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Il sorriso leggibile di Sandra Milo

Sandra Milo. L’autorizzazione alla pubblicazione delle foto è stata gentilmente concessa dalla sig.ra Milo.
Gianna Maria Nardi

Gianna Maria Nardi

mar. 4 ottobre 2011

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"Una donna sincera, coraggiosa, senza tante paure, che si piace. Sono contenta di essere quella che sono e di piacere"

Il suo modo si sorridere è stato vissuto come dissacrante e disarmante, una specie di “birimbao” scanzonato. È tutto costruito?
Assolutamente no. Il mio è un sorriso naturalmente spontaneo, “divertito” direi.

Divertito da che?
Da tutto: dal piacere di vedere gli altri attorno a me, osservare la natura, gli alberi, la luce, il calore del sole e la gente.

È sempre solo allegria?
Alcune volte è un’arma di difesa da situazioni di imbarazzo che ti procurano una ferita. Rispondere con un mezzo sorriso sulla bocca ti dà comunque una sensazione di benessere che riesce a risolvere quegli attimi di sconcerto. È saggio non esternare i problemi e tenerseli per sé, e sprigionare energia positiva sempre e comunque.
Pensi che a 12 anni, da adolescente, lavoravo in uno studio fotografico e mi divertivo a ritoccare quelle che all’epoca venivano chiamate le “lastre fotografiche”, per rendere tutti più belli. Ero una specie di chirurgo estetico della fotografia, ma non tutti apprezzavano perché spesso li trasformavo tanto da renderli belli e perfetti, ma così distanti dall’immagine reale. Pensavo ingenuamente di far loro un regalo…

Oggi fanno la stessa cosa i grafici con Photoshop, lei ha anticipato i tempi! Ma, a proposito di chirurgia estetica, qual è il suo giudizio?
Penso sia meraviglioso avere per tutti la possibilità di migliorarsi per sentirsi bene. Purtroppo noi donne siamo perfezioniste, quindi sempre più spesso si vedono interventi di ritocco multipli, operazioni così violente da far perdere quella morbidezza dei lineamenti rendendola non più attraente. Venticinque anni fa cominciai a sottopormi alla chirurgia estetica, ma un intervento in particolare venne malissimo. Oggi non lo rifarei, sono pentita. Credo siano più opportuni piccoli interventi che non stravolgano l’espressione e lascino trasparire la spiritualità di uno sguardo.

Il suo ultimo impegno cinematografico l’ha vista interprete nel cortometraggio Viva Zappatore di Massimiliano Verdesca, in concorso al XII Festival del Cinema Europeo di Lecce. Che parte interpreta?
Un personaggio sconvolgente. Sono la nonna del protagonista, una circense divenuta una metallara che balla il rock duro in un mondo piccolo borghese di un minuscolo paese di provincia. Una donna che, anche se nonna, rompe gli schemi e poi muore.

Che rapporto ha con la morte?
Bellissimo. Credo ci siano delle persone mai state vive. Io assurdamente credo che invece la vita non mi abbandonerà mai. Sono consapevole che il corpo si consuma come una candela, ma alcune cose di noi che vivono oltre la vita rimangono per sempre.

Musa ispiratrice del grande Federico Fellini. Che cosa le ha lasciato il suo incontro?
Un grande amore durato 17 lunghissimi anni, che ci ha consentito di vivere una bellissima favola dove non entravano le piccole seccature quotidiane. Come in un film fuori dalla realtà, come in un sogno.

Il cinema è un sogno?
No, il sogno è magico, il cinema no. Il vero sogno è l’amore.

Quanto cura la salute del sorriso?
Sono abbastanza attenta perché voglio conservare i miei denti naturali. Non amo interventi protesici anche quando sono molto estetici, bianchi in maniera innaturale. Perdono tuttavia di fascino perché rendono il sorriso illeggibile, artefatto, esattamente come la chirurgia estetica esasperata dei volti. Un sorriso deve riuscire ad andare oltre l’apparenza.

È stato difficile essere mamma?
Essere mamma è difficile sempre e per tutti. Non si nasce genitori, si nasce figli, e non esistono linee guida comportamentali che tengano. Per affermare la propria identità un figlio deve mettere in discussione la madre, i genitori, per ritrovarsi dopo questo difficile percorso di crescita. È una fase della vita.

I suoi figli lavorano nel cinema?
No, mia figlia è una brava affermata giornalista e mio figlio è tragicamente disoccupato. I giovani sono lontani da scelte semplici, tutto è più complicato e non si accetta di fare i mestieri più modesti di una volta. Le tecnologie avanzate credo abbiano ucciso i sentimenti. Comunque sono costose: computer, web, cellulari. È stato un bel momento quello dei festeggiamenti dell’Unità d’Italia, per riscoprire i valori della patria, fino al canto emozionato dell’Inno di Mameli. Abbiamo bisogno di riscoprire i valori di famiglia, patria e religione.

E il matrimonio? È stata sposata con due medici: è difficile essere moglie di un medico?
Essere sposata ad un medico significa che se sei malata, tuo marito medico non ti cura!

Come immagina il futuro?
Non ho mai pensato né al passato né al futuro. Il momento che vivi è l’unica certezza vera. Vede, mentre io e lei parliamo, è già passato. La vita è adesso.

Cosa è la bellezza?
Oggi sono in tanti ad essere belli nel fisico, ma la bellezza straordinaria che hai dentro è più difficile ritrovarla: devi scavare dentro di te fino in fondo. Danny Kay [famoso attore statunitense, NdR] diceva: “La cattedrale è nel tuo cuore”.

Qual è il suo motto?
“Lassù qualcuno mi ama”.

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