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Molti pazienti con perdita dei denti non avrebbero bisogno di protesi

Non tutte le persone che hanno perso i denti hanno bisogno di protesi per mantenere una soddisfacente funzionalità dentale (Photograph: Bunwit Unseree/Shutterstock).

gio. 11 dicembre 2014

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ADELAIDE, Australia - I risultati di una ricerca pubblicata di recente indicano che la perdita dei denti non interferisce necessariamente con la qualità della vita del paziente a condizione che abbia ancora un certo numero e tipo di denti. Tale riscontro potrebbe avere importanti conseguenze per il Servizio Sanitario Nazionale per quanto riguarda l’assegnazione di protesi dentarie. Gli scienziati stimano infatti che i circa 434.000 australiani candidati alle protesi attualmente non ne avrebbero realmente bisogno.

I ricercatori dell'Università di Adelaide hanno esaminato i dati di 2.750 individui privi di alcuni denti, inclusi quelli con arcate dentali più corte, per determinare se le loro condizioni comportino una peggiore qualità di vita rispetto agli individui forniti di un maggior numero di denti, rilevando in complesso che le arcate dentali più corte non sono associate a effetti negativi sulla qualità della vita.

Ad esempio, non hanno osservato significative differenze in termini di qualità della salute orale tra i pazienti che hanno denti anteriori intatti, quattro contatti occlusali e nessuna protesi dentale e quelli con i denti anteriori intatti, più di quattro contatti occlusali e nessuna protesi.

«Per anni, si è dato per scontato che le persone che hanno sperimentato la perdita dei denti, avessero bisogno di protesi, ponti, impianti o altri processi correttivi per sostituire il dente mancante» ha affermato l'autore della ricerca Haiping Tan, docente presso la Facoltà di Odontoiatria.

«La ricerca ha dimostrato la correlazione che esiste a seconda della posizione e del numero di denti persi. Si tratta di ottenere il giusto equilibrio tra molari e incisivi nella parte anteriore della bocca e i denti posteriori per masticare». Marco Peres, il co-autore dello studio, docente presso la stessa scuola, ha detto: «Per il SSN questo lavoro solleva la questione di come distribuire le risorse, soprattutto se sono in molti a ricevere protesi o altre procedure correttive quando in realtà non ne avrebbero bisogno. Tali risorse potrebbero invece essere assegnate a prevenire la perdita di altri denti, a servizi diagnostici e di follow-up per il paziente, piuttosto che a trattamenti protesici».

Intitolato “Le persone con arcate dentarie più corte, hanno una minor salute orale legata alla qualità della vita rispetto a quelli con più denti naturali. Uno studio sulla popolazione” la ricerca è stata pubblicata online il 26 settembre sul giornale Community Dentistry and Oral Epidemiology.

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