La professoressa Milvia Di Gioia è una barese trapiantata in Gran Bretagna che si divide tra l’Italia e l’Inghilterra. È un’esperta di medicina estetica, laureata in odontoiatria, Master a Padova nel 2009 in estetica periorale ed è docente al Master internazionale di Camerino a Torino. È proprio un’esperta di estetica perché ha iniziato ad occuparsi di questo tema in tempi non sospetti.
Con lei affronteremo il tema del rapporto tra la medicina estetica e i minorenni, i giovani, gli adolescenti che costituisce anche un problema etico. Abbiamo dei dati che parlano da soli, 20% in più di richiesta di trattamenti estetici generali, rispetto al 2019 più 67%, dati di fine 2023, e addirittura rispetto al 2020 siamo a più 130%.
Professoressa, lei che tratta tutti i tipi di pazienti, come la vede questa tendenza? Qual è la grande responsabilità della società e dei social in particolare?
Abbiamo l’occasione di riflettere su un tema molto importante che si è presentato alla mia attenzione prepotentemente proprio quest’anno perché, nonostante eserciti la medicina estetica del viso da 15 anni, quest’anno ho ricevuto richieste da ragazzi molto giovani, di quattordici, sedici, diciotto e venti anni. In effetti, i dati che lei citava collimano con quelli che ho appena recepito dal congresso FACE di Londra che è stato per anni uno dei punti cardine dell’aggiornamento in medicina estetica del viso. In realtà i dati sono in continua crescita perché il mercato si è espanso allargandosi ai ragazzi sempre più giovani e questo è in effetti un problema e può diventare un grosso problema. C’è la necessità di porre l’attenzione a questo aspetto e realizzare delle linee guida per noi operatori dal momento che l’estetica è qualcosa che attrae tantissimo, una tentazione e un bisogno fortissimo per tutti. È un bisogno che noi abbiamo gestito con il nostro background culturale e lo abbiamo gestito già da adulti. In passato non ci sognavamo nemmeno di spendere la quantità di denaro che spendono adesso i ragazzi in prodotti di cura della pelle o in integratori per prevenire l’invecchiamento; quindi questa attenzione, in un mercato in grandissima crescita, va gestita per evitare che, sotto la spinta del mercato, i ragazzi ne diventino vittime.
Vogliamo lanciare un messaggio a quei genitori che portano i figli per sottoporli a trattamenti di tipo estetico? Infatti dai dati il 12% dei genitori consiglia ai propri figli questi trattamenti. Perciò vogliamo lanciare un messaggio a questi genitori senza bypassarli? Cosa possiamo dire loro?
L’estetica è un bisogno che può essere sano nella misura in cui è integrato, armonizzato con una struttura di personalità che cresce di pari passo, quindi non può diventare l’obiettivo della vita. I ragazzi vanno aiutati a sviluppare il rapporto col proprio corpo, con i propri difetti per poi cercare delle soluzioni che siano sane e con un livello di rischio compatibile o accettabile rispetto al desiderio estetico. L’estetica come aspirazione alla salute e all’armonia con il proprio corpo.
Questo da una parte, dall’altra che cosa possiamo dire a tutti i nostri colleghi odontoiatri che si occupano anche di medicina estetica a latere, quando gli arrivano dei minori? In Italia perlomeno perché in Inghilterra ad esempio il botox non si può pubblicizzare, è proibito nei negli adolescenti, ma in Italia cosa possiamo dire ai nostri colleghi?
La nostra guida è considerare sempre le terapie estetiche come una parte della medicina quindi riproporre nell’estetica l’approccio che abbiamo anche nell’odontoiatria di routine. Faremmo le faccette ad un adolescente perché vuole il sorriso come quello di un attore o attrice? Qui si pongono dei problemi etici. Abbiamo avuto simili richieste anche in passato, madri che accompagnavano figli adolescenti in cerca di trattamenti mostrando la foto del loro role model. Sono fenomeni in aumento, ma sempre esistiti, che abbiamo gestito con l’etica della professione medica e questo deve continuare a essere il nostro faro. Quando noi pensiamo al fatto che ci sono delle influencer in Italia che si occupano dell’estetica, della cura della pelle, di consigliare prodotti commerciali e che hanno cinque milioni di follower, è chiaro che lì esiste un bisogno ma soprattutto c’è bisogno di essere guidati. Internet dà accesso a un sacco di informazioni che non sono filtrate e neanche direzionate per età, quindi, non sono informazioni necessariamente collegate al target del gruppo di adolescenti. I giovani accedono anche a informazioni che vanno bene per soggetti molto più strutturati e formati. Il fatto che abbiano bisogno di influencer è la dimostrazione di quello che da sempre sappiamo, cioè che hanno bisogno di essere guidati e noi siamo chiamati, per ruolo professionale, a essere la guida della loro salute.
Quindi il rapporto è un rapporto diretto tra il bisogno estetico esasperato e i social. Perché ai nostri tempi non c’era questo. Quindi i social hanno una grande responsabilità?
I social hanno una grande abilità nel creare un conformismo che, facendo leva sulla necessità di identificazione tipica dell’età adolescenziale, può diventare una prigione. È un conformismo che ti costringe a vederti in un certo modo. Noi operatori medici chirurghi e odontoiatri dobbiamo guidare i bisogni di queste persone in maniera etica e questo fa la differenza. È innegabile il bisogno estetico, io stessa mi faccio dei trattamenti di medicina estetica per migliorare l’armonia del mio volto, perché sento il bisogno di utilizzarli in un contesto di benessere, per sentirmi bene con me stessa. Pertanto, ho dovuto spiegare alle mie figlie, contestualizzandoli, il motivo di questi trattamenti. Ho cercato di disinnescare quel meccanismo automatico tra genitori e figli del “perché tu si e io no?” per evitare che per loro diventasse una necessità prematura. Trovo opportuno restare in ascolto e dialogare con i ragazzi per capire quando e se è opportuno sottoporsi ai trattamenti estetici. Possiamo affiancare i genitori nell’aiutare i ragazzi a comprendere la vera natura del proprio disagio ed eventualmente, prima di intervenire, indirizzarli verso un counseling per una valutazione a più ampio raggio dello stato di benessere.
Come ortodontista ridò il sorriso. La medicina estetica nei minori dà il benessere psicofisico. Lo può dare e anche quello è un modo per far risalire l’autostima. Però se per far risalire l’autostima ci si affida alla monocultura dell’estetica può anche darsi che manchino altri contenuti per l’autostima perché l’autostima non può passare solo attraverso un’immagine che ci fa da specchio.
L’autostima va costruita ed è parte del nostro percorso di crescita personale. In assenza di un percorso sano di crescita personale rendiamo questi giovani estremamente vulnerabili. Pertanto, rispondere in maniera troppo precoce a esigenze estetiche non naturali sposta il problema su un altro piano. Mi faccio un filler perché sono scontento del mio corpo e quindi anche se mi sento giù di umore mi prendo le pillole. A quel punto si è perso il contatto con se stessi e la capacità di elaborare il disagio che rappresenta una parte fondamentale della crescita personale.
I nostri progenitori latini dicevano "est modus in rebus" che vuol dire c’è una misura in tutte le cose. Quindi noi dobbiamo sapere fino a che punto si può arrivare soprattutto quando abbiamo dei minori. Mi auguro che questa intervista sia utile perché l’abbiamo affrontata con una professionista di lungo corso come la professoressa Di Gioia che è una persona molto etica.
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