Riportiamo una sintesi dell’importante intervento del dott. Roberto Spreafico tenuto ad apertura del XXXII Congresso Internazionale Aiop.
Secondo Spreafico, non si deve essere integralisti, c’e spazio per i compositi e per l’uso della porcellana. Dobbiamo scegliere materiale più adeguato e la tecnica con cui applicare questi materiali, a seconda del paziente e del caso da trattare.
La differenza è nella matrice: i compositi contengono anche particelle di carbonio, e quindi materia organica, mentre la porcellana è inorganica. Il composito è un materiale che è rimasto normalmente uguale negli anni, sono stati però aggiunti dei componenti diversi, quali ad esempio vari tipi di resina.
I problemi relativi ai restauri in resina composita possono essere riassunti in alcuni punti:
_ la tossicità;
_ l’infiltrazione;
_ lo stress da contrazione;
_ l’usura;
_ la difficoltà nella manipolazione.
Mentre per la tossicità si può dire in larga parte superata, bisogna occuparsi di infiltrazione e stress da contrazione.
Negli anteriori, da sempre, si utilizzano compositi con risultati invisibili, mentre nei posteriori si è sempre usata l’amalgama.
Questi materiali sono ora obsoleti, perché il loro colore risulta diverso da quello del dente naturale; si tratta in ogni caso di materiali durevoli nel tempo.
L’insegnamento dell’utilizzo dell’amalgama oggi è stato ormai abbandonato nella maggior parte delle scuole europee. Il composito invece è largamente utilizzato anche per i posteriori, la cui applicazione richiede però una tecnica appropriata.
In ogni caso, sostiene Spreafico, insieme a tanta parte degli opinion leader, è l’operatore che fa la differenza: bisogna usare il materiale più adatto e la tecnica appropriata per consentire una buona durata del restauro in composito.
L’utilizzo del composito è sicuramente una tecnica meno invasiva rispetto all’utilizzo di una corona, che comporta la necessaria fresatura anche di parte del dente sano.
Gli intarsi possono essere fatti anche con tecnica indiretta: talvolta le tecniche dirette in alcuni piani di trattamento sono legate alla fortuna, e non bisogna in nessun caso basarsi sulla fortuna.
Spreafico accenna poi alla tecnica CAD/CAM chair-side, tema trattato nel pomeriggio del Congresso, all’interno del Digital Dentistry Aiop (si rinvia al numero di dicembre di CAD/CAM), che consente un trattamento in un’unica giornata.
Una volta si pensava che i compositi si abradessero molto di più, ma secondo Spreafico, ormai sono molto resistenti e durevoli, specie gli ibridi.
Alla domanda: meglio fare intarsio in composito o in porcellana indiretti? Per il momento, afferma Spreafico, non ci sono evidenze che consentono di fornire una risposta certa.
Spreafico però non lascia il suo pubblico solo con dubbi, ma offre anche i suggerimenti da clinico di consolidata esperienza, quali:
_ evitare trattamenti invasivi, come sacrificare denti vitali per tradizionali corone, consentendo al vantaggio biologico anche quello economico;
_ quando mancano più cespiti è meglio eseguire una tecnica indiretta.
La tecnica diretta è più veloce, si risolve in uno o due appuntamenti, e sicuramente più economica per il paziente. Ma è fondamentale chiedersi, e condividere con il proprio paziente, se sia meglio un prezzo leggermente inferiore, e una durata leggermente inferiore di due o tre anni, o prezzo superiore, e quindi una tecnica indiretta che garantisce qualche anno più di durata.
Ecco allora riassumendo i parametri che Roberto Spreafico suggerisce di tenere in considerazione:
_ paziente;
_ capacità dell’operatore;
_ costi biologici;
_ costi economici;
_ durata;
_ scelta materiale;
_ scelta tecnica.
Nella scelta personale tra composito e ceramica si deve tenere in considerazione che, se pur oggi i compositi sono durevoli, nel tempo cambiano colore. Questo rimane il problema principale del composito, ovvero la sua durata estetica a 10-15 anni. Diversamente dalla porcellana, che si mantiene invece stabile nel tempo e che quindi per Spreafico rimane il materiale migliore per ricostruire i denti anteriori.
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