Atlanta (Usa). I risultati di un’indagine web dimostrano che oltre un quarto degli studi dentistici privati che vi hanno partecipato non aveva un piano di controllo dell’esposizione agli agenti patogeni (ECP). Condotto dal National Institute for Occupational Safety and Health (NIOSH) e dall’Organization for Safety, Asepsis and Prevention, si tratta di una delle prime ricerche a prendere in esame quale sia la consapevolezza del problema negli studi dentistici e il loro adeguamento ai livelli di protezione patogena adottati dall’Occupational Safety and Health Administration.
Lo standard contempla le varie circostanze in cui gli addetti dello studio odontoiatrici potrebbero entrare in contatto con sangue o altri liquidi organici nello svolgimento del loro lavoro. Vengono inoltre descritte le cautele per proteggerli da agenti patogeni come il virus dell’epatite B, dell’epatite C e l’HIV, trasmissibili dal paziente al sanitario attraverso il sangue o altri fluidi del corpo.
Nel complesso, a completare il sondaggio online hanno provveduto 1.059 studi odontoiatrici degli Stati Uniti. Secondo i risultati, il 28% non disponeva di uno specifico piano di controllo scritto, il 4% non sapeva nemmeno se ne possedeva uno. Inoltre, il 50 per cento, pur essendo sprovvisto di uno specifico protocollo non aveva alcuna intenzione di redigerne uno nei 12 mesi seguenti, mentre il 20 per cento pur avendone uno, non aveva seguito tutte le sue indicazioni. Per quanto riguarda quest’ultimo dato, le motivazioni ricorrenti sono state “non sapevo che fosse necessario” “mancano le competenze” e “non c’è tempo”.
«Avere un efficace piano di controllo dell’esposizione ai patogeni, consultabile da tutti nello studio odontoiatrico permette di proteggere il personale sanitario al meglio e salvaguardare i pazienti dall’esposizione agli agenti patogeni ematici. Identificare gli eventuali ostacoli all’attuazione di tale protocollo è un passo fondamentale per renderlo efficace» dichiara il direttore della NIOSH, John Howard.
«I risultati impongono la necessità di una maggiore (e continua) formazione sui metodi per prevenire l’esposizione professionale agli agenti patogeni ematici dello studio odontoiatrico».
Intitolata “Use of bloodborne pathogens exposure control plans in private dental practices: Results and clinical implications of a national survey” l’indagine è stata pubblicata nel numero di giugno del Compendium of Continuing Education in Dentistry.
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