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Con un atteso tutto esaurito, l’igienista dentale Andrea Butera ha interessato la gremita platea del sesto congresso dell’Istituto Stomatologico Toscano con un intervento su “Sistematic review e protocolli clinici a supporto domiciliare del paziente diabetico nella terapia paradontale non chirurgica”. Dental Tribune ha avuto modo di intervistarlo a seguito del suo intervento.
Buongiorno dott. Butera, le chiedo prima di tutto di raccontarmi la vostra ricerca?
La preziosa collaborazione instauratasi tra il Corso di Laurea in igiene dentale dell’Università di Pavia e il reparto di Diabetologia del IRCSS Policlinico San Matteo ci ha consentito di stilare precisi protocolli di ricerca inerenti al Diabete di tipo 1, in relazione alla terapia parodontale non chirurgica. Il parametro esaminato nella nostra ricerca riguarda nel dettaglio i valori, in percentuale, dell’emoglobina glicata considerato indice inequivocabile del compenso a lungo termine della patologia diabetica insieme agli indici parodontali di riferimento.
Approfondendo il ruolo dell’igienista dentale, cosa può dirmi sulla figura professionale oggi?
Attualmente l’Igienista Dentale riveste una figura preponderante all’interno del team odontoiatrico, per cui diventa indispensabile affinare, oltre all’aspetto squisitamente clinico, quello relativo alla ricerca scientifica. L’obiettivo è infatti definire delle linee guida sapendo interpretare correttamente i dati statistici ricavati dai protocolli di ricerca. Diventa, pertanto indispensabile un’adeguata formazione scientifica oltre a quella clinica sin dal primo anno del corso di studi, con l’obiettivo di formare l’igienista dentale in veste di “sentinella della salute” cosi ottenendo un ruolo cardine nel percorso diagnostico e terapeutico dei pazienti.
L’educazione da parte dell’igienista dentale può essere fondamentale, ma come è lo stato dell’arte in questo momento?
La veste dell’igienista dentale nel tempo è notevolmente mutata, arricchendosi di aspetti sempre più caratterizzanti che hanno reso tale professione progressivamente distinta dalla figura dell’odontoiatra e sinergica con ciascun settore dell’Oral Health. Tuttavia ad oggi c’è ancora tanto lavoro da fare. Il livello della promozione della salute orale, infatti, non è omogeneo in tutte le regioni del nostro Paese nonostante le linee guida nazionali. Al fine di equiparare tale dislivello sarebbe interessante definire dei percorsi territoriali partendo dai progetti nelle scuole, organizzando eventi formativi nelle piazze e promuovendo campagne di prevenzione per la salute orale. Colgo l’occasione per citare il notevole impegno profuso dagli studenti del Corso di Laurea in Igiene Dentale dell’Università di Pavia, i quali settimanalmente si recano presso i vari reparti dell’ IRCSS Policlinico San Matteo, per raccogliere fra i degenti, mediante un esame non strumentale, gli indici epidemiologici di interesse per le nostre ricerche cliniche. L’utilità pertanto diventa bidirezionale: essi forniscono altresì ai pazienti i consigli appropriati per un’igiene orale autonoma ottimale finalizzati a ridurre la sintomatologia specifica nel cavo orale durante i vari percorsi terapeutici di tipo sistemico.
Oggi l’italiano medio riesce a capire che la salute della bocca è strettamente collegata con la salute generale?
Rispetto agli anni precedenti la conoscenza media è progressivamente cambiata tra i pazienti: è ormai chiaro come nel corpo umano ci siano una serie di correlazioni strettamente definite tra organi e apparati per cui il cavo orale non può rimanere confinato in un distretto a sé stante. È necessario pertanto trasmettere al paziente l’importanza della prevenzione orale, non finalizzata a sé stessa ma in relazione al mantenimento della salute sistemica.
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