La chirurgia ricostruttiva preimplantare non può essere praticata in tutti i pazienti a causa di possibili controindicazioni locali e/o sistemiche. Patologie fisiche (diabete scompensato, patologie cardiovascolari, terapie con bifosfonati e defedamento clinico) e psichiche rappresentano le principali cause limitanti.
In questi casi la riduzione del numero e della complessità degli interventi chirurgici aumenta la predicibilità del successo implantare. La ricerca della soluzione a tale problema ha spinto quindi allo sviluppo di nuove linee implantari in grado di snellire le procedure chirurgiche. Negli ultimi anni, infatti, sempre più autori si sono interessati all’utilizzo degli impianti corti, cioè degli impianti di lunghezza pari o inferiore a 8 mm, riportando buone percentuali di sopravvivenza. In certi casi, soprattutto nelle aree posteriori della mandibola e della mascella, gli spessori a disposizione sono tali da non consentire il posizionamento nemmeno di impianti di 8 mm. A tal proposito, qui di seguito, riportiamo risultati ottenuti con impianti di lunghezza 6,5 mm.
Obiettivi
Lo scopo del nostro case report è di valutare il risultato implantoprotesico in carico immediato con impianti Geass Way Short 6,5 inseriti in mandibola con severa atrofia nei settori diatorici, solidarizzati a 4 impianti Geass Way Milano di lunghezza standard.
Materiali e metodi
La paziente di anni 54, non fumatrice, non è affetta da patologie sistemiche e presenta un buono standard di igiene orale. Da circa 20 anni è edentula nei settori diatorici mandibolari. La documentazione radiografica evidenzia notevole atrofia mandibolare nei settori posteriori. Gli esami OPT e TC dental scan analizzati, esprimono un’altezza ossea massima in regione 36 di 7 mm e in regione 46 di 6,5 mm. Le procedure di rigenerazione ossea preimplantare proposte alla paziente vengono rifiutate. Vengono rilevate impronte in alginato e cera di masticazione, al fine di eseguire ceratura diagnostica e mascherina chirurgica. La ceratura diagnostica eseguita esprime un corretto rapporto intermascellare e un risultato protesico, valido sia ai fini funzionali che estetici. La paziente viene sottoposta a seduta di igiene orale una settimana prima dell’intervento. La profilassi antibiotica ha previsto l’assunzione di amoxicillina 0,875 mg + acido clavulanico 0,125 1 cps ogni 12 ore a partire dalla mattina del giorno precedente l’intervento e da sciacqui con clorexidina collutorio allo 0,2% praticati per 1 minuto poco prima dell’inizio dell’intervento. La paziente pertanto viene sottoposta a bonifica totale dell’arcata inferiore e a contestuale inserimento di 6 impianti dentali Geass, dei quali 4 way Milano di lunghezza 11 e diametro 4,5, in regione intrasinfisaria. I restanti 2 impianti dentali Geass short – lunghezza 6,5, diametro 4,5, piattaforma 4,8 – vengono inseriti in regione 36 e 46. Il torque di inserimento implantare va dai 40 ai 50 Ncm. Si rilevano impronte di precisione utilizzando transfert rotazionali solidarizzati con pattern fotopolimerizzabile e portaimpronte individuali. Il materiale da impronta usato è il polietere con tecnica monofase. Si inseriscono viti di guarigione sui 6 impianti e si pratica terapia farmacologica antinfiammatoria (desametasone 1 fl da 4 mg). Viene eseguita Rx opt postoperatoria che evidenzia il corretto inserimento implantare. La paziente viene dimessa con terapia farmacologica domiciliare: antibiotica sistemica e locale (clorexidina coll. 0,2% e gel), antidolorifica (naporossene) e gastroprotettiva (esomeprazolo). A 48 ore, la paziente viene sottoposta al carico protesico immediato avvitato. La protesi provvisoria è realizzata in resina rinforzata con fibra di vetro. Il lavoro protesico viene avvitato agli impianti con torque di 20 Ncm. Si verifica l’occlusione del manufatto protesico. Il controllo clinico a 2, 7 e 21 giorni evidenzia una buona guarigione dei tessuti.
Discussione
Nel passato, condizioni patologiche limitanti la chirurgia ricostruttiva preimplantare, in assenza di impianti corti, hanno reso impossibili molti trattamenti implantoprotesici.
L’utilizzo degli impianti di lunghezza short consente, talvolta, riabilitazione implantoprotesica anche in caso di gravi atrofie maxillo-mandibolari. La valutazione delle atrofie scheletriche condiziona la posizione e la tipologia (lunghezza e diametro implantare) nonché la scelta protesica (avvitata vs cementata).
Nel case report descritto, l’impossibilità di eseguire procedure chirurgiche di rigenerazione ossea preprotesica e il grado di atrofia mandibolare maturato dalla paziente, hanno orientato la scelta protesica verso una soluzione avvitata. L’utilizzo di impianti short nella regione diatorica mandibolare abbinato al carico immediato ha consentito di ottenere un risultato estetico e funzionale sovrapponibile a quello con impianti di lunghezza tradizionale. L’utilizzo di impianti short a carico immediato ha permesso, infatti, di abbreviare i tempi di carico e di evitare interventi di chirurgia preimplantare invasivi, aumentando la predicibilità di successo.
Conclusioni
Un corretto piano di trattamento implantoprotesico consente, nei casi di grave atrofia mandibolare, di evitare interventi di chirurgia preimplantare mediante l’utilizzo di impianti short. Nel sopradescritto case report, la scelta del carico protesico immediato su impianti di lunghezza tradizionale, abbinati a quelli short, ha consentito il raggiungimento di un precoce risultato estetico e funzionale. Seppure soltanto recentemente la letteratura scientifica ha supportato la scelta del carico immediato su impianti short1, sempre maggiore risulta l’interesse per l’argomento.
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Note bibliografiche
1. Cannizzaro G., Felice P., Leone M., Ferri V., Viola P., Esposito M. Immediate versus early loading of 6.5 mm-long flapless-placed single implants: a 4-year after loading report of a split-mouth randomised controlled trial. Eur J Oral Implantol, 2012 Summer; 5(2):111-21.
L'articolo è stato pubblicato sul numero 2 di Implant Tribune Italy 2013.
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