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Associazioni scientifiche e industria: una collaborazione necessaria tra obiettivi comuni e strategie di mercato

Sirona Times

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mer. 24 settembre 2014

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Da sempre, la collaborazione tra l’industria dentale e la ricerca scientifica e clinica costituisce un binomio certamente indispensabile, ma talvolta controverso. Negli ultimi anni, però, sembrano essere più frequenti gli eventi congressuali che nascono ed evolvono proprio alla luce di una sinergia tra queste due componenti. Uno di questi eventi è rappresentato dall’ormai tradizionale Sirona Users Meeting che quest’anno si terrà a Verona dal 13 al 14 novembre. Tra i protagonisti del programma di quest’anno ci sono proprio i Presidenti di due importanti associazioni scientifiche: la dottoressa Francesca Manfrini, presidente AIC, e Leonello Biscaro, Presidente AIOP. A loro e a Franco Capelli, Direttore Marketing di Sirona Italia, abbiamo rivolto qualche domanda proprio sul significato della collaborazione tra Industria e Associazioni scientifiche.

Quali sono, secondo lei, gli obiettivi della collaborazione tra le aziende e le associazioni scientifiche?
Francesca Manfrini - Credo che l’obiettivo primario della collaborazione fra aziende del settore e società scientifiche sia quello finalizzato al miglioramento della qualità, della prestazione e del servizio proposto al paziente, ma per arrivare a proporre un’offerta sempre più aggiornata è necessario implementare la ricerca scientifica. In quest’ottica, la collaborazione fra aziende e società scientifiche rappresenta un passaggio necessario per crescere con l’obiettivo di raggiungere traguardi sempre più importanti ed innovativi. Queste due realtà sono strettamente interdipendenti con interessi speculari: infatti, da un lato le società scientifiche mirano a divulgare l’eccellenza della prestazione odontoiatrica, nel segno di un significativo progresso tecnico; dall’altra parte, credo, che le aziende stesse abbiano “bisogno” delle indicazioni provenienti dalle società scientifiche per orientare al meglio la ricerca e lo sviluppo dei materiali e dei servizi prodotti. Contribuire economicamente ad eventi come il Nostro, facendo cultura scientifica deve avere anche per chi “paga”, un ritorno economico, fattore che, ne sono convinta, “gratifica” comunque gli sponsor dell’impegno profuso nell’evento.

Leonello Biscaro - Tradizionalmente, il rapporto tra aziende e società scientifiche è sempre stato di tipo “do ut des”, con una sorta di scambio secondo il quale le aziende arrivavano ai loro clienti, i dentisti, attraverso i canali di comunicazione e di accreditamento delle società durante i loro eventi. Questa situazione è ormai ampiamente superata da una serie di realtà di fatto: le grandi aziende hanno cominciato ad organizzare eventi scientifici in proprio e hanno coinvolto nelle loro squadre clinici spesso di un certo richiamo che in modo più o meno strutturato si occupano della parte scientifica e della parte divulgativa. Inoltre, le società scientifiche hanno giustamente cominciato, e l’AIOP è stata una pioniera in questo, a rivolgersi direttamente ai pazienti per fornire loro informazioni corrette e prive di quei “bias” propri della miriade di notizie pubblicitarie delle quali è ormai invaso non solo il mondo di internet ma anche quello della carta stampata e dei media televisivi e radiofonici. A questo punto sorge la necessità di nuovi canali di comunicazione, all’insegna della trasparenza dei rapporti e dei messaggi nei confronti del vero utente finale di ogni attività in campo medico: il paziente. Se anche le aziende, e qualcuna lo sta già facendo, si faranno carico non solo dell’aspetto commerciale ma anche di quello divulgativo ed etico potranno sorgere nuove modalità di comunicazione dirette ai cittadini che hanno il diritto di sapere l’origine e la qualità dei materiali che vengono utilizzati nella propria bocca. Il tutto dovrà però necessariamente essere gestito dai clinici (e quindi dalle società scientifiche) che conserveranno l’ineludibile diritto-dovere di scelta dei materiali e delle procedure, loro pertinenza e responsabilità.

Franco Capelli - Sono d’accordo sulla maggior parte di quanto detto dai Presidenti, aggiungo gli obiettivi dal punto di vista di un’azienda, Sirona, che esiste in funzione dell’immissione sul mercato di innovazioni tecnologiche. Questa particolarità ci obbliga ad una serie azioni funzionali ad una miglior divulgazione dei messaggi rivolti ai possibili clienti. L’introduzione sul mercato di una tecnologie totalmente nuove, spesso porta con se un cambiamento radicale delle modalità operative e di conseguenza la necessità di vincere le fisiologiche resistenze iniziali. Capisco le diffidenze che le società possono avere nei confronti delle novità del mercato, tuttavia ritengo necessario un cambio di passo almeno nei confronti delle aziende che hanno nella loro organizzazione una componente significativa di Ricerca e Sviluppo: con loro le Società scientifiche dovrebbe costruire un rapporto privilegiato di scambio reciproco di informazioni e strumenti culturali di aggiornamento.

