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Artrite reumatoide e patologia parodontale: una via in comune?

AIRO

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lun. 27 febbraio 2017

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L’artrite reumatoide (RA) e la parodontite, sia nella variante cronica che aggressiva, presentano entrambe dei disordini caratterizzati dalla deregolamentazione della risposta infiammatoria. L’aumento della secrezione di proteine infiammatorie provoca la distruzione dei tessuti molli e duri sia delle sinovie sia del legamento parodontale.

Revisione letteratura del prof. Luca Viganò

Entrambe le malattie si dividono i fattori di rischio e hanno vie patologiche in comune, con conseguente perdita della funzione e disabilità del paziente come risultato clinico finale. In questo articolo vengono descritte le possibili interazioni tra le due patologie, in particolare viene valutato il ceppo patogeno parodontale Porphyromonas gingivalis, che potrebbe spiegare la corrispondenza osservata fra queste due malattie. L’artrite reumatoide (RA) è una patologia infiammatoria cronica con una prevalenza del 0,5%-1,0% negli adulti nei paesi industrializzati. La malattia è molto più comune tra le donne rispetto agli uomini (3:1) e la prevalenza aumenta con l’età, con un picco nel quinto decennio.

L’eziologia è multifattoriale e la patogenesi è discussa. L’autoimmunità alle proteine citrullinate è altamente specifica per RA e può essere il fattore della presenza della patologia. Gli anticorpi anti-citrullina (anche detti anticorpi anti-CCP, anticorpi anti-peptide ciclico citrullinato o ACPA) sono autoanticorpi prodotti dal sistema immunitario contro i peptidi ciclici citrullinati (citrullina o CCP). Quest’alterazione e la produzione di anticorpi anti-citrullina si verificano spesso nei pazienti affetti da artrite reumatoide. Diversi ricercatori ritengono che la formazione della citrullina possa avere un ruolo nel processo infiammatorio autoimmune riscontrabile nelle articolazioni dei pazienti affetti dall’artrite reumatoide, la quantità di questa forma di anticorpi nel sangue serve quindi per diagnosticare la malattia. Il rischio di sviluppare RA è pari al 50% e attribuibile a fattori genetici. Il fumo è il principale fattore di rischio ambientale noto per RA.

L’eziologia di entrambe le malattie presenta perdita della normali funzioni e la qualità della vita diminuisce tanto più lunga è durata di malattia. Una attenta valutazione dei meccanismi eziopatogenetici evidenzia meccanismi patologici comuni; entrambe le condizioni sono rafforzate da una risposta infiammatoria esagerata caratterizzate da un aumento di mediatori infiammatori, con conseguente distruzione dei tessuti duri e molli del parodonto e delle sinovie. Un numero sempre più ampio di studi clinici punta verso un’associazione tra malattia parodontale e RA, nonostante il fatto che i pazienti affetti da RA sono spesso trattati con corticosteroidi e immuni soppressori, riducendo quindi le prove cliniche della malattia parodontale. Un’osservazione importante è che il trattamento della malattia parodontale ha un effetto positivo sul paziente affetto da artrite reumatoide. Sorprendentemente, nessuno degli studi sulla RA ha considerato la microbiologia, anche se i batteri svolgono un ruolo primario nell’eziologia della malattia parodontale. Analogie tra i fattori di rischio, i percorsi patologici comuni, le associazioni e l’effetto del trattamento parodontale sulla RA ci obbligano a esplorare un focus speciale sulla microbiologia associata alle due patologie. In entrambe le malattie, l’analisi genetica ha rivelato variazioni genetiche in geni che codificano per elementi del sistema immunitario innato come un indicatore di rischio. Più di 30 regioni genetiche sono associate con RA.
Fattori genetici e stili di vita (fumo) sono i principali fattori di suscettibilità alla malattia parodontale. Il background familiare e l’aggregazione familiare parodontale sono stati ampiamente riconosciuti. Questo supporta la connessione tra mutazione genica e manifestazione di malattia parodontale. Come per la RA, osserviamo poli-morfismi, in particolare della IL1, IL6, IL10, e il recettore della vitamina D. L’associazione tra le due patologie è indotta proprio dalla formazione di anticorpi contro le proteine citrullinate che sembra svolgano un ruolo importante sia nell’autoimmunità dell’artrite reumatoide che nel patogeno orale P. gingivalis.

Questa associazione fa supporre che l’insorgenza e la progressione di RA è fortemente influenzata dalla presenza dall’infezione parodontale con prevalenza di ceppi di P. gingivalis.
La prevalenza del P. gingivalis in un quadro di malattia parodontale severa è del 70%, confermando che questo batterio non è un normale abitante gengivale in una condizione di salute orale. Studi recenti hanno localizzato il singolo enzima procariotico, che è contenuto nelle proteine citrullinate nel P. gingivalis. Questo ha indotto l’associazione RA-malattia parodontale e vuole essere uno stimolo di riflessione su ricerche future e sui trattamenti nei pazienti affetti da artrite reumatoide. L’azione del P. gingivalis è di indurre apoptosi nei condrociti umani (una delle caratteristiche delle malattie infiammatorie articolari), per confermare questa ipotesi sono stati condotti numerosi studi i quali hanno dimostrato come l’infezione delle cellule condrocitarie con P. gingivalis abbia indotto la morte delle cellule stesse con frammentazione del DNA cellulare delle cellule infette. I dati mostrano che il P. gingivalis inducendo apoptosi dei condrociti umani può contribuire al danno articolare e alla patogenesi dell’artrite reumatoide. Un ulteriore studio recente ha anche valutato la risposta anticorpale al P. gingivalis. I livelli di anticorpi anti-RgpB (arginina gingipainB) erano significativamente elevati nei pazienti affetti da PD rispetto ai non-PD. Questo studio suggerisce che il legame precedentemente riportato tra PD e RA potrebbe essere rappresentato da infezioni indotte da P. gingivalis. Possiamo concludere affermando che il P. gingivalis è un candidato credibile per l’attivazione e/o di guida alla malattia autoimmune in un sottogruppo di RA. Il dosaggio salivare del Porphyromonas gingivalis può essere uno strumento molto utile di controllo nel paziente affetto da artrite reumatoide.

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