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Big data in implantologia – “Siamo all’inizio”

“I big data in implantologia sono agli albori”, afferma il Prof. Arjan Vissink, che ha illustrato l’argomento in una sessione dell’EAO.

Un punto fondamentale della riunione congiunta EAO-DGI 2023 è stata la sessione sui big data e l’intelligenza artificiale in implantologia. Alla sessione ha partecipato il chirurgo orale e maxillo-facciale il Prof. Arjan Vissink della Facoltà di Scienze Mediche dell’Università di Groningen nei Paesi Bassi. In questa intervista, ha parlato di alcuni aspetti che ha affrontato durante la sua relazione, compreso lo stato attuale dei big data nel settore, le loro sfide e usi futuri.

Prof. Vissink, quali possibilità offrono oggi i big data in odontoiatria, e cosa ci riserverà il futuro?
Pochissimi studi hanno utilizzato grandi dati in implantologia. Siamo all’inizio. Non si può ancora dire molto sull’impatto dei big data in implantologia per quanto riguarda la diagnosi, i profili di rischio e la prognosi. Finora sono stati effettuati solo studi sommari in questo settore. Tra gli aspetti esaminati figurano il tipo e il diametro dell’impianto utilizzato (indipendentemente dalla marca), indicazioni e applicazioni, ad esempio carico immediato o differito, e la necessità di un aumento osseo, oltre a considerazioni collegate alla salute generale, come il fumo, il diabete, le malattie immunologiche, la radioterapia nella regione della testa e del collo e i bifosfonati, inerenti alla sopravvivenza complessiva dell’impianto. È stato anche valutato se un chirurgo orale o un parodontologo avesse una migliore capacità nell’inserimento dell’impianto, ma non sono state valutate le indicazioni per il posizionamento dello stesso. È stato anche analizzato se gli impianti siano una buona soluzione per i pazienti anziani, in particolare per sostenere i restauri protesici e come altre malattie possano compromettere l’esito di un trattamento implantologico. I dati finora comunicati non sono sufficientemente solidi per orientare il processo decisionale.

Le innovazioni tecniche si stanno sviluppando più rapidamente che mai. Quando i big data saranno maggiormente utilizzati nello studio odontoiatrico?
Attualmente, i risultati degli studi sui big data in implantologia non vengono utilizzati direttamente per la pratica odontoiatrica quotidiana. Sono disponibili solo dati complessivi molto approssimativi e non sono adattati al singolo paziente. Non sono disponibili dati sul posizionamento e carico immediato o differito, sulle procedure in una o due fasi, sui casi in cui un sito implantare debba essere considerato compromesso, etc. Dovremmo iniziare a registrare meglio le procedure implantari, i restauri, le procedure utilizzate nella mascella superiore e inferiore, le situazioni che richiedono la rigenerazione ossea, la piattaforma implantare utilizzata e altro ancora. Da questi dati si potrebbero trarre migliori conclusioni generali ed eventualmente delle raccomandazioni migliori per il singolo paziente. Anche se le innovazioni si stanno evolvendo rapidamente, ci vorrà del tempo prima che lo studio odontoiatrico, e in particolare il singolo paziente, tragga beneficio da questi dati.

Può condividere alcuni consigli per gli odontoiatri che vogliono essere più coinvolti nell’uso dell’intelligenza artificiale e dei big data?
I dentisti dovrebbero iniziare con una descrizione uniforme delle procedure, come ad esempio un questionario standardizzato per la raccolta iniziale dei dati nel maggior numero possibile di pazienti. Sulla base di tali dati si potrebbero trarre conclusioni migliori, anche se non si tratta ancora di dati specifici per l’individuo e si applicano solo a livello di gruppo. Ci vorrà molto tempo prima che le conclusioni tratte dalla ricerca sui big data abbiano un impatto diretto sulla cura dei singoli pazienti.

Quali sfide comporta l’uso dei big data nello studio odontoiatrico?
I big data in implantologia sono in una fase embrionale. In primo luogo, si dovrebbe progettare una banca dati standardizzata in cui tutti i dettagli sul posizionamento e sul restauro implantare possano essere registrati in modo standardizzato. La standardizzazione delle registrazioni dei dati costituirà un punto di partenza per molti studi futuri. Successivamente, i dentisti che inseriscono gli impianti e/o realizzano le protesi per questi impianti dovrebbero prendersi il tempo di creare un record nella banca dati per ogni paziente che curano. Il tempo dedicato alla creazione della banca dati non potrà essere utilizzato per la cura dei pazienti, ma a lungo andare porterà avanti l’implantologia. Una volta che il processo di inserimento dei dati diventerà di routine per il dentista, il tempo richiesto per questa attività diventerà minimo.

L'uso delle moderne tecnologie solleva anche preoccupazioni per quanto riguarda la protezione dei dati. Come affrontare la questione? Ci sono altre considerazioni da analizzare per il trattamento dei dati medici personali?
Tutti i dati possono essere raccolti in forma anonima. Dobbiamo fare in modo che le compagnie assicurative o i soggetti che potrebbero trarre vantaggi finanziari non possano accedere a tali dati. Ad esempio, tutti i dati dei pazienti potrebbero essere codificati nella banca dati utilizzando un codice noto solo al medico curante. Successivamente, i dati specifici dell’impianto potrebbero essere aggiunti alla banca dati. Un esempio di grande documentazione è il caso della banca dati utilizzata per i pazienti affetti dalla sindrome di Sjögren, una rara malattia autoimmune che colpisce, tra l’altro, l’occhio (cheratocongiuntivite secca) e la bocca (iposalivazione, xerostomia). Più di 15.000 pazienti ben classificati con questa sindrome sono registrati in forma anonima in un database di grande valore che documenta la loro malattia. I responsabili dell’utilizzo dei dati e dell’elaborazione dei relativi rapporti di ricerca non hanno accesso alle cartelle cliniche dei pazienti. Quando i dati mancano o sono incompleti, il medico curante è invitato a fornire i dati mancanti, ove possibile. Dal punto di vista finanziario, non vi è quasi alcun sostegno.

Quali sono i tre messaggi principali della sua lezione all’EAO che ha voluto che i suoi partecipanti portassero a casa?
I big data in implantologia sono appena all’inizio. Non esiste un protocollo generalmente approvato su quali parametri valutare e come valutarli. In primo luogo, occorre definire il contenuto delle interrogazioni attraverso le quali verranno raccolti i dati, oltre a determinare le modalità di comunicazione di tali risposte. Finora sono state segnalate solo tendenze molto generali per quanto riguarda l’implantologia. Dobbiamo concordare la creazione di una banca dati standardizzata in cui registrare tutti i risultati relativi al trattamento implantare.

 

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