In che modo queste due realtà possono/devono dialogare tra loro per raggiungere gli obiettivi comuni?
Francesca Manfrini - I modi di collaborazione e dialogo sono da tempo collaudati fra aziende e società scientifiche, non si pongono però limiti ad altre eventuali forme di partnership. Peraltro, il momento ideale e “simbiotico” della collaborazione scientifica raggiunge il massimo livello nell’organizzazione di eventi (congressi, giornate di studio, meeting) quando l’affluenza di professionisti del settore e la promozione di tali momenti di aggregazione scientifica, rappresenta la miglior vetrina possibile per mettere in risalto il messaggio e/o il tema sul quale si sta lavorando. Pertanto, come anticipato nella risposta precedente, le rispettive “sponde” sono tenute a collaborare sempre più strettamente per raggiungere i propri obiettivi. Gli interessi di lucro e patrimoniali passano certamente in secondo piano rispetto al primario interesse della ricerca e del bene “Salute” nonché del miglior servizio possibile al paziente. Anzi, ci tengo a sottolineare che gli sforzi delle Società e delle Aziende sono maggiormente encomiabili in questo momento (prolungato) di recessione economica: le aziende devono fare i conti, come sempre, con i bilanci ponendo estrema attenzione ad elargire contributi alle Società Scientifiche. “Sponsorizzare” non vuol dire solamente mettere sul tavolo un budget, ma significa compiere, specialmente in questo momento di crisi economica, un atto di coraggio lodevole. D’altro canto le società scientifiche si trovano non solo ad organizzare eventi affrontando dei notevoli costi di realizzazione, ma anche a proporre programmi che siano attuali, attraenti per il pubblico e, allo stesso tempo di elevato contenuto scientifico e medico, con un occhio sempre vigile sulle offerte delle società scientifiche consorelle oltre che alle numerose difficoltà burocratiche e organizzative. Pertanto, i margini di miglioramento delle collaborazioni sono, secondo me, enormi anche se si dovrà trovare il modo per ridurre i tempi ed i costi dedicati all’organizzazione di eventi, nell’ottica di convogliare tutte le energie nella programmazione scientifica, culturale ed organizzativa.

Leonello Biscaro - Intanto secondo me dovrebbe esserci una sinergia tra le parti coinvolte nell’organizzazione degli eventi scientifici, cosa che al momento non è con il risultato di una frammentazione delle risorse e di una sorta di schizofrenia nella quale si sovrappongono nelle stesse date congressi e meeting con argomenti simili, in locazioni contigue e spesso anche con gli stessi relatori. A chi giova? A mio modo di vedere è una situazione simile alla frammentazione politica nella quale il “divide et impera” è pagato in gran parte dai cittadini sia economicamente che nella ingovernabilità politica del paese. E’ ormai chiaro che dalla crisi mondiale si potrà riemergere, e sicuramente non ai livelli di prima, solo appellandosi all’etica ed alla trasparenza con un miglioramento delle relazioni interpersonali e con un incremento qualitativo delle prestazioni, evitando lo spreco di risorse e di energie. In parole povere: le persone non hanno più risorse per accedere alle terapie odontoiatriche, ed i dentisti ne subiscono gli effetti forse le aziende più che finanziare eventi a ripetizione dovrebbero concentrare i propri sforzi superando le logiche puramente commerciali e investendo nel miglioramento del rapporto qualità/prezzo dei loro servizi e dei loro prodotti.

Franco Capelli - Ascoltando i precedenti interventi sono emersi alcuni pensieri, il primo dei quali è che in una situazione del genere esiste un rischio concreto di “effetto cane che morde la coda”. Da una parte è giusto chiedere alle aziende di moltiplicare gli sforzi per migliorare la propria qualità complessiva e devo dire che da parte nostra andiamo orgogliosi di un nostro “record” riguardante la grande percentuale di utili reinvestiti in Ricerca e Sviluppo, che non ha pari in nessun’altra azienda di Equipment dentale (Sirona è un’azienda quotata, quindi il bilancio è consultabile on-line e aggiornato ogni trimestre). Tuttavia anche la miglior azienda oggi ha difficoltà nel rendersi visibile in un contesto decisamente frammentato, con il pericolo di rincorrere i nostri potenziali clienti in centinaia di eventi spesso solo autoreferenziali. Sono decisamente consapevole che nell’immediato futuro dovremo compiere scelte mirate all’ottimizzazione delle risorse di investimento in tema di comunicazione a carattere culturale e scientifico, privilegiando le organizzazioni che ci possono aiutare progettando insieme a noi eventi che diano la possibilità di un reale contatto con i partecipanti, ovviamente ne rispetto del contesto culturale.

