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Il titano del titanio

Intervista a cura di Frederic Love

Intervista a cura di Frederic Love

mar. 13 marzo 2012

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Un’intervista esclusiva al professor Per-Ingvar Brånemark La scienza è ciò che si conosce. La filosofia è ciò che non si conosce. Per-Ingvar Brånemark si interessa a entrambi questi aspetti. Durante la cerimonia annuale di premiazione degli inventori, lo European Patent Office (EPO) ha premiato il professor Per-Ingvar Brånemark con un riconoscimento a vita per la scoperta e lo sviluppo del concetto di osteointegrazione.    

Considerato come il premio più prestigioso per gli inventori europei, questo riconoscimento è stato assegnato a Brånemark perché, nel corso della sua carriera, egli ha continuato a ridefinire il suo approccio a quello che è diventato globalmente il gold standard dell’implantologia dentale: il metodo di osteointegrazione. Secondo l’EPO, “dal trattamento del suo primo paziente – Gösta Larsson – nel 1965, più di otto milioni di persone hanno beneficiato delle pietre miliari indicate da Brånemark”.

Serendipity e duro lavoro
Recentemente, ho incontrato il professor Brånemark non lontano dall’Università di Goteborg, in Svezia, dove ha lavorato per la gran parte della sua vita. Quando gli ho chiesto del premio da lui ricevuto, egli ha semplicemente risposto: “Negli anni, ho ricevuto diversi premi e onorificenze, ma questo li supera tutti. Esso rappresenta il riconoscimento di colleghi e clinici del fatto che il mio metodo ha già aiutato un considerevole numero di persone. Quale encomio più importante uno scienziato può sperare di ricevere?”. Brånemark ha fatto molta strada da quando, all’inizio degli anni ̓50, giovane ricercatore, era completamente assorbito nello studio dell’anatomia della circolazione sanguigna. Come parte di quel lavoro, egli applicò alla zampa di un coniglio un componente ottico, alloggiato nel titanio, per poter studiare la microcircolazione nel tessuto osseo tramite microscopi modificati allo scopo. Quel lavoro venne completato con successo, ma quando arrivò il momento di rimuovere dall’osso le ottiche inglobate nel metallo, Brånemark fece la famosa scoperta che l’osso e il titanio erano diventati virtualmente inseparabili.
“Poco dopo”, afferma Brånemark “abbiamo cambiato la direzione del nostro lavoro per valutare la capacità del corpo di tollerare il titanio”.

Un’impresa multidisciplinare
Per acquisire la corretta comprensione di quello che in seguito avrebbe chiamato “osteointegrazione”, per la sua ricerca Brånemark si avvalse di esperti provenienti da altri settori, quali la fisica, la chimica e la biologia. Nell’impresa, quindi, furono coinvolti medici, dentisti e biologi. Insieme, essi svilupparono tecniche e metodiche precise per l’inserimento di impianti. Contemporaneamente, ingegneri, fisici e metallurgisti studiarono la superficie del metallo e in che modo il design implantare potesse influire sulla guarigione dell’osso e sulla sua crescita.
Per due decenni, Brånemark dovette confrontarsi con l’opposizione da parte del mondo medico nella sua nativa Svezia. Come lui stesso spiega: “la nostra scoperta che il corpo accetta il titanio per lungo tempo e che gli permette persino di integrarsi nell’osso si scontrava con la saggezza convenzionale. I testi di riferimento dell’opinione opposta sancivano invece che i nostri impianti avrebbero scatenato un’infiammazione iniziale e che, alla fine, sarebbero stati rigettati dal sistema immunitario del nostro corpo”.
Gli anni Sessanta per Brånemark furono quindi gli anni dei tentativi. I fondi dalle organizzazioni di ricerca svedesi terminarono, ma egli perseverò. Con l’evidenza medica, egli dimostrò ripetutamente l’accuratezza delle sue rivendicazioni e la validità dell’osteointegrazione. Alla fine, a metà degli anni Settanta, il metodo Brånemark ottenne l’approvazione del Consiglio Nazionale Svedese della Sanità.
Per andare oltre il mondo clinico universitario, Brånemark cercò un partner nell’ambito dell’industria.
“Scelsi Bofors, un antecedente di Nobel Biocare, in quanto era una delle poche aziende che sapevano come lavorare il titanio”, afferma il professore. Iniziò così una collaborazione a lungo termine.
Negli anni, questo rapporto ha avuto i suoi alti e bassi, ma entrambi i partner hanno beneficiato nell’essersi dedicati per lungo tempo nel supporto e nella pratica della ‘buona scienza’. Alla domanda “cosa intende per ‘buona scienza’, Brånemark risponde pensieroso: “Buona scienza è tutto ciò che riguarda un buon metodo. Fare osservazioni, raccogliere fatti e dati e creare un’ipotesi per spiegare quello che si è visto, tutto parte da qui. Poi, bisogna dedurre le implicazioni dell’ipotesi e mettere le implicazioni alla prova. È molto importante che siano considerati tutti i dati e non soltanto quelli che supportano le proprie idee. Infine, bisogna sottoporre le proprie scoperte alla valutazione dei colleghi. Alla fine della giornata, può darsi che non ci sia una verità ‘definitiva’ ma, nel nostro campo, un’ipotesi valida condurrà inevitabilmente a un risultato pratico, come confermato dall’esame di altre ricerche in questo ambito”.
Così come Brånemark ha avuto successo come scienziato, altrettanto ne ha avuto nel divulgare le “buone notizie” sull’osteointegrazione. Quando gli faccio notare che la gente lo ascolta e gli chiedo il perché, egli risponde con un sorriso: “Le persone mi ascoltano perché so di cosa sto parlando. Prima di trattare il primo paziente, avevo accumulato più di dieci anni di esperienza in laboratorio. Non mi precipito a trarre conclusioni e penso che la gente lo apprezzi”.

