I bifosfonati sono una classe di farmaci utilizzati per le diverse patologie che coinvolgono il turnover osseo con aumento del riassorbimento osseo e rappresentano i farmaci di prima elezione per la terapia di patologie osteolitiche, dall’osteoporosi grave alle secondarietà da tumori solidi e mieloma multiplo1,2.
Oltre a migliorare la prognosi di queste malattie, la capacità dei bifosfonati di inibire la secrezione di citochine pro-infiammatorie li rende efficaci nel controllo del dolore osseo, rendendo migliore la qualità di vita dei pazienti. Per quanto riguarda l'osteoporosi post-menopausale, i bifosfonati intervengono sullo squilibrio del sistema osteoprotegerina-RANK-RANK ligando dovuto al calo dei livelli di estrogeni, prevenendo così la perdita di massa e densità ossea, l'alterazione strutturale, l'incremento di fragilità e del rischio di fratture patologiche3. Le prime segnalazioni di una nuova reazione avversa correlabile all’assunzione di bifosfonati, in pazienti sottoposti ad estrazioni dentarie, risalgono al 2003 e venne definita BRONJ (Bisphosphonate Related OsteoNecrosis of the Jaws)4-6. Fino al 2013 la BRONJ veniva definita come una reazione avversa farmaco-correlata descritta come una progressiva distruzione e necrosi delle ossa mascellari in pazienti sottoposti a trattamento con amminobifosfonati, in assenza di pregressa radioterapia7. Attualmente invece si parla di MRONJ (Medication-Related OsteoNecrosis of the Jaw) dal momento che sono sempre più in aumento le necrosi ossee mascellari e mandibolari diagnosticate in pazienti in terapia con farmaci anti-angiogenetici e anti-riassorbitivi8. Secondo l’Associazione Americana dei Chirurghi Orali e Maxillofacciali (AAOMS) l’incidenza della MRONJ varia dallo 0,8 al 12%, evidenziando come la causa primaria della sua manifestazione sia legata ad interventi di chirurgia orale, particolarmente estrazioni dentarie, nel 66% dei casi. Il restante 34% trova origine in eventi di tipo traumatico-infettivo, come lesioni parodontali croniche o protesi mobili incongrue che ulcerano la mucosa orale9,10. È bene precisare che non tutti i bifosfonati inducono nei pazienti gli stessi rischi, per questo motivo è importante fare una distinzione tra le varie molecole utilizzate, il tipo di somministrazione ed i dosaggi. Infatti in base al tipo di molecola ed alla sua somministrazione possiamo individuare un alto o un basso rischio di manifestazione di complicanze. Ad oggi i bifosfonati utilizzati sono molti, ma i più importanti sia per la loro azione sia per il rischio di manifestare complicanze sono rappresentati principalmente dal zolendronato e dal pamidronato, un secondo gruppo di bifosfonati è rappresentato dai bifosfonati orali quali l’alendronato e il clodronato che trovano un largo impiego per l’osteoporosi postmenopausale e devono essere distinti dai primi in quanto non inducono gli stessi rischi. Attualmente secondo la letteratura, per i pazienti oncologici il rischio totale di MRONJ varia tra lo 0,8% e il 12%, mentre per i pazienti in terapia con bifosfonati orali e intramuscolo varia tra 0,02% e il 0,9%8. Per quanto riguarda la terapia implantare la letteratura sembra confermare che, contrariamente ai pazienti trattati con bifosfonati per via endovenosa, non ci sono controindicazioni alla chirurgia implantare e che a lungo termine il rischio di fallimento implantare in pazienti trattati con bifosfonati per via orale o per via intramuscolare è assimilabile a quello della popolazione normale. Inoltre la revisione bibliografica conferma la possibilità di trattare questi pazienti con terapia implantare tradizionale o a carico immediato a patto di eseguire gli interventi in assoluta sterilità e con copertura antibiotica11.
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