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Impianti in calcio-titanio e apnea le due grandi novità presentate da Edoardo Anitua nel Terzo BTI Day, al Lingotto di Torino

M. boc

M. boc

lun. 1 dicembre 2014

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Il terzo BTI Day tenutosi il 29 novembre presso il NH Hoteles del Lingotto di Torino, si è svolto all’insegna della Medicina rigenerativa in generale e in particolare delle virtù riabilitative del PRGF, abbondantemente dimostrate soprattutto da Marco Mozzati, Massimo Del Fabbro e Silvio Taschieri. Ma tra i temi trattati vi erano anche quelli “aventi come obiettivo il ripristino delle condizioni oro-dentali ideali al fine di ottenere una restitutio ad integrum massimalizzata per il paziente. Quelli che toccano i vari aspetti dell’ambito implantare, spaziando dal momento estrattivo a quello riabilitativo ma passando anche attraverso le problematiche che possono insorgere in questo percorso”.

Così suonava l’annuncio ufficiale del Bti Day ma riassumendo in un’espressione più succinta, l’incontro avrebbe potuto anche limitarsi all’azzeccato, generalissimo, slogan “L’inizio determina la fine”, che ha ispirato e identificato le prime tre relazioni in programma: di Edoardo Anitua, chirurgo e patron BTI, di Daniele Botticelli, medico odontoiatra ed apprezzato ricercatore, relatore sulla “Nuova superficie biomimetica”. Ma anche, e soprattutto, di Ricardo Tejero sulla “Guarigione ossea sulla nuova superficie implantare”, illustrando la quale, il valente bioingegnere BTI è entrato nei segreti meccanismi con cui il calcio legandosi al titanio, rende infinitamente più predicibile il successo e la durata di un impianto.

Tre relatori di vaglia per introdurre quella che appare la prima grossa notizia della giornata BTI su cui l’Istituto di Vitoria (Spagna) sta lavorando da anni e che merita un ben più vasto approfondimento tecnico scientifico. L’altra grande novità è stata illustrata da Anitua stesso, con verve irresistibile e coinvolgimento personale: un nuovo metodo (e dispositivo) per affrontare l’apnea. Perché anche Anitua (e una delle sue figlie) soffre del problema. Problema poco conosciuto e sottovalutato. Basteranno alcune cifre per metterlo a fuoco: oltre i 50 anni, più del 50 per cento della popolazione soffre in modo più o meno accentuato e consapevole, del disturbo, dovuto al restringimento per ragioni meccanico posturali, delle vie aeree superiori. E di quest’ultima percentuale, il 25 per cento ne è affetto in modo “severo” con complicanze anche gravi.

“Condendo” il suo intervento, tra l’ilarità nel pubblico, con qualche gag tratta dall’esperienza personale, Anitua ha illustrato come lo si possa affrontare e rendere meno insidioso grazie ad una speciale apparecchiatura che, valutata la frequenza e la gravita delle apnee, riesce, con l’aiuto di uno speciale “bite”, a modificare l’assetto funzionale della mandibola del paziente durante la notte, con notevole riduzione della frequenza e gravità delle crisi. Frutto di una ricerca sul fenomeno, durata una dozzina d’anni in stretta collaborazione con altre specialità mediche (otorinolaringoiatri e pneumologi) l’apparecchiatura presentata a Torino potrà costituire un importante contributo all’attenuazione di quel che Anitua definisce un problema di salute pubblica, dalle conseguenze inquietanti (cardiologiche, neurologiche, socio famigliari) e reso più insidioso proprio dalla scarsa consapevolezza della sue implicazioni.

La prima presentazione ufficiale del nuovo dispositivo è avvenuta il 9 novembre a Vitoria e questo pertanto è il primo “lancio” fuori dai confini spagnoli. Anitua ha dichiarato di aver scelto per prima l’Italia ritenendo il nostro Paese (che frequenta da oltre vent’anni) quasi un prolungamento della sua casa. Inoltre, ha troppa stima dei livelli raggiunti dall’Italia, terzo Paese al mondo in campo odontoiatrico, dopo gli Usa e la Germania. Alla domanda se nei risultati di questa e di altre importanti realizzazioni operate da BTI prevalga più il suo ruolo di valente chirurgo che quella di accorto imprenditore, Anitua risponde che trattarsi innanzitutto di passione. «Bisogna prendere atto che esistono dei problemi - dice - e darsi da fare per cercare di risolverli». E lo dimostra quanto del suo bilancio la Fondazione BTI devolve ogni anno alla ricerca.

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