Seguaci in ogni dove
Continuo poi con la domanda: “Quanto del suo successo è attribuibile alle sue caratteristiche personali, come la perseveranza - e talvolta caparbietà - e quanto ai seguaci che ha reclutato in tutto il mondo?”.
“Una sola persona non può avere tanto impatto sul mondo”. Risponde il professore. “Negli anni ho avuto il privilegio di incontrare e collaborare con alcune persone di assoluto talento. Inoltre, tra tutti gli studenti di odontoiatria e medicina che hanno incrociato il mio cammino, negli anni ho avuto circa 44 candidati al dottorato presso l’Università di Goteborg e quasi tutti mi hanno insegnato tanto quanto hanno imparato”.
Per-Ingvar Brånemark ha coniato parole e frasi che sono diventate termini comunemente usati in odontoiatria, come “fixture”, “anaplastologia” e “osteointegrazione”, tra quelle che mi vengono subito in mente. Quando introdusse il concetto della terza dentizione, Brånemark portò migliaia di professionisti a iniziare a pensare a soluzioni supportate da impianti non come “denti falsi”, bensì come “riabilitazione totale”.
“Ho scelto queste parole perché le ho trovate descrittive e concise. Vi è della bellezza in parole come queste. Certamente non avevo previsto quanto ampiamente sarebbero state accettate, ma sono stato compiaciuto di vedere quanto rapidamente hanno guadagnato credito sia nella letteratura scientifica sia nella comunicazione clinica”.
Quando gli chiedo di commentare la possibilità di sforzi congiunti tra scienza e industria, Brånemark risponde: “abbiamo sempre avuto bisogno l’un l’altro dell’esperienza e abbiamo generalmente sempre instaurato una relazione simbiotica. In un mondo ideale, probabilmente scienziati di talento potrebbero anche essere bravi ingegneri di produzione o uomini di marketing; e forse gli industriali potrebbero essere capaci di vedere oltre alla linea di fondo. Ma nel mondo reale, onde realizzare i nostri scopi, ciascuno di noi fa quello che sa fare meglio e si rivolge ad altri con capacità complementari per avere un aiuto per quanto riguarda gli altri aspetti”.
Alla domanda: “crede che Nobel Biocare abbia avuto successo nel divulgare la fiducia che lei molto tempo fa aveva trasmesso ai dentisti?”, Brånemark risponde: “Ritengo di poterla considerare un’azienda che oggi vuole costruire sulla sua eredità scientifica. Insieme abbiamo aperto una nuova era, ma tutti noi dobbiamo ricordare di rispettare le molecole. Il nostro metodo si basa sulla biologia ricostruttiva e non sulla carpenteria”. Pensando al futuro, aggiunge: “sarò molto felice se Nobel Biocare manterrà sempre viva la rigorosa filosofia scientifica dei primi anni della sua cultura aziendale”.

Uno sguardo all’orizzonte
Mentre parliamo del futuro, gli domando: “cosa ci possiamo aspettare?”. “Se mi permette di speculare un po’, credo che forse siamo sulla soglia di un cambiamento di paradigma nella nostra professione. Una volta che comprendiamo che la biologia - soprattutto l’immunologia – giace nel cuore della moderna odontoiatria e della medicina, penso che inizieremo a formare dentisti e medici secondo gli stessi indirizzi e presso le stesse scuole. Probabilmente, le tradizionali paratie tra di loro spariranno completamente nelle prossime una o due generazioni. Per quanto riguarda la mia ricerca, prevedo che saranno fatti grandi passi in avanti nell’ambito della osteo-percezione, laddove le protesi ancorate nell’osso trasmettono informazioni che possono essere interpretate tramite il sistema nervoso centrale. Ho pazienti con arti osteointegrati che possono effettivamente sentire la trama del tappeto su cui camminano. Questo aspetto di osteo-percezione è un campo vasto di ulteriore ricerca”.
A 82 anni di età e ancora pieno di entusiasmo per il suo lavoro, il professor Per-Ingvar Brånemark rimane tutt’oggi la personalità più famosa nel mondo nell’ambito dell’osteointegrazione. Egli si è certamente meritato il titolo di “Padre della moderna implantologia clinica”.

Intervista a cura di Frederic Love e pubblicata in lingua originale su Nobel Biocare NEWS.
L'articolo è stato pubblicato sul numero 1 di Implant Tribune Italy 2012.

 

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