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Cohen (DentalPro): «Centri organizzati in sicura crescita previo forte legame paziente/medico»

 Patrizia Biancucci

Patrizia Biancucci

lun. 9 luglio 2018

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DentalPro nasce nel 2010 per intuizione e volontà di due odontoiatri milanesi, Paolo Tonveronachi e Samuele Baruch. A distanza di 8 anni dall’inizio rappresenta il 1° Gruppo nella sanità privata italiana, presente in 12 regioni con 137 cliniche e nuove aperture previste a breve. In seguito all’acquisizione delle Cliniche Bona, DentaDent e recentemente Doctor Dentist è il leader in Italia nell’odontoiatria, con 250.000 pazienti in cura.

I centri si trovano per la maggior parte nei centri commerciali, aperti 7 giorni su 7, con orari lunghi e flessibili. Ogni struttura è dotata di 4-5 riuniti, attrezzature radiologiche digitali come ortopantomografo e Tac, con circa 1.500 pazienti in terapia ha raggiunto un fatturato medio che oscilla tra 1 a 2 milioni di euro.

Controllato da un fondo di investimento tra i più grandi d’Europa – BC Partners – DentalPro è in realtà gestita dal team dei fondatori e da un management esperto guidato da Michel Cohen. BC Partners, operante in Italia da oltre 30 anni, ha di recente investito in Cigierre, principale catena italiana di ristoranti a tema e OVS il più grande retailer nell’abbigliamento. Inoltre vanta una forte esperienza nel settore dell’Healthcare, avendo acquisito importanti operatori internazionali come Synlab, primo service provider di laboratori di analisi in Europa, Elysium, azienda leader inglese nei servizi nel settore della salute mentale e in alcuni dei principali gruppi ospedalieri in Europa, come GHG, Hirslanden e Teknon.

Grazie ai fondamentali clinici ed economici “best-in-class”, il Gruppo è cresciuto in modo esponenziale avviando ogni anno circa 20 centri, oltre alle acquisizioni effettuate, raggiungendo nel 2017 un fatturato intorno ai 150 milioni di euro, come riferisce il CEO di DentalPro Michel Cohen.

A quante persone dà lavoro il Gruppo DentalPro?
Attualmente ha circa 2.000 tra impiegati e collaboratori odontoiatri e igienisti, e continua a selezionarne dei nuovi da inserire nelle 70 prossime aperture in 3 anni previste sul territorio. Le nuove opportunità di lavoro si sommano alle 370 effettuate lo scorso luglio dopo l’apertura di 25 centri dentistici nel 2016.

Quali sono i profili professionali richiesti?
Sono 500 medici odontoiatri e specialisti, 100 igienisti dentali e 1.000 dipendenti fra receptionist, assistenti alla poltrona e Responsabili Pazienti di clinica. Ogni nuova apertura prevede mediamente la selezione di 20 persone (8-10 medici, 2 igienisti e 8-10 risorse per la gestione della struttura).

Come giudica la corrente definizione di “Catene”? La lascia indifferente o la tocca in qualche modo?
Molti medici soprattutto confondono i Gruppi – io non le chiamo catene – con il low cost o col franchising e questo è profondamente sbagliato poiché la maggior parte dei gruppi organizzati hanno prezzi medi (e non troppo bassi) e non sono dei franchising, pur avendo lo stesso marchio. Io personalmente non credo a nessuno di questi due modelli nell’Odontoiatria, poiché il prezzo troppo basso attira si i pazienti, ma obbliga le strutture a dotarsi di medici troppo giovani o non più al passo coi tempi; il franchising invece rischia uno scarso controllo della qualità, aspetto fondamentale in ambito sanitario.

Molti studi odontoiatrici sono in crisi: dal suo punto di vista a cosa è da ricondurre questo trend negativo?
I pazienti sono diventati più esigenti, più informati e attenti ai prezzi. Solo una parte dei dentisti tradizionali si è adeguata al cambiamento del mercato e i loro studi non sono in crisi.

