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Riyadh - Col maggior numero di persone che optano per gli impianti, i dentisti stanno assistendo ad un aumento di casi difficili come l’insufficiente volume osseo. Per questo motivo si sono sviluppate nuove tecniche chirurgiche, come la rigenerazione ossea guidata, in cui si può usare la vite in titanio. Mentre l’effetto può essere un aumento della cresta ossea alveolare, l’uso della vite in titanio è anche conosciuto per avere complicanze in alcuni pazienti. Il più comune? L’esposizione.
I ricercatori hanno scoperto che l’aumento può avere più successo se la vite in titanio esposta viene rimossa e il resto lasciato mentre il processo di rigenerazione continua. In un rapporto di collaborazione tra la Loma Linda University (Usa) e la King Saud University e Imam Abdulrahman Bin Faisal University (Arabia Saudita), dal 2015 al 2017 sono stati trattati con vite in titanio quattro pazienti tra i 27 e i 50 anni, ognuno precedentemente sottoposto ad almeno due procedure (fallite) di aumento osseo.
In tutti e quattro i casi, la tecnica chirurgica usata per incorporare la vite di titanio con l’innesto osseo era la stessa; comunque, ciascun paziente aveva ricevuto un diverso tipo di membrana per coprirla. In aggiunta, ciascuno aveva subìto un’esposizione della vite a vari livelli, da una a sei settimane post operatorie. La vite è stata rimossa fra le quattro e le dieci settimane dopo l’esposizione e la restante vite in titanio è stata rimossa circa sei mesi dopo l’inserimento e uno o due mesi prima dell’impianto.
In tutti e quattro i casi, si è scoperto che, rimuovendo la vite in titanio esposta e lasciando il resto, il volume osseo aveva raggiunto un livello adeguato per gli impianti. Altro beneficio nel rimuovere la vite esposta era la creazione di uno spazio più igienico per l’impianto, dove la cura delle aree con vite esposta presumibilmente aveva causato difficoltà e disagio per i pazienti compromettendo l’integrità del sito rigenerativo.
“La rimozione della parte esposta sembrerebbe non aver avuto un effetto negativo clinicamente sull’integrazione ossea nel volume finale dell’osso accresciuto ed ha permesso una più agevole igiene di mantenimento per il paziente” dichiara Aladdin J. al-Ardah, principale autore della ricerca e professore associato alla Loma Linda University School of Dentistry.
Sebbene la tecnica abbia avuto successo, assicurando un’adeguata rigenerazione ossea per implantologia, i ricercatori ammettono l’ulteriore necessità prima che la tecnica venga applicata alla routine quotidiana.
Intitolata “Managing titanium mesh exposure with partial removal of the exposed site: A case series study” la ricerca è apparsa sul Dental Tribune nell’edizione di Dicembre 2017 del Journal of Oral Implantology.
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