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Snellire la lavorazione in laboratorio? Servono validi protocolli

Fig. 1 - Situazione iniziale.
Francesco Raffo

Francesco Raffo

mar. 3 giugno 2014

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La necessità di avere protocolli che ci permettono di snellire le fasi della lavorazione nel nostro laboratorio è diventata appunto un’esigenza, sia per noi che per lo studio e lo stesso paziente, senza avere il timore di privarsi della qualità estetica e funzionale.

Credo che nella nostra quotidianità una delle difficoltà più ricorrenti sia quella di realizzare una protesi che sia uguale ad una ceratura di studio fatta ad inizio caso o più semplicemente di non esser in grado di ripetere in modo identico il provvisorio. La conferma di tutto ciò la troviamo nella scenetta che molte volte avviene fra il medico e l’odontotecnico quando si deve finalizzare un caso «...mi raccomando, fallo uguale al provvisorio che alla paziente piaceva!!!». E invece il più delle volte arriva in studio una protesi che non è nemmeno simile al provvisorio, con la risposta «…ma se quella era solo resina, qui invece c’è anche la struttura e non può venire uguale!!».

Quando succedono situazioni del genere, sicuramente la responsabilità va ricercata nella mancanza di un valido protocollo che ci metta al riparo da questi pericoli. Quindi la chiave di volta sta nel trovare un sistema che, con l’ausilio di materiali, macchinari e idee, ci permetta di replicare in modo identico quello che era il nostro provvisorio. Proprio questa esigenza mi ha spinto a cercare e trovare una soluzione semplice ed efficace a questi inconvenienti.

Oggi, ogni qualvolta faccio una ceratura di studio o realizzo semplicemente solo il provvisorio, duplico lo stesso con l’ausilio di una muffola e del silicone, dopo di che attraverso dei fori e inietto una cera particolare con l’ausilio di una siringa. A questo punto, capite bene, che avrò la copia identica del provvisorio che potrò collocare sul modello master per avere così sul mio articolatore la stessa situazione presente nel cavo orale (estetica e funzione). Un altro vantaggio di questo passaggio, come avrete intuito, è che non dovrò partire da zero per modellare tutta la protesi, mettendomi in tal modo anche al riparo da eventuali errori di interpretazioni del caso. Di seguito, in modo molto semplice e con poche gocce di cera, vado ad apporre le eventuali correzioni, in estetica o punti di centrica, ma tutto ciò verrà fatto con la certezza del risultato, perché stiamo lavorando sulla fotocopia del provvisorio.

Visto che questo tipo di cera lo permette, posso far fare al medico una prova nel cavo orale, che servirà per verificare sia la centrica che l’estetica e soprattutto per avere l’approvazione definitiva da parte del paziente. Inoltre, nel caso in cui questi non fosse ancora del tutto soddisfatto, possiamo in modo molto semplice apporre ulteriori modifiche, perché il tutto è ancora in cera. Invece fino ad oggi, questa prova viene fatta quando il tutto è già in ceramica, con il grosso rischio di buttare al vento ore e ore di lavoro perché il paziente non approva o perché magari ci sono problemi con la centrica. Quindi una volta che il medico ha effettuato la prova in cera e fatto gli eventuali ritocchi, in laboratorio procedo effettuando una mascherina per il verticolatore così potrò realizzare le strutture, ma senza modellare, e, cosa molto importante, questa fase potrà esser demandata a chiunque collabori con noi, anche se del caso specifico non ha ancora visto niente.

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Ora, una volta fatta la prova struttura nel cavo orale, passo a finalizzare la protesi e, grazie a questo protocollo, potrò avere a disposizione più tecniche per ceramizzare, quali pressata, stampata e classica stratifica con il pennello, ma in qualunque caso ripeterò in modo identico quello che era stato deciso nello studio medico in fase di prova in cera. Un altro aspetto fondamentale di questo protocollo è che lo posso adottare sia in casi di pura e vera estetica, (come si vede nelle Figg. 1-5) o in riabilitazioni più importanti per numero di elementi da ricostruire (Fig. 3). In definitiva la certezza del risultato finale unita alla migliorata comunicazione con i medici con cui collaboro mi fa sentire molto più sicuro, soprattutto nella fase di finalizzazione della protesi. Con questo sistema diventa infatti chiara e dimostrabile una nostra eventuale problematica. Il medico ha recepito le mie esigenze e provvede direttamente a fare la duplicazione del provvisorio (con muffola e silicone), perché anche lui possa spessimetrare i provvisori per capire effettivamente gli spazi che avrei a disposizione per finalizzare la protesi. Quando questi sono insufficienti, il medico va a realizzare i ritocchi necessari sui monconi in bocca e sono convinto che questa è la conseguenza più importante che questo protocollo possa farmi ottenere. E finalmente il medico non sentirà più la solita frase «…qui c’è anche la struttura e la ceramica non può venire uguale al provvisorio…».

Nota
Materiali utilizzati per il protocollo: cere Pamwax, sistema Trasformer, ceramica Dentsplay.
Si ringrazia per la collaborazione il dott. Neri Pinzuti, Clinica Aesthetic Medical Care, Prato.

L'articolo è stato pubblicato sul numero 2 di Lab Tribune Italy 2014.

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