Da tempo i dentisti “tradizionali”, i titolari dello studio monoprofessionale, vedono con timore le vostre strutture, convinti che “portiate via pazienti” ingolositi da una sleale concorrenza pubblicitaria ed economica. C’è del vero secondo lei?
Come dicevo prima, il mercato è cambiato e non c’è dubbio che i gruppi organizzati siano maggiormente vicini alle nuove esigenze dei pazienti, ma molti dentisti hanno reagito migliorando le proprie strutture, offrendo servizi più moderni e comunicando meglio anche su internet. E questo li sta premiando.

In Spagna e in altri Paesi le catene si sono moltiplicate. Perché tante difficoltà alla diffusione in Italia?
Intanto alcuni paesi sono più aperti all’innovazione e altri meno. Poi in Italia la Sanità è governata dalle Regioni, ognuna con leggi e regolamenti diversi che porta a molte complessità per ottenere le autorizzazioni sanitarie. All’estero, ciò accade molto meno.

Gli “attacchi” alle Catene, che puntano il dito sulle cure di qualità scadente o, peggio, sulle proposte di terapie che non servono, sono lesivi dell’immagine professionale degli Odontoiatri, laureati e abilitati, che lavorano nei vostri centri e che, nell’immaginario, sembrerebbero professionisti di serie B. Quali i vostri criteri di selezione? Quali i meccanismi di controllo sul loro operato?
Nei gruppi organizzati collaborano circa 8.000 odontoiatri e molti hanno anche studi tradizionali. Vengono selezionati con criteri di esperienza e anche controllati secondo protocolli ben precisi, cosa che invece non avviene negli studi tradizionali dove il controllo è in realtà un autocontrollo da parte dello stesso odontoiatra. Quindi non esiste. In DentalPro ad esempio non prendiamo odontoiatri troppo giovani e non tutti gli odontoiatri sono abilitati a svolgere ogni tipo di terapia, proprio in funzione della loro esperienza. C’è un Comitato Medico Scientifico e un team di 25 odontoiatri senior che controlla questo modello di lavoro. Tutto ciò per garantire la qualità delle prestazioni erogate.

Con la legge Gelli-Bianco c’è l’obbligo di assicurazione per gli odontoiatri. La DentalPro ha anche una specifica copertura assicurativa per i collaboratori?
La legge Gelli indica che il medico potrà essere chiamato in causa solo per dolo o colpa grave, salvo accordi diversi tra i professionisti e la struttura. DentalPro ha una copertura. Stiamo verificando se questa copra anche i medici.

Direttore Sanitario: l’articolo 69 del Codice di deontologia medica e la legge Gelli-Bianco 24/2017 ne hanno aumentato la responsabilità, insieme a quella della struttura sanitaria, in caso di danno al cittadino. Come vi siete adeguati? Chi si fa carico di trasmettere l’incarico di direttore o l’eventuale rinuncia all’Ordine di competenza, la struttura o il professionista?
Il Direttore Sanitario è un medico esperto che effettua i controlli di conformità e ha un ruolo anche di second opinion nei nostri centri. È lui stesso che comunica il suo ruolo agli Ordini. ANCOD si è tuttavia impegnata per chiedere ai propri DS di effettuare questa comunicazione.

Il DentalPro di Sarzana chiuso per 6 mesi perché mancava il nome del Direttore sanitario nella pubblicità: le sembra esagerato?
La legge è evidentemente obsoleta (il nome del DS è da sempre anche sul sito internet), oltre che la pena ampiamente sproporzionata rispetto all’eventuale reato. È come se un dentista sbagliasse una fattura di € 10 e per questo andasse in carcere per 1 anno. In più, oltre a penalizzare la struttura, gli odontoiatri e i dipendenti del centro, la pena genera enormi problemi ai pazienti in cura.

