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Le parole giuste al momento giusto? Comunicare senza timore di fare voli pindarici senza paracadute e digressioni incomprensibili non è solo questione di abilità linguistiche, ma anche di “reti neurali”.
Lo hanno scoperto Andrea Marini e Cosimo Urgesi che guidano un gruppo di ricerca dell’Irccs Medea – Polo di San Vito al Tagliamento e dell’Università di Udine che per la prima volta ha individuato una precisa relazione tra il funzionamento di un’area del nostro cervello e la capacità di selezionare parole pertinenti a un contesto all'interno di un discorso. Lo studio è stato pubblicato dalla rivista Journal of Cognitive Neuroscience del Massachusetts Institute of Technology (MIT).
Per essere dei puntuali “Ciceroni”, maestri della parola in ogni contesto, occorre aver chiaro il proprio compito narrativo tenendo ben presente quanto sull’argomento è stato detto in precedenza: questi aspetti, infatti, interferiscono con la nostra capacità di scegliere le parole adeguate.
I ricercatori hanno applicato una tecnica, la Transcranic Magnetic Stimulation (TMS), che consente di inibire temporaneamente il funzionamento di specifiche porzioni della corteccia cerebrale. Nello specifico, gli autori dell’esperimento hanno chiesto a studenti universitari di eseguire alcuni compiti cognitivi e di descrivere quattro storie presentate sotto forma di vignette in tre condizioni sperimentali: dopo una stimolazione ripetuta di una porzione del giro frontale inferiore sinistro, dopo la stimolazione dell’area corrispondente dell’emisfero destro e in una condizione in assenza di stimolazione.
La minore attivazione della porzione dorsale del giro frontale inferiore sinistro coincide con minori i livelli di informatività e di coerenza: i soggetti infatti producevano una quantità inferiore di parole appropriate al contesto. Suggeriscono che la porzione dorsale del giro frontale inferiore dell’emisfero sinistro sia un epicentro di una più ampia rete neurale fondamentale per la selezione di parole contestualmente appropriate durante la produzione di messaggi.
“Il nostro studio - affermano gli autori - ci ha permesso di identificare un'area del nostro cervello, sicuramente parte di un più ampio network tutto da individuare, implicata nella selezione di parole pertinenti a un contesto all'interno di un discorso. Si tratta di un dato innovativo che contribuirà a far luce su ciò che ci rende efficaci ed eloquenti comunicatori”.
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