Che cosa si aspetta una società scientifica come quella da lei presieduta dalla collaborazione con aziende che investono nell’ambito delle tecnologie digitali?
Francesca Manfrini - Il digitale si è ormai diffuso nei nostri studi da molto tempo: i gradi di coinvolgimento sono vari e vanno dalla diffusa ed ormai collaudata manovra di archiviazione delle schede anagrafiche ed amministrative dei pazienti (ormai adottate da tutti gli studi odontoiatrici) alla progettazione al computer, con software dedicati, di ricostruzioni protesiche e di sofisticati interventi di ricostruzione ossea ed implantari. Tutto ciò porta ad eliminare alcuni passaggi, , fino ad ora di pertinenza dell’operatore: l’ obiettivo è quello di ridurre i tempi e quindi anche i costi della terapia con evidente beneficio per il paziente. Ma non posso tralasciare che assolvere ai criteri di precisione e di qualità delle prestazioni che si vogliono erogare è un dictat per AIC. E rispondo alla domanda: la società scientifica che rappresento si aspetta che le aziende che investono nell’ambito delle tecnologie digitali si adoperino sempre di più affinchè tali metodiche siano testate non solo a livello di ricerca sperimentale, ma anche a livello clinico, avvalendosi dell’esperienza sul campo di professionisti che applicano tali tecniche con scrupolo ed attenzione. Una collaborazione ed un continuo scambio di opinioni ed idee fra aziende da una parte ed il “dentista” dall’altra sono le fondamenta per ottenere gli sviluppi ed i risultati che ci aspettiamo.

Leonello Biscaro - Mi aspetterei la volontà di intraprendere nuove forme di collaborazione per la sperimentazione e la validazione di nuovi materiali e delle nuove tecnologie. Vediamo mettere in commercio continuamente prodotti, tecnologie, materiali…il tutto sembra essere però finalizzato a confondere i dentisti invece che aiutarli a migliorare, con il risultato che il clinico e l’odontotecnico diventano ostaggi dell’azienda produttrice e delle istruzioni impartite dai venditori, a meno che non siano in grado, ma la maggior parte dei clinici non hanno la possibilità di farlo, di crearsi una conoscenza ampia dettagliata e continuamente aggiornata sulle tecnologie ed i materiali. L’AIOP ha dedicato diversi closed meeting proprio allo studio delle nuove tecnologie, ed ha una sezione all’interno dell’accademia (Aiop Digital Dentistry) che se ne occupa e che forma ed informa i dentisti ed i tecnici sulle corrette indicazioni ed applicazioni delle novità in tema protesico. L’Accademia, in collaborazione con l’Università di Bologna nelle persone del Prof Scotti e del Dott Monaco, ha già pubblicato in modo del tutto autonomo, un lavoro retrospettivo su un campione amplissimo relativo alla sopravvivenza delle protesi fisse in zirconia-ceramica, e altrettanto stiamo facendo per altri aspetti della protesi su denti naturali e su impianti. Se questi sforzi di ricerca clinica, che è la più utile per il miglioramento delle prestazioni, venissero supportati ed incentivati dalle aziende ne deriverebbe un servizio ai pazienti ed a tutta la comunità scientifica.

Franco Capelli - Da parte nostra è già evidente l’impegno nel senso della sperimentazione e validazione clinica: l’investimento è testimoniato dall’istituzione della “Sirona Digital Academy”, una divisione di Sirona Italia che offre ai clinici ed agli odontotecnici ogni possibilità di sperimentazione, anche prima dell’acquisto, proprio per portare al massimo livello possibile la consapevolezza sulla compatibilità di una determinata tecnologia rispetto alla propria prassi. Quanto chiediamo alle Associazioni è di avere una maggior disponibilità a collaborare, affrontando senza pregiudizi una realtà in continua evoluzione, che richiede certamente un investimento anche solo di energia intellettuale prima che economica, indispensabile per cogliere le opportunità di evoluzione che spesso la società italiana non riesce a far proprie in modo efficace e tempestivo. Un altro simbolo di come interpretiamo la collaborazione con il mondo Accademico è la modalità di organizzazione della prossima edizione del “Sirona User Meeting, l’evento “vetrina” dell’attività di Sirona: abbiamo coinvolto personalità di spicco del mondo Odontoiatrico ed Odontotecnico (fra i quali i due intervistati) che hanno costruito la propria reputazione al di fuori del “mondo digitale”, ai quali chiederemo di comunicare le regole basilari delle diverse discipline. A questi relatori affiancheremo i gruppi di lavoro della Sirona Digital Academy, che rileggeranno gli stessi casi clinici in chiave digitale La tesi che vogliamo dimostrare è che le tecnologie basate sul digitale non cancellano le regole, magari appiattendo la qualità, ma che la pratica “digital denstistry” svolta con le stesse regole, trova vantaggi nella semplificazione dei processi.
Al di là dei ruoli, ci sentiamo accumunati da una comune mission: lavorare per una maggior diffusione della Salute e questo mi sembra il miglior stimolo per la ricerca continua di nuovi spazi di collaborazione.

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