Quali conseguenze per i 500 pazienti attualmente in cura nel Centro DentalPro, i 6 odontoiatri che ci lavorano e gli 8 dipendenti?
Fortunatamente DentalPro è un grande Gruppo molto serio e nessun paziente verrà lasciato senza cure, a costo di accompagnarli uno per uno al centro più vicino e farlo curare dal suo medico. La cosa che spiace è che l’Ordine dei Medici e degli Odontoiatri, pur sapendo perfettamente che la scritta su un cartello non pregiudica in alcun modo la trasparenza né tantomeno la qualità delle cure, si è adoperato in tutti i modi per generare un danno proprio ai pazienti, che dovrebbe invece tutelare. Medici e dipendenti verranno comunque protetti dal nostro Gruppo.

I fallimenti di alcune strutture odontoiatriche gestite da Società di capitale, tra cui iDental, che ha lasciato molti pazienti con cure da terminare e rate da pagare, genera incertezza: in che modo può rassicurare i vostri clienti?
Più il Gruppo è grande e solido, più i pazienti percepiscono di essere seguiti con serietà e sono tranquilli. Cosa che invece non sempre si può dire di uno studio tradizionale. E mi chiedo, se il dentista individuale fallisce o semplicemente chiude prima di finire le cure, chi protegge i pazienti?

Ci vuole dire cos’è l’ANCOD?
Acronimo di Associazione Nazionale dei Centri Odontoiatrici, rappresenta le strutture odontoiatriche organizzate che ad oggi sono: DentalPro, Vitaldent, Caredent, Primo Group, H Dental, Dental Coop, vale a dire circa il 50% dei Gruppi odontoiatrici (le cosiddette “catene”) e molti altri stanno per aderire. La neonata associazione ha generato in pochi anni la creazione di 8.000 nuovi posti di lavoro, e oltre 15.000 nei prossimi 2 anni. Si stima che gli attuali pazienti in cura in studi di proprietà di Catene siano circa un milione.

ANCOD, di cui lei è presidente, si era impegnata nel 2016 a costituire un fondo di garanzia a tutela di tutti i pazienti. Cosa avete fatto nel frattempo?
Per chiarezza, non si è mai impegnata a costituire un fondo di garanzia, ma ha inserito nelle proprie linee guida un obbligo da parte di ciascun Gruppo/marchio di proteggere i pazienti dei propri centri in caso di chiusure, anche in caso di affiliati. Inoltre, in diversi casi, noi di DentalPro ci siamo fatti carico di alcuni pazienti a nostre spese, come nel caso di un centro chiuso nel Veneto.

La tutela del cittadino è una priorità e sarebbe auspicabile trovare una soluzione condivisa intorno a un tavolo con Ordini, Politica e Sindacati. Ritiene che i tempi siano maturi?
Certo. Abbiamo sempre condiviso la necessità di lavorare insieme sia con i Ministeri di riferimento sia con gli Ordini e con le Associazioni.

La “catena” rimarrà una novità destinata ad essere scoperta da molti oppure continuerà a prevalere sempre lo studio odontoiatrico ben organizzato?
Se i centri organizzati sapranno mantenere un forte legame paziente-medico anche nelle proprie strutture, come credo faccia bene DentalPro, allora credo che continueranno a crescere.

Trova irriverente il paragone fatto da un economista tra studio eguale negozio al dettaglio e catena eguale grande distribuzione?
Non l’avevo sentito, quindi non so chi l’ha detto. Più che irriverente (non saprei per chi tra l’altro) direi che vedo forti differenze invece con la grande distribuzione. I centri organizzati hanno da un lato dimensioni singole sovrapponibili agli studi tradizionali, ma soprattutto possono offrire – non tutti necessariamente – un grandissimo livello qualitativo sia in termini di tecnologia e innovazione, che di medici preparati.

Nel futuro il modello di riferimento sarà quello delle grandi strutture odontoiatriche?
No. Serve una personalizzazione del rapporto che nelle grandi strutture è difficile da ottenere.

 

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