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Lavorare non basta: bisogna sapersi raccontare, per valorizzare ogni gesto e ogni particolare

Foto: Let us talk (stock.xchng).
www.cna.to.it

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mer. 9 gennaio 2013

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Ogni impresa, di qualunque dimensione, è il punto di arrivo di un insieme di competenze ed esperienze che spesso provengono da molto lontano. Sono molte le attività in cui il trisnonno aprì una bottega in una via del centro, il figlio andò all’estero e acquisì nuove competenze che, portate a casa, produssero un’evoluzione che continua tuttora.  

Tante imprese artigiane lavorano pezzi e prodotti che hanno peculiarità originali e affascinanti, trattano materiali sconosciuti, producono oggetti che hanno una storia importante. I guai vengono quando bisogna presentare tutto questo compendio di conoscenza. Presentarsi e presentare la propria attività comporta non solo snocciolare dati, numeri e informazioni come in un rosario, ma trasferire l’amore e la passione per la propria attività, il proprio entusiasmo, la propria determinazione. Per fare questo è necessario allenarsi, ma in che modo? Anzitutto bisogna leggere molto, soprattutto autobiografie: attraverso di esse comprendiamo meglio come i personaggi di successo si rappresentano il mondo, come lo filtrano attraverso i cinque sensi, come trasferiscono le loro emozioni e come spiegano il loro successo. Il tempo, sempre tiranno, dedicato a queste letture è tempo dedicato alla propria attività, al proprio lavoro, al proprio successo, non va trascurato ma anzi alimentato. Leggere aiuta in due aspetti: migliorare il proprio eloquio e conoscere cose nuove. Non è raro che attraverso la lettura di un’autobiografia vengano in mente idee nuove, tratte da esempi e da casi realmente avvenuti. Ma non basta: un altro elemento importante è frequentare di tanto in tanto dei corsi di tecniche oratorie: vi sono sempre delle idee, dei piccoli trucchi che consentono di tenere desta l’attenzione degli astanti. Non c’è niente di più spiacevole di un argomento interessante esposto con poca voce in maniera monotona e distaccata. Porgere la parola significa porgere sé stessi e, cosa importantissima, non soltanto davanti ad un pubblico numeroso ma anche in un incontro ristretto. Se quando parliamo di noi, della nostra attività, della nostra competenza, annoiamo o addormentiamo l’interlocutore ci stiamo sottraendo numerose opportunità di crescita e di successo. Bisogna imparare a gestire il volume, il ritmo, la velocità dell’esposizione. La gestualità è un altro elemento fondamentale. Siamo abituati a dare più peso a quello che diciamo e non a come lo diciamo, invece è la comunicazione analogica (detta anche “non verbale”) che rimane più impressa nei ricordi delle persone, infatti la maggioranza degli individui tende a rapportarsi col mondo soprattutto attraverso la vista. Dunque alzarsi, possibilmente fare a meno del microfono (è una barriera), andare in contro alla platea, camminare fra il pubblico, coinvolgerlo, fare domande. Tutto questo richiede preparazione, ma è tempo ben speso poiché aiuta anche noi a rinnovare l’entusiasmo per ciò che facciamo e migliora l’autostima. Il successo non va solo conseguito, va comunicato (si ringrazia per la collaborazione Giuseppe Izzinosa, www.izzinosa.it).

Fonte: www.cna.to.it

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