ma anche da quanto noi riusciamo a dare il meglio delle nostre capacità durante il lavoro. Esulando dalle competenze tecniche, il risultato performativo è determinato solo dall’agire al 100% delle nostre abilità fisio-neuro-muscolari, ovvero da come il nostro corpo e cervello reagiscono e rispondono durante il nostro lavorare.

Il corpo (cosi come il cervello) è una macchina performativa complessa di altissimo livello che si è evoluta per funzionare al suo massimo solo in determinate situazioni definite da specifiche condizioni sia interne (biologiche, antropometriche, biomeccaniche) sia esterne (ambientali). Di conseguenza se per vari motivi il nostro corpo non può agire in quelle specifiche condizioni significa che esso lavorerà sicuramente al di sotto delle sue possibilità e, a livello performativo, il risultato sarà di certo qualitativamente inferiore.

A parte situazioni di malessere (malattie), la quasi totalità delle condizioni che intervengono significativamente ad alterare il corretto funzionamento del nostro corpo sono soprattutto di livello ambientale e posturale. Che tipo di clima si viene a definire all’interno dello studio, che qualità di aria c’è nello studio, che tipo di illuminazione abbiamo, che posture acquisiamo durante lo svolgimento di tutte le nostre attività lavorative sono alcune delle variabili che garantiscono o inibiscono la realizzazione delle succitate condizioni. Queste intervengono sia direttamente sulla nostra performance sia indirettamente, ovvero influenzano i parametri ottimali di funzionamento del corpo obbligandolo a lavorare “in fatica” a causa dei livelli biologici inferiori allo standard fisiologico; inoltre tali condizioni scorrette generano patologie serie come disidratazione, perdita acuità visiva, perdita di concentrazione, alterazioni battiti cardiaci e qualità dei nutrizionali del sangue…

Diversamente da quanto avviene per la strumentistica tecnica-tecnologia dello studio, molto poco si presta attenzione ed interesse per garantire il soddisfacimento di queste condizioni ambientali all’interno dello studio. Quando si decide di intervenire per realizzare ex novo o ristrutturare uno studio si pensa ai macchinari, alle tecnologie, all’estetica e ci si avvale di professionalità e discipline relative, ma è raro che si prenda in considerazione di realizzare un ambiente-studio in grado di garantire, in ogni situazione, il permanere delle condizioni ideali per il corretto funzionamento del nostro corpo, che è il primo e più importante strumento professionale (e non solo) che abbiamo.

Così come esistono scienze che ci aiutano a definire e scegliere macchinari, tecnologie e procedure per migliorare il nostro lavoro così esiste una scienza che ci dà le indicazioni precise di come possiamo ricreare le corrette condizioni all’interno delle quali il nostro corpo renda al meglio: l’ergonomia. L’ergonomia è una scienza focalizzata su come le diverse condizioni ambientali e strumentali intervengono e interagiscano sull’agire umano con lo scopo di migliorare la soddisfazione dell’uomo e l’insieme della sue prestazioni nello svolgere uno specifico tipo di lavoro.

L’ergonometria è una scienza che prende informazioni, concetti, dati e strumenti da altre discipline, come l’architettura, la biologia, la fisica tecnica ed edile, la medicina (e molte altre) e mette a sistema per individuare le strategie applicative che definiscono degli “ambienti lavorativi confinati” fatti a dimensione d’uomo, dove in relazione alle specifiche attività svolte dall’uomo, le condizioni fisico ed ambientali siano quelle corrette per far funzionare il corpo dell’uomo al meglio delle sue possibilità evitando non solo cali prestazionali, ma anche garantendo la mancanza di influenze e ripercussioni fisiologiche nel tempo.

Su gentile concessione di managementodontoiatrico.it

 

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