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Un sorriso più attraente, un’estetica dentale migliorata e risultati duraturi sono stati legati per lungo tempo ai restauri in ceramica – come faccette e corone – e rimangono fortemente ancorati nel pensiero dei pazienti e dei clinici.
La moderna tecnologia dei compositi ha però sfidato questo approccio, in quanto essi offrono un eccellente potenziale estetico e una longevità accettabile, con un costo decisamente inferiore rispetto a quello dei restauri in ceramica, sia per il trattamento dei denti anteriori sia per quelli posteriori1-3. Inoltre, i restauri in composito permettono preparazioni minimamente invasive, se non addirittura nulle, per la modifica dell’anatomia esistente o per la sostituzione dei tessuti cariati; questo rappresenta il considerevole vantaggio del “free-hand bonding” anche grazie alla sua relativa semplicità.
Questa ratio è stata il fondamento di un nuovo concetto chiamato “bioestetica” che dà la priorità a procedure additive minimamente o microinvasive al fine di conservare la biologia e la biomeccanica del dente.
Anche se i compositi sono universalmente considerati il materiale d’elezione per il restauro di cavità da piccole a medie di classe III, IV e V, oggi essi possono essere utilizzati in molte più indicazioni, come la correzione di difetti funzionali ed estetici da piccoli a moderati2,3. I recenti miglioramenti delle caratteristiche ottiche e fisiche dei compositi hanno anche significativamente contribuito a semplificare la loro applicazione e a migliorare il risultato del trattamento e la sua predicibilità4-6.
Lo scopo di questo breve articolo è quindi quello di dimostrare le diverse e potenziali applicazioni del composito in quanto moderno materiale estetico da restauro nel contesto di un approccio bioestetico al trattamento.
Rivalutazione dei concetti per la riabilitazione del sorriso: la bioestetica
La scelta del corretto approccio restaurativo (diretto o indiretto, in composito o in ceramica) è stata dibattuta per decenni, con la conclusione finale che la decisione dipende in larga misura dalla formazione del clinico e dalla sua esperienza.
Solo le condizioni “estreme”, come le minime correzioni estetiche di forma e colore o le carie estese in denti non vitali, portano a soluzioni evidenti (rispettivamente restauri diretti o indiretti), mentre la maggior parte degli altri casi si trova in una “zona grigia” che in effetti rende più difficile fare una scelta pertinente. Un approccio semplice ma efficace a questo dilemma si affida a una chiara analisi biomeccanica dei denti potenzialmente coinvolti nel trattamento, combinata con l’usuale analisi estetica e funzionale. Quindi, l’avere come obiettivo primario il rispetto della biologia del dente e la sua conservazione guida il clinico a un percorso decisionale logico, come quello presentato nella Tabella 1.
La filosofia della bioestetica dà la priorità ai miglioramenti chimici del colore (sbiancamento di denti vitali e non vitali, microabrasione), associati a restauri diretti in composito e a restauri adesivi in ceramica per carie più estese, limitando l’uso delle corone totali tradizionali alla sostituzione di restauri esistenti e a poche condizioni di estrema fragilità del dente.
Il concetto di trattamento progressivo presentato nella Tabella 2 riassume quindi la visione moderna dell’odontoiatria estetica restaurativa.
Nuovo approccio al colore: il concetto di stratificazione naturale
Per diverso tempo, la creazione di restauri diretti perfetti è stata un’illusione a causa delle proprietà ottiche imperfette di molti compositi. Anche oggi, la complessità di alcuni sistemi è spesso associata a concetti di colore che riproducono i sistemi ceramici (che sono applicati in incrementi di spessore totalmente differente) o all’influenza di clinici troppo meticolosi che compensavano le scarse proprietà ottiche dei compositi con intricate tecniche di stratificazione.
Parametri | Opzione diretta | Opzione indiretta Dalle faccette alle corone |
Età del paziente | Più giovane | Più vecchio |
Dimensione della cavità | Più piccola | Più grande |
Vitalità del dente | Vitale | Non vitale |
Colore del dente | Normale | Decolorazione non trattabile* |
Anatomia facciale | Normale | Alterata |
Numero di restauri | Non rilevante | Non rilevante |
*Uso di trattamenti chimici (sbiancamento vitale e non vitale o microabrasione) |
Tab. 1 Processo decisionale del trattamento
Tipo di procedure | Procedure tipiche |
Non restaurativa | Trattamenti estetici chimici (sbiancamenti, microabrasione) Adesione diretta |
Minimamente invasiva | Adesione diretta Faccette ultra sottili Moderne tecniche inaly e onlay |
Micro invasiva | Faccette classiche, inlay e onlay |
Macro invasiva | Corone e ponti |
Tab. 2 Moderno concetto di trattamento progressivo e diversi tipi di procedure
L’utilizzo del dente naturale come modello e l’identificazione delle relative caratteristiche ottiche dello smalto e della dentina (misurazioni tristimulus del colore L*a*b* e percentuale di contrasto) sono stati essenziali per lo sviluppo di materiali per restauro diretto dalle caratteristiche estetiche migliorate4,7-8.
Il concetto di “stratificazione naturale” è un approccio semplice ed efficace per la realizzazione di restauri diretti altamente estetici, diventato ormai un punto di riferimento nell’ambito dei restauri in composito9-12.
Bibliografia
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L'articolo è stato pubblicato sul numero 3 di Cosmetic Dentistry Italy